AGLIANA. La giunta di Mangoni, non è certo famosa per coerenza, legalità e legittimità, viste le numerose incongruenze amministrative e gestionali sulle quale incombono controversie, vertenze e inchieste, partendo dalla questione Agisport, passando per la lite con il Dott. Mauro Goduto, la vertenza del Dott. Nesti e altre numerose.
A fare supplemento alla sequela delle criticità giunge la nuova bozza dello statuto, tardivamente elaborato con una pecca politica che ci ha fatto sobbalzare: la parola razza.
La stessa che quando è stata fatta dal candidato alla Regione Lombardia Attilio Fontana ha fatto riempire fiumi d’inchiostro le pagine dei quotidiani e di bit gli schermi degli smartphone.
Ad Agliana, viene riproposta nel nuovo Statuto, certamente superato e dimenticato dal trio Mangoni/D’Amico/Nerozzi.
Infatti, nella nuova bozza, all’articolo 2 si stabilisce – al terzo in elenco – la razza come una categoria discriminante delle persone.
Questo il testo pedissequo: 1. omissis. 2. Garantisce pari dignità e pari opportunità alle persone, indipendentemente dal sesso e dall’orientamento sessuale, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni e condizioni personali e sociali e tutela il diritto alla vita e alla sicurezza personale di tutti gli esseri umani. 3. omissis
L’Amministrazione di Mangoni si distingue così in modo fattivo alla più eloquente tradizione dell’area di centro – destra, propria e caratteristica del renzismo: ricordate il cambiamento di verso promesso all’insediamento di Mangoni? Sta arrivando.
Vale sempre la regola che è dalle piccole cose che si può riconoscere il grande esempio?
[Alessandro Romiti]