ritagli. GIORNALISMO O CITRULLISMO?

La locandina (questa sì), incriminabile

PISTOIA. Buona cosa è – chi scrive lo fa scientemente – criticare anche i presbiteri, quando si ritiene che sbagliano, ovvero che debordano le prescrizioni del Codice Canonico e mancano il richiamo alle tradizioni, introducendo delle attività che sono quanto meno discutibili sul piano della pastorale diocesana. La nostra Diocesi è purtroppo, famosa nel mondo anche per questo argomento, offrendo molti spunti ai giornalisti che cantano “fuori dal coro” e questo deve fare ed essere il buon social watchdog.

Questo che facciamo – ripeto, scientemente – secondo lo spirito della fraterna correzione e per come è richiamata nel Vangelo: niente altro ci impegna in certe “segnalazioni” critiche.

Anche il Vescovo Fausto – citando l’esperienza di suo padre poliziotto blandito dagli amici per andare a messa dal figlio prete – ci ha spiegato che si va alla Messa per l’Eucarestia, non per il prete.

Dunque, calma e gesso: quando si parla di parroci buona cosa è la conoscenza dei fatti (autentici e non riportati da dei passanti anonimi) e dei Codici di Diritto Canonico e Penale, che –  lo ricordo ai lettori manettari – non li abbiamo, per certo, scritti noi.

Quante gelosie per le badanti che farebbero astutamente innamorare degli anziani, abbandonati?

La notizia di un parroco che avrebbe circonvenzionato un’anziana fedele sottraendogli dei soldi è abnorme e boccaccesca, impegnandoci in alcune controdeduzioni: avremmo meglio inteso lo scoop su una “questione di donne” o di altre passioni anomale che sono spesso purtroppo citate dalla cronaca nazionale e che sono più consuete all’apprezzamento della platea dei gossippari.

Questa infatti ha avuto di che riempirsi gli occhi (a loro basta e avanza) alla vista della locandina che presentava – a grandi caratteri – la variazione clericale (rovesciata) del molto popolare tema dell’anziano nonno, innamoratosi della badante straniera e così – qui casca l’asino – sottratto ai figli/nipoti con l’inganno.

Questa volta è un parroco – anche promotore di Giustizia del Vescovo, cioè il corrispondente Pm della Procura (una liberatoria o una aggravante? direte voi) che, dopo aver dispensato i Sacramenti – ed ecco la prova regina della volontà criminale – prende le valige e si “allontana velocemente con la refurtiva”.

Sarà proprio il giorno successivo al viaggio alla casa paterna in India (questa è una combinazione dovuta alla legge di Murphy), che uscirà in edicola il miserevole scoop giornalistico che, sia detto, di “scoop” non ha proprio niente.

Tutto è molto chiaro e lo si capisce proprio dalla farcitura di illazioni indimostrate, gratuite e suggestive che confezionano una improbabilissima accusa di circonvenzione che è peraltro inesistente (visto che la fedele “depredata” è disabile motoria, ma non intellettiva): l’anziana ha fatto una donazione liberale o è stata ingannata con malizia?

Il nipote – che non a caso è un diretto congiunto certamente interessato alle donazioni – farà querela per il very new reato penale (circonvenzione di persona capace e libera) tutto da disciplinare, codice alla mano perché inesistente?

L’articolista è esplicito e procede con una serie asserzioni gratuite, facendo libere deduzioni arrivando ad affermare in una didascalia che “i fedeli raccontano di andare in altre Chiese” (!?), non mancando di fare interviste random a perfetti sconosciuti che si autodesignano parrocchiani (glielo ha chiesto il collega, se si ricordano quando sono stati alla Messa, l’ultima volta?), ma che restano anonimi o forse sono anche dei mangiapreti impenitenti.

Quanti ne ha intervistati? Erano una campionatura statisticamente rappresentativa? E come possono riportare che il caso non sarebbe unico ma ripetuto?

I “malumori” crescono perché la nonna aveva molti figli e nipoti (magari affidatari) o perché i parrocchiani sarebbero tutti interessati dalle più spericolate ma sempre liberali donazioni delle anziane? Ci dicono che sulla comunità Facebook è partita anche la sequela dei commenti giustizialisti, più pruriginosi e anticlericali. As usual e nessuna sorpresa, vista la competenza media espressa sui social.

Insomma, una narrazione gratuita e pruriginosa, tesa a criminalizzare (diffamandolo in modo grave, perché facilmente riconoscibile) il parroco ignaro; che nessuno ha intervistato per una sua replica (!), per le evidenti e diffuse lacune di uno scorretto approccio giornalistico che meriterebbe l’analisi della Commissione di disciplina dell’Ordine.

Dunque: giornalisti o citrullisti?

[Alessandro Romiti]

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