richiedenti asilo. PACE IN ERITREA, FINE DEI PROFUGHI?

Profughi in protesta

PISTOIA. La visita in Eritrea è stata fatta tre anni or sono, ed è ancora fresca, per come ci ha permesso di toccare con mano la pervasiva dittatura che opprime l’intera popolazione.

Questa, una comunità di circa sei milioni, è decimata da fughe rocambolesche (via Sudan del Sud, fino alla Libia, in un viaggio infernale) dei giovani adolescenti (5000 al mese), già fatti uomini dalle asprezze della vita, nel pieno della loro già bruciata adolescenza.

La zona di cui si parla è stata la culla dell’umanità: nel deserto tra i due paesi sono state rinvenute le prime tracce di progenitori della specie umana datati 4 milioni di anni e non è questo il motivo per il quale, la stessa striscia di deserto arido e invivibile, è stata uno stupido pretesto per il mantenimento di un’assurda guerra, sostenuta in Eritrea per giustificare una emergenza sociale costante tale da obbligare al servizio militare/civile l’intera popolazione, costretta a servire la patria per l’intera esistenza.

Il viaggio, è stato ricco di esperienze ad alta densità di umanità, soprattutto gli anziani viandanti: quando ci riconoscevano (chi scrive viaggiava in coppia) ci chiedevano di parlare un poco l’italiano, memori degli insegnamenti ricevuti dalla scuola Italo/eritrea fondata dalla sciagurata iniziativa imperialista della politica italiana dell’inizio del XX secolo e citavano — con il sorriso sulle labbra — il Benitone nazionale.

Un viaggo ricco di emozioni e di piccole avventure, nonostante tutta la tristezza sui volti delle persone di periferia.

Crediamo di dover salutare questa notizia del recente trattato di Pace tra l’Etiopia e l’Eritrea, confidando che sia una condizione fattiva, durevole e soprattutto appropriata affinché la comunità internazionale riesca a disinnescare il clima di pervasiva oppressione, condita da una miseria che non sconfina nella disperazione, solo per la capacità degli uomini ad abituarsi anche alle sofferenze.

Un pensiero sincero colmo di auguri, va dunque al’’intera comunità eritrea soggiogata da un dittatore spietato e disumano, ai giovani profughi in viaggio verso l’Europa, ai bambini, inconsapevoli predesignati alla diaspora e agli uomini e donne stremati e rassegnati nella loro precarietà quotidiana, condita da una economia asfittica.

Abbiamo conosciuto diversi giovani profughi e li abbiamo anche accompagnati dal Vescovo Fausto (leggi) , solo per avere una benedizione in Preghiera, sapendo che qualche giorno dopo sarebbero partiti per l’attraversamento della frontiera in un clima freddo e inospitale che ha anche ucciso altri, oltre a quanti sono stati sepolti dalle acque del Mediterraneo.

Per questi ultimi, ci resta solo la cristiana rassegnazione connessa alla precarietà dell’esistenza terrena e una preghiera per accomunare tutti i periti tra i flutti.

Speriamo che le drammatiche narrazioni siano dunque le ultime.

Un piccolo portfolio per scaldare il cuore ai molti eritrei nel mondo.

[Alessandro Romiti]

Contadini eritrei

Uffcio postale di Asmara, con finestre a disco telefono ed elegante bancone

Il custode della suola Italo-eritrea di Asmara

Contadina asmarina

Bambina in area rurale

Le mani, la cultura

Donna nomade del Sud Eritrea

Bambini di campagna

Contadina si approvvigiona di acqua

In fila per la città

Incontri al mercato centrale

Epigrafe al cimitero Italo – Eritreo di Cheren

La Moschea musulmana di Asmara. Nel piazzale si nota ancora il simbolo littorio del periodo coloniale.

Cheren, il mercato dei cereali
Battitura  cereali

Architetture del ventennio in Asmara

Molti ascari e italiani riposano nel cimitero di Cheren

L’adolescenza dura poco quando la vita è precaria
Cartelli stradali esclusivi

Ecco l’Eritrea

Asmara: Chiesa Cattolica di rito Ortodosso

Asmara, una spettacolare opera futurista

Asmara, per strada

 

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