INDEBITA INGERENZA DI MATTARELLA: ADESSO ARRIVA IL CAOS

Luigi Di Maio

ROMA. Vista la rapidità con cui gli scenari cambiano, o ritornano, dovremmo limitarci a fare un resoconto ogni tre o quattro giorni. E i fatti salienti di cronaca li troverete certamente raccontati puntualmente nei telegiornali e negli spazi di cronaca dei quotidiani. Qui vorremmo limitarci a qualche considerazione nel merito. 

Ad oggi, Cottarelli è in bilico. Ha ricevuto molti no da coloro che voleva nella propria squadra di governo e anch’egli sa che, se anche dovesse presentarsi alle Camere, il suo governo verrà strangolato nella culla. Non v’è maggioranza disposta a sostenerlo.

Fratelli d’Italia, dopo la reazione contro Mattarella sull’eventuale messa in stato di accusa, ha dichiarato che sarebbe disposta a sostenere il governo Salvini-Di Maio se dovesse avere ancora qualche possibilità di nascere. Cos’è bene che accada? Urge avere un governo saldo e forte, poiché la Borsa ha continuato a perdere e lo spread a salire nonostante la notizia dell’incarico a Cottarelli.

Ed è proprio quest’ultimo ad aver dichiarato che se il suo esecutivo dovesse incassare la fiducia (ipotesi ormai vana), allora voteremmo ad inizio 2019, mentre se al contrario venisse subito sfiduciato, voteremmo entro settembre. Appunto, uno scenario perfetto sotto il punto di vista della democrazia (parola al popolo) ma terrificante per le oscillazioni di Borsa e spread che ci attenderebbero. Un’estate intera di questa roba qua, con enormi quantità di ricchezza bruciata e il costo dell’interesse sui titoli italiani che lieviterebbe.

Abbiamo il diritto di formulare qualche accusa, pur mantenendo il rispetto dovuto a istituzioni e persone. Mattarella ha commesso un enorme errore impuntandosi contro Savona e adducendo come motivazione l’inclinazione euroscettica dell’economista. Non spettano a lui considerazioni di indirizzo politico di questo genere (quando è accaduto in passato, la critica si basava su tutt’altro) e soprattutto la questione “dell’interesse degli italiani da tutelare” è una balla.

Lo è perché non esiste un interesse unico, oggettivo, uguale per tutti. L’unico organo che può affermare di volerlo tutelare è il governo, sostenuto dalla maggioranza parlamentare, il quale applicherà le proprie ricette alle questioni che si presenteranno. Chi si schiera senza se e senza ma dalla parte del Colle lo fa per interesse: vuol vedere Salvini e Di Maio a casa.

Dalle cancellerie europee e da qualche alto papavero di Bruxelles sono arrivati degli avvisi di garanzia indirizzati a Mattarella e all’Italia tutta: la linea euroscettica non potete adottarla, dicono. Savona, appena atterrato a Roma, aveva dichiarato a Salvini e Di Maio che la condizione per il suo sì era che non gli venisse chiesto di uscire dall’euro. Ma allora, il problema dove starebbe?

Il problema sta nel fatto che l’aderenza a trattati e moneta unica è divenuta un totem intoccabile. Va a

Matteo Salvini

farsi friggere anche il risultato del 4 marzo e delle elezioni a venire. Si è scatenata una bufera per la notizia – falsa – della possibile uscita dell’Italia dall’euro, smentita categoricamente da chiunque. Trattasi di un modo subdolo per mettere un paese all’angolo. Il punto è che ci saremmo aspettati un colpo di reni da parte di Sergio Mattarella.

Il commissario Ue Oettinger ha dichiarato ieri che i mercati indurranno noi italiani a non mettere il nostro destino nelle mani dei populisti. È l’Europa che, in previsione di elezioni a breve, lancia un monito: la sovranità italiana è dimezzata. Ed è anche per questo che Mattarella ha commesso un errore grossolano: creando instabilità, ha gettato benzina sul fuoco dello scontro Europa sì-Europa no.

Adesso, tra le varie ipotesi, svetta una certezza: l’incertezza dell’esecutivo che verrà. Perché in un modo o in un altro di un governo ci sarà bisogno, e un Savona al ministero dell’economia capace di far apparire l’Italia come un paese stabile e cazzuto sarebbe stata una manna dal cielo.

Ma si sa, questi sono i tempi dei totem intoccabili.

[Lorenzo Zuppini]

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