immigrazione & multiculturalismo. NASCE IL PARTITO ANTI ISLAMIZZAZIONE. INTERVISTA A STEFANO CASSINELLI

Un gruppo di islamisti durante una manifestazione

PISTOIA. Razionalità, di questi tempi, deve essere parola d’ordine.

È nato un partito fatto di persone coraggiose, e ciò lo dimostra il nome che hanno deciso di dare alla propria creatura: Partito Anti Islamizzazione. Si tratta di un evento storico che riguarda l’Italia intera, dalle Alpi alla Sicilia, perché il fenomeno islamizzazione non conosce confini né limiti.

Il segretario Stefano Cassinelli, uno dei creatori pratici del partito, ci spiega che l’idea è nata diversi mesi fa durante una serata tra amici, scambiandosi opinioni sulla situazione drammatica in cui versa l’Italia e l’identità italiana, sempre più vituperata e fagocitata da culture diverse. C’era, c’è bisogno di agire tempestivamente creando un soggetto che abbia nel proprio statuto la soluzione di questa problematica e che possa raccogliere consenso trasformandolo in azione concreta.

Un partito dunque, mandando al diavolo la visione negativa della politica che si è formata negli ultimi anni. Far politica significa servire il popolo, in questo caso, addirittura, tutelarlo da una minaccia. Tale pericolo non è rappresentato dalle persone islamiche, bensì dal progetto che alcune di esse (forse tutte?) possono avere, partendo ovviamente dai dogmi che la loro cultura esprime: l’islamizzazione dell’Italia.

Il loro programma è perfettamente spigato sul sito (www.partitoantiislamizzazione.it). Stefano ci ha fornito un quadro d’insieme snello su quelle che sono le linee guida del partito, dai rapporti che lo Stato italiano deve avere con la religione islamica, alla proposta su come affrontare la questione dell’immigrazione di massa di cui si sta facendo carico solo l’Italia.

Ed è proprio sul primo punto che il segretario del Partito Anti Islamizzazione si sofferma a lungo: è evidente

Lo psichiatra e giornalista Alessandro Meluzzi

tra l’Islam e lo Stato italiano intercorra un rapporto poco limpido, non essendo stata stipulata alcuna intesa tra questi due soggetti, evidentemente non per volontà dello Stato, il quale ne ha stipulata una con ogni confessione religiosa. La non sottoscrizione da parte dei paesi islamici della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo la dice lunga. Il pai ritiene che, fin quando l’Islam non stipulerà tale intesa, riconoscendo la preminenza della Costituzione sui propri dogmi, sarà lecito ritenerlo un movimento sovversivo.

Il fatto che in Italia ci siano 1219 luoghi di culto islamici, di cui 180 salafiti (corrente ideologica islamica che mira a ricreare le condizioni di vita in cui visse Maometto), di cui molti compaiono non come moschea ma con altre definizioni giuridiche, in cui i predicatori detti Imam sono autoreferenziali, predicano in arabo e non fanno parte di un albo apposito, crea un problema oggettivo: l’Islam, a differenza di tutte le altre religioni, non è sottoposto all’autorità dello Stato. Aspetto, questo, sottolineato dal noto psichiatra e giornalista Alessandro Meluzzi, anche lui unitosi al Partito Anti Islamizzazione.

In questo senso il Partito Anti Islamizzazione, come confermatoci da Stefano Cassinelli, propone l’obbligo di predicazione in italiano, di selezionare gli Imam escludendo coloro che hanno precedenti per incitamento all’odio e di verificare la provenienza del denaro utilizzato per la costruzione di nuove moschee in Italia. Un paese come l’Arabia Saudita investe miliardi di dollari in tal senso, e da qui qualche piccola domanda su un eventuale progetto di islamizzazione dell’Italia (ma anche dell’Europa tutta) è lecito porsela.

Il segretario del partito associa a questo fenomeno, ormai divenuto strutturale, anche quello dell’immigrazione di massa che l’Italia sta ormai subendo da anni, con numeri sempre maggiori di immigrati irregolari, per la gran parte islamici (come Amri, lo stragista islamico del mercato natalizio di Berlino), che si riversano sulle nostre coste e che hanno indotto i leader “moderati” europei a chiudere le proprie frontiere. In tal senso il Pai propone una meticolosa selezione degli immigrati, partendo da un attento utilizzo delle risorse economiche inviate dal Vecchio Continente in Africa.

Tali risorse dovranno essere gestite dal paese che le invia, garantendo così il loro corretto utilizzo, e accordando una via preferenziale d’arrivo in Italia agli eventuali cittadini di quel paese che si è reso disponibile a sottostare a tale regola. Per quanto riguarda gli sbarchi che stanno avvenendo in questi giorni, il segretario Cassinelli afferma con forza che gli immigrati tratti in salvo in acque libiche dovranno essere portati in salvo nei porti più vicini, che come ben sappiamo non sono quelli italiani. A coloro che invece vengono tratti in salvo altrove, dovrà essere impedito l’arrivo in Italia, garantendo in ogni caso assistenza a minori o donne incinte, per un semplice motivo: l’interesse italiano deve prevalere sugli altri.

Un gommone carico di immigrati

Non è più possibile alimentare questo scontro tra poveri, partendo dal dato incontestabile dei cinque milioni di italiani poveri, per i quali non vengono investite pari risorse rispetto a quelle utilizzate per i profughi o sedicenti tali.

La tutela del nostro Paese e della sua cultura è insomma al primo posto nell’agenda del Pai, essendo divenuta una questione di primaria importanza. Non meno importante è comunque la lotta alla piaga della droga tra i minorenni, che Stefano Cassinelli propone effettuando test a campione nelle scuole italiane, e laddove risulti l’utilizzo di sostanze stupefacenti, verrà data comunicazione alla famiglia interessata, così che possa prendere i provvedimenti necessari per salvare il proprio figlio.

La tutela dell’Italia, è evidente, parte anche dalla tutela dei suoi giovani cittadini. E preliminarmente, per togliere ogni dubbio, a chiunque voglia diventare attivista del Partito Anti Islamizzazione verrà chiesto di sottoscrivere una dichiarazione in cui si dichiara di non nutrire sentimenti razzisti o legati ad ideologie estremiste.

Quella del Pai è una battaglia di libertà e democrazia, atta a salvaguardare il nostro passato, il nostro presente ma soprattutto il nostro futuro.

Una battaglia per difendere l’Italia da una minaccia di cui sempre meno persone hanno il coraggio di parlare.

[Lorenzo Zuppini]

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