PISTOIA. Accadde tre anni fa: due terroristi islamici affiliati ad Al Qaida entrarono nella sede parigina del giornale satirico Charlie Hebdo decimandone la redazione.
Morirono dodici persone, e nessuna di queste, statene certi, verrà commemorata nel giusto modo in questa giornata che, come sempre accade in questo contesto, è divenuta simbolo di qualcosa che non esiste perché la matrice di tale atrocità non è mai stata centrata. Volutamente.
Oltre al precedente attentato inflitto alla solita redazione del solito meraviglioso giornale, che avvenne il 1 novembre 2011, senza però lasciare corpi sul selciato, mai si erano spinti fin lì: imporre con la violenza la cessazione di un’attività giornalistica. Poi ripresa, certo che sì, ma con un danno alle nostre coscienze praticamente irreparabile.
Chi, come stiamo facendo noi, vuol fare dell’espressione del libero pensiero la propria ragione di vita, anche in modo irriverente, beffardo, pesante e tagliente, deve obbligatoriamente chiedersi se quell’attentato, perpetrato nel contesto europeo parigino, cui sono seguiti applausi e manifestazioni di giubilo, sia adatto ad uno stile di vita che, senza pretesa alcuna, però vuol potersi definire libero.
E ancora, e soprattutto, deve chiedersi se questa Europa rappresenti ancora un baluardo di libertà e democrazia nel mondo, unico luogo ove sono tutelate al massimo grado la vita e la dignità di tutti noi, oppure sia divenuta una scatola vuota pronta per la prossima invasione, capace soltanto, da buon contenitore privo di spirito alcuno, di farsi riempire da chiunque apra una cannella cui nessuno presterà attenzione, con le lancette dell’orologio della storia che tornano inesorabilmente indietro di secoli.
Chi siamo noi per presentare una visione così apocalittica e terrorizzante? No, la domanda è chi diavolo siete voi per pretendere di togliere il tappo a questo recipiente, svuotandolo di tutto ciò che lo ha sostanziato negli ultimi 3mila anni e riempiendolo di nuovo con ciò che si presenta come oggettivamente diverso e avverso.
Perché se ritenete che l’importazione di milioni di immigrati afro-islamici sia compatibile con la nostra civiltà, dovete anche essere in grado di provare la bontà delle vostre intenzioni.
Attorno a noi, per adesso, si presentano solo macerie sia materiali che morali. Charb, Wolinski, Cabut e tutti gli altri, per quale motivo sono stati uccisi? Per i problemi economici nell’area islamica del mondo? Per le tensioni sociali nelle banlieu parigine? Per la disoccupazione che affligge gli immigrati? No, niente di tutto ciò. Vennero giustiziati perché bestemmiarono Allah, e l’islam non prevede, tra le tante, anche la libertà di satira nei confronti delle figure sacre.
Come è potuto accadere? E la questione non riguarda l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza pencolanti, bensì l’installazione nel nostro territorio di comunità totalmente scollegate dal resto del Paese e che, pur presentandosi come immigrate, hanno preteso e sono riuscite ad esportare la loro cultura retrograda imponendocela. Oppure decimare una redazione di giornale non consiste in un’imposizione?
Non vogliamo aprire un dibattito su quanto la sharia sia violenta e contraria alla nostra legge (sebbene risulterebbe interessante), ma ci preme domandarvi come si sia arrivati a questo stadio di sottomissione.
Una sottomissione talmente forte e strisciante che, mentre gettiamo alle fiamme il Natale cioè la nascita di Gesù Cristo, ci imponiamo di non definire coi termini giusti i fatti che hanno bagnato di sangue le nostre città.
All’origine di tutto, e prima di tutti i politicamente corretti che volete, c’è l’odio che una parte di quest’Europa, di quest’Occidente nutre verso sé stesso. Che rende possibile l’odio verso Israele, le manifestazioni islamiche a Milano contro gli ebrei, i tribunali sharaitici in svariati Paesi d’Europa, i burqa, le infibulazioni, le moschee finanziate dal Qatar, i presepi tolti, la chiesa con l’imam sull’altare e i marciapiedi ricolmi di culi per aria.
E, ci preme ricordare, l’oblio che inghiotte la redazione di un giornale sterminata perché non conforme a quanto prescritto da Allah, il dio misericordioso e iracondo.
[Lorenzo Zuppini]