MONTALE — AGLIANA. La nomina di Marco Benesperi, aglianese doc, alla Presidenza del Lions del nostro sciagurato territorio – anche amico di chi scrive e stimato professionista – non poteva mancare di essere plaudita e celebrata con qualche nostro miserrimo ed entusiastico suggerimento.
Marco scrive che vuole: “operare per il raggiungimento degli obiettivi indicati dal Distretto … manifestando l’intenzione di occuparsi di realtà del territorio e per questo, adotterà il motto we serve, nel “servire gli altri e mettersi a disposizione di chi ha bisogno”.
Bene, siamo d’accordo e noi lo sosterremo: serviamo insieme pensando a Bernard Shaw che diceva di non aspettate il momento opportuno: creiamolo!
Noi, dal nostro posto di osservazione non possiamo che sottoscrivere le solenni intenzioni dell’amico consapevoli che le notizie sui nostri schermi non potranno che essergli di bomprò, trovandosi lui già inserito nel contesto.
Intendiamoci bene subito: il Club farà del bene comunque con i fondi raccolti, ci sarà solo da chiedersi se riuscirà a fare anche qualche iniziativa politically uncorrect a “costo 0”, ma di grande utilità per stimolare al cambiamento la Provincia dei sepolcri imbiancati.
È dalle piccole cose che si hanno i grandi esempi.
Dunque, ci permettiamo – (im)meritatamente – di suggerire un diverso approccio alle valutazioni di merito delle entità territoriali rovesciando il paradigma sul rispetto automatico alle diffuse autoreferenzialità, ovvero ignorando le banali apparenze e ovvietà che ci (alla comunità ndr.) soffocano sistematicamente in una melassa di corporativismo, nepotismo e clientelismo.
Se Marco intende davvero “servire gli altri”, potrà iniziare a dare una sferzata agli addetti alla res pubblica: che la smettessero di solo predicare bene iniziando a praticare fattivamente, ispirandosi a comportamenti davvero trasparenti, democratici e irreprensibili.
Potrebbe inoltre iniziare a protestare per la mancanza di trasparenza che è estranea alle varie amministrazioni comunali, Agliana prima inter pares e le molte altre associazioni (lui sa bene chi intendiamo), affidate a fiduciari di potentati in ricerca di consenso sociale e poi, elettorale.
E perché non iniziare a sollecitare l’effettiva rendicontazione analitica delle partite di bilancio delle numerose onlus piccole e grandi ponendo questa prerogativa come condizione necessaria per le erogazioni del notabile organismo internazionale, tanto sensibile al bene comune?
Si potrebbe anche chiedere conto alla varie Coop che si occupano di solidarietà nell’assistenza ai migranti (a nostro parere pelosissima) e chiedere conto sui finanziamenti delle grandi onlus, che poi vanno a foraggiare altre società (questa volta lucrative) con notevoli intercessioni economiche.
Altro capitolo di interesse, potrebbe essere l’amata montagna pistoiese, sfruttata ignobilmente dalla politica tramite la Comunità Montana, che vede oggi chiudersi il primo grado con la condanna del capro espiatorio e il salvataggio dei molti politici che hanno permesso lo scempio di milioni di euro in danno delle popolazioni montane.
Potrà chiedere al Comitato recupero ammanco e capire qualcosa oltre alle apparenze: lì dentro, c’è tanto da “servire” e noi lo sappiamo bene.
Tutto ciò ti proponiamo, sapendo che non avrai alcun potere sindacale o coercitivo nel Club, ma la solo legittimazione morale e autorevolezza che ha distinto il Lions in questi anni di sostegno alle molte iniziative sicuramente meritevoli.
Il Lions Club, potrebbe chiedere l’attuazione sistematica degli Statuti, raccomandando a saggi e probiviri dei molti organismi (ce ne sono diversi, tra gli iscritti) di dare impulso alle necessarie reprimende e così “rovesciare i banchi nel tempio”.
Potrebbe fare in modo, usando i cordoni della borsa, che le associazioni di volontariato indistinte rendessero davvero pubblici i bilanci di esercizio e che i revisori dei conti (Marco sa a chi ci riferiamo) promuovessero le “azioni di responsabilità” per errori gestionali di altri.
Nel suo paese, i giovani cadetti delle squadre di calcio, non possono usare il campo sportivo Barontini nelle fasce orarie notturne, perché l’Amministrazione non ha ottemperato al risarcimento del danno, costringendo la società Agisport alla costruzione dell’impianto di illuminazione notturna al quale era obbligata per contratto, nel silenzio generale della stampa organica e del Segretario Generale Donatella D’Amico.
Il Lions potrebbe, insomma, scalare le marce e procedere nelle donazioni e contribuzioni seguendo criteri di merito più oggettivi e non discrezionali raggiunte con il semplice voto consiliare ed esposto agli eventuali, soliti a “guardare il dito e non la luna” (ogni riferimento alle precedenti gestioni è ingiustificato e non rientra nelle intenzioni del redattore).
Il territorio è vasto e numerose sono le istanze da soccorrere, richiedendosi un’analisi diversa dalla solita ortodossa lettura, farcita di retorica.
In una battuta, Marco potrebbe cercare di orientare il Club ancora più fuori dalle omologazioni del mainstream, che lusingano l’approccio alle soluzioni politically correct, dando impulso a nuovi criteri per perseguire donazioni ispirate a un risultato qualitativamente distinto, nell’espressione di ricerca di una migliore giustizia sociale, tesa alla salvaguardia degli ultimi.
Essendo anche un buon cattolico, si potrebbe far carico d’inserire degli indici di meritevolezza che siano posti a difesa del Cristianesimo valore proprio delle nostre radici come ha insegnato De Gasperi e negando per esempio, ogni credito a chi non espone Crocefissi nelle sale di uso pubblico, incominciando proprio dalla pluri-propagandata Dynamo Camp, nella quale sede mancano i segni e le elementari pratiche Cristiane.
Insomma, la nostra proposta programmatica sarebbe riunita in una trinità di intenti: coerenza e adesione agli Statuti, rispetto sostanziale della legalità e impulso a una autentica cristianizzazione delle numerose onlus – non è questo un dettaglio in un clima di crescente secolarizzazione della società – rovesciando il paradosso congiunturale di questi giorni, per il quale sembrano altresì che sono le Parrocchie a farsi profanare dal business delle Coop rosse.
Tutto questo, non è poca roba e noi lo sappiamo.
Speriamo adesso che Marco ci chiami per spiegarci che – come prevedibile – gli “chiediamo troppo” ma che s’impegnerà per dimostrare che non sarà uno yesman e che ha apprezzato il nostro sforzo pedagogico, fondato su argomentazioni ed elementi a lui già noti per come discussi in più incontri.
Noi, potremmo così dire di averlo opportunamente stimolato, mentre lui potrà dire di averci almeno provato e sarà allora che potremmo dire: “Marco: uno di noi!”
[Alessandro Romiti]