«SOLO I BAMBINI CI SALVERANNO DALL’IO-SELFIE»

Walter Veltroni
Walter Veltroni

DOPO IL SUCCESSO del documentario “Quando c’era Berlinguer”, con un incasso di 700 mila euro ed andato in onda su Sky Cinema l’11 giugno scorso, nel trentennale della scomparsa del segretario nazionale Pci, Walter Veltroni sta lavorando al nuovo film-inchiesta “I bambini sanno”: un viaggio nell’infanzia da Nord a Sud del Belpaese per capire cosa pensano i più piccoli iniziato questo mese di luglio, intervistando ragazzi dai 9 ai 13 anni d’età.

«Loro sanno essere saggi, spietati, lucidi, hanno sempre un’idea sulle cose – dichiara l’ex segretario nazionale Pd – basta solo saperli ascoltare. Quando è uscito il film su Berlinguer mi ha colpito la quantità di lettere scritte dai ragazzi che mi sono arrivate. Con alcuni di loro ho parlato, mi hanno spiegato che l’incontro con la figura di Berlinguer è stato emozionante, ha ispirato sentimenti positivi, ha fatto tornare la voglia di fare politica. Era quello che speravo. Amo il cinema, anche quando mi occupavo di politica a tempo pieno una parte del mio cervello era a colori.

«Dopo Berlinguer non volevo ricostruire altre biografie così ho proposto a Sky, Wildside, Palomar e Bim, la stessa squadra con cui ho realizzato il film, di raccontare l’Italia con gli occhi dei bambini. L’idea è piaciuta subito. Guardare questo tempo così difficile, – continua Veltroni – complicato, della nostra storia, con i loro occhi, mi sembra la scelta più giusta. Non ci saranno adulti. Quando si fa una domanda a un bambino bisogna avere l’umiltà di ascoltare, parlargli da pari a pari: la vita di ognuno di noi è scritta in quel fazzoletto di anni. I bambini sono sempre di meno, i negozi di giocattoli chiudono. La scelta del titolo “I bambini sanno” nasce da una frase di Saint-Exupéry: “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta”.

«La ripetevo quando andavo in visita nelle scuole, da sindaco di Roma». Nel documentario saranno i bambini a raccontare il loro punto di vista, senza filtri, una “fotografia” della nuova generazione facendo parlare il figlio dell’operaio e quello dell’immigrato.

«Nulla è più forte del racconto della vita reale – conclude Veltroni – attraversato dai sogni. La nostra è una società del selfie, tutto è “io”, voglio vedere se tra i bambini è diverso. Una volta le paure erano un tema delle favole, oggi si sono materializzate in forma non fantastica. La cosa che più mi piace e a cui non posso rinunciare è il racconto, anche quello fantastico».

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