PISTOIA. Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino. Così direbbero i saggi, così commentiamo noi la vicenda (quasi) ironica che ha coinvolto don Massimo Biancalani e il suo profilo Facebook.
È stato bloccato per un mese il profilo del parroco divenuto famoso per l’accoglienza di immigrati che va avanti da ormai molti mesi. Il post incriminato pare sia un video ritraente una festicciola organizzata nei locali della parrocchia di Vicofaro, durante la quale i ragazzi accolti si sbizzarrivano in danze e movenze tipiche dei loro luoghi d’origine.
È possibile, per noi utenti esterni, andare sul profilo del parroco e vedere quei video, ma soprattutto leggerne i commenti. Gli “amici” di don Biancalani non hanno gradito quelle immagini di festa, intravedendo nell’accoglienza di immigrati clandestini una fiera della cuccagna, dove si mangia, si beve, si cazzeggia mantenuti e, addirittura, si festeggia pure. Quindi hanno segnalato il post.
Trattasi della solita situazione spiacevole che si creò in estate, allorquando il parroco pubblicò una foto degli immigrati immersi in una piscina scrivendoci sopra che loro sono la sua patria. Sciorinare il benessere di cui godono i poco graditi ospiti, solo per il fatto di aver millantato sofferenze e bisogni, fa incazzare. Se questo è un concetto difficile da capire, è il caso di farsi visitare da uno bravo.
È anche vero che le censure di Facebook, eseguite da una mente elettronica del tutto incapace di valutare situazione per situazione, fanno abbastanza ridere. Noi poi, che garantiamo la massima capacità espressiva a tutti, ci scompisciamo. Siamo felici se don Massimo, pur a volte additandoci (im)meritatamente come suoi “nemici”, ha la possibilità di esprimersi al meglio.
Non siamo certi però che lui sia disposto ad usare questa accortezza nei confronti di tutti, amici, nemici, patria o non patria. Anzi, siamo praticamente certi che lui sarebbe felice se un po’ di censure piovessero qua e là in capo a coloro che lui definisce, arbitrariamente, razzisti e fascisti.
Ha sempre speso parole gravi e significative nei confronti di chiunque osasse criticare i suoi piani
d’accoglienza, straparlando in ogni caso di attacco fascista e nazista (come in questo caso ha fatto il suo entourage: l’assemblea permanente antiqui e antiqua? Boh). Ogni volta ha menato fendenti verso noi eretici, condividendo anche i nostri articoli sul suo profilo Facebook, tentando così di esporci al pubblico ludibrio.
Al telefono, a più riprese, ci ha sempre confermato che certi pareri (tipo i nostri), e che lui non gradiva, erano automaticamente additabili come esplicite manifestazioni del solito ridondante ed inesistente sentimento fascistoide. La censura, insomma, la operava lui direttamente. In modo sottile, senza bloccare un mezzo di comunicazione: semplicemente rendendo inascoltabile e irricevibile un’innocua opinione.
Di cosa diavolo ti lamenti adesso, caro don Biancalani? Qualcuno ha semplicemente utilizzato nei tuoi confronti i metodi telebani a te cari.
[Lorenzo Zuppini]