«CARO FAUSTO, NON CE L’HO FATTA…»

Caro Fausto Fagni,
non ce l’ho fatta a stare tutto il tempo in Chiesa e me ne sono andato.

Non ce l’ho fatta e mi scuso perché, essendo di natura fazioso, ho per personale deformazione assimilato nel tempo la convinzione che il “pienone” delle navate delle chiese con la rituale comparsata in morte (se poi di un politico) fosse la solita e rituale passerella.

Ho “realizzato”, poi, che quella folla, quella chiesa piena di amici era lì solo in virtù del privilegio di esserti amica; l’amicizia che si tramuta in partecipazione e affetto che supera tutto e tutto abbraccia. Mentre ti scrivo e mentre mi leggi – se non hai cose migliori da fare – mi sorriderai, a modo tuo, come al fratello minore e magari mi magnificherai le luculliane cene “lassù”, a basso costo per non dispiacere gli indisponenti, o carucce assai per compiacere i tuoi eventuali competitori di tavola che, come sai, in vecchiaia, abbondano, non essendo più in eccessiva disponibilità altre risorse.

Ripensandoci un po’ e tralasciando il fatto che “concretamente” con il tuo nome rappresenti la Pistoia che produce e crea, in armonia con i fruitori del tuo pregevole prodotto, che è la moda e che che Alessandro e Fabrizio rinnoveranno nel tempo, mi tornano in mente l’atteggiamento semplice ma rigoroso, la disponibilità alla facezia, mai offensiva e le piccole e grandi manchevolezze che fanno di un uomo un Uomo: il voler sempre vincere a carte e le umane insoddisfazioni della quotidianità che non sono mai confliggenti con i “valori” civili, morali ed etici che sono alla base della nostra comunità: la Famiglia. Quella con la “effe” maiuscola che tutti noi ci sforziamo di difendere, di accrescere moralmente e civilmente e che tu hai costruito lungo la tua strada.

E poiché questi valori hanno contraddistinto la tua esistenza terrena e sempre li hai convintamente sostenuti, posso tranquillamente dirti di aspettarmi assieme agli amici per un tressette, briscola e scopa che non necessariamente “devi” vincere perché qualche “baro” nella vita, quaggiù, sotto, esisterà sempre.

Anche nell’all’aldilà ? A presto e un abbraccio.

Felice De Matteis


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