AGLIANA. Leggo e rileggo danni & risarcimenti. La sentenza del vigile Neri è esecutiva: e ora chi paga, i fortunati cittadini di Agliana?. E cerco di cogliere elementi illuminanti su una situazione da far raggricciare la pelle anche agli scuoiati. Del resto lo avevo promesso ai nostri lettori.
Cito dalla sentenza riportata in quell’articolo di Alessandro Romiti: “si rileva, inoltre, la non ragionevolezza di una valutazione delle performance di un dipendente legata, in particolare, al numero di contravvenzioni elevate in materia di circolazione stradale in quanto tale criterio appare palesemente aleatorio in quanto la valutazione (così come si evince ex post dalla scheda di valutazione) dipende non solo dalla capacità della polizia municipale di accertare gli illeciti della strada ma, soprattutto, dalla diligenza dei cittadini nel rispettare il codice della strada e, comunque, le norme di comune prudenza” poi, prosegue ancora “l’assenza dei criteri per la valutazione delle prestazioni dei candidati alla progressione economica orizzontale, nel periodo di riferimento e dei parametri per valutare, oggettivamente, se le prestazioni dei dipendenti abbiano raggiunto gli obiettivi della struttura (nel caso di specie, assenti) fa ritenere non corretto ed arbitrario il comportamento del Comune convenuto”.
Cerchiamo di essere più chiari? Ai tempi del colera (tanto per citare Márquez), quando il comando dei vigili era nelle mani di Andrea Alessandro Nesti, qual era il criterio per valutare un vigile degno di fare carriera? Il «numero di contravvenzioni elevate» o, in altre parole, il principio dello Sceriffo di Nottingham secondo il principe Giovanni: «Rastrella quanti più quattrini possibile ai cittadini, perché il popolo – a favore del quale la sinistra ha giurato di voler operare dal 1943 in poi – è solo una pecora da tosa e più si tosa e meglio è».
Un criterio che non esito a definire delinquenziale se – come di solito la sinistra ha sempre sostenuto – il popolo ha bisogno di cure e di essere educato a comprendere, ancor prima di essere represso con il bastone. Per loro l’amministrazione (cito Roberto Zaccaria) non doveva essere friendly, amichevole, più che repressiva?
Scusate, ma distribuire a larga mano sante legnate a destra e a manca, ed essere perciò ritenuti degni di fare carriera; ma scrivere a bilancio preventivo – come di solito oggi accade – previsioni in aumento per entrate da multe e contravvenzioni, non è un modo iniquo e spiccio per istigare i pubblici dipendenti vigili ad essere duri e inflessibili come i nazisti nei confronti dei diversi (automobilisti-ebrei?) o quei famosi commissari di quartiere, di strada, di palazzo dell’ex gloriosa e oggi sfasciata Unione Sovietica di staliniana memoria?
Eppure questo succedeva ad Agliana quando si faceva L’amore ai tempi del colera, anche se oggi la sentenza, di cui stiamo parlando, dà torto all’ex comandante Nesti, sottolineando che il numero delle contravvenzioni non poteva essere criterio oggettivo per fare e far fare carriera agli agenti. Eppure Agliana è il paese della legalità, dove preti famosi e alti magistrati di Cassazione partecipano a marce per la pace/giustizia (ma quale? ma dove?) e festeggiamenti della liberazione dal nazifascismo per il 25 aprile; e dove in chiesa, sull’altare di Santomato, si espone la bandiera di Libera o quella della pace, che a ben vedere, poi, è rispettata quanto un incarto del Formaggino Mio.
E veniamo al sodo. Noi giornalisti – e dico “giornalisti veri”, non di cellula, di parrocchia e di frittellosa/petalosa cucina – quando scriviamo e portiamo pezze d’appoggio e documenti certi, mettiamo la nostra rispettabile firma sotto gli articoli: ma certi campioni della politica e della pubblica amministrazione, personaggi pubblici e funzionari che hanno messo a ferro e fuoco con le loro scorribande illogico-ideologiche (non lo diciamo noi: rileggete la sentenza sopra…), lamentano di essere maltrattati dalla verità dimostrata, e scrivono querele alla Procura e esposti all’Ordine dei Giornalisti contro la nostra diffamatoria malvagità: salvo poi negarci il consenso all’accesso a quegli stessi esposti con cui volevano lapidarci come delle adultere musulmane.
Alla faccia del bicarbonato di sodio (Totò)! Che sensibilità civica, che coraggio delle proprie azioni, che ordine e pulizia culturale, che onestà intellettuale! Perché tanta paura di far vedere ciò che hanno vomitato, se quello che hanno scritto è solo nuda e pura verità?
Ora che il castello di sabbia aglianese si sta disfacendo giorno dopo giorno, per difendere la propria onorabilità chi citeranno in giudizio – oltre il Comune di Agliana, che ha avuto il solo torto di far dirigere a Nesti, per forza e contro Tar e Consiglio di Stato, i vigili della Piana? Quereleranno i giudici di Pistoia, la Guardia di Finanza, la Corte dei Conti, la Segreteria di Stato di Bergoglio o chi altro?
Li consigliamo di fare come noi giornalisti veri: quando scrivono, firmino e rendano pubblici tutti quei ciòttoli che scagliano in capo agli altri; e non nascondano la mano dietro insussistenti e insostenibili, ma soprattutto indecenti accampati diritti di privacy o falsi profili Facebook.
Perché: se le loro ragioni non devono essere viste, non sarà, per caso, che contengono squallide considerazioni degne di mazzolate e censure?
Buona giornata ai veri democratici e agli onesti cittadini che non hanno paura di ciò che dicono, scrivono e fanno!
[Edoardo Bianchini]
Diritto di critica