MONTAGNA PISTOIESE. L’autonomia di cui godono le regioni in una materia delicata come la sanità, ha creato macroscopiche diversità organizzative nei servizi sanitari presenti nelle aree geografiche, soprattutto in quelle periferiche, interne e maggiormente disagiate.
Le riorganizzazioni attuate con la mera e miope logica del risparmio a tutti costi, frutti avvelenati del “fiscal compact”, hanno portato alla desertificazioni di intere aree, in cui sono venuti meno servizi essenziali, quali pronto soccorso e punti nascita.
L’eccessiva discrezionalità ha determinato una disparità di trattamento che ha fatto venire meno l’uguaglianza sancita dall’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” e minato le fondamenta di un diritto primario, sancito dall’art 32 della stessa Carta costituzionale: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
La reciprocità tra legge ed uguaglianza non consentirebbe quindi alla stessa legge e ai suoi estensori, di creare discriminazioni fra i cittadini e dove questa si verifichi e venga accertata, debba ritenersi nulla e inapplicabile.
Su questi temi i deputati Chiara Gagnarli e Luciano Cillis del Movimento 5 Stelle hanno presentato lo scorso 4 Aprile un’interrogazione parlamentare a risposta scritta al Ministero della Salute Giulia Grillo per evitare che venga vanificata la normativa sugli ospedali di area disagiata prevista dal Dm 70/2015 ex-decreto Balduzzi, ma non applicata dalle regioni.
Normativa che con forza e tenacia le associazioni di Vogliamo il pronto soccorso rivendicano da anni per la Montagna pistoiese, combattendo la cecità e sordità (vera o presunta) di istituzioni e politici le cui uniche ricette sono i consueti “pannicelli caldi” preparati nel forno di sinistra e scaldati in quello di destra.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4-02662
Al Ministro della salute. Per sapere, premesso che:
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parte prevalente del territorio italiano (circa il sessanta per cento del territorio nazionale) è contraddistinta dalla presenza di piccoli Comuni, lontani dai servizi essenziali, quali scuola, sanità e mobilità, e la marginalizzazione di tali aree assume quindi rilevanza nazionale;
- per tale motivo dal mese di settembre 2012 è stata avviata, dall’allora Ministro per la coesione, la costruzione di una strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne con il supporto di un comitato tecnico aree allo scopo costituito ed è stato redatto il documento relativo alla strategia nazionale delle aree interne, confluito nell’accordo di partenariato;
- la strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne ha dunque il duplice obiettivo di adeguare la quantità e qualità dei servizi di istruzione, salute, mobilità e di promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali;
- dal punto di vista sanitario, le aree particolarmente disagiate dovrebbero essere tutelate attraverso il decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, che, all’allegato 1 punto 9.2.2, riferisce in merito alla rete dell’emergenza-urgenza ed, in particolare, dei presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate;
- il Cisadep – Coordinamento italiano sanità aree disagiate e periferiche, che raggruppa i comitati che si battono per il diritto alla salute in queste aree della penisola, ha sollevato delle perplessità sul punto 9.2.2 in questione, sostenendo che affronta in maniera lacunosa e generica la questione dei presidi ospedalieri, lasciando ampia possibilità di libera interpretazione alle singole regioni in merito agli standard qualitativi, strutturali e tecnologici degli ospedali in tali aree;
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la discrezionalità regionale ha creato macroscopiche diversità di organizzazione e di offerta dei servizi sanitari di emergenza urgenza, punti nascita, servizi territoriali, pronto soccorso, punti di primo intervento, servizi ospedalieri in aree periferiche e disagiate anche di stesse regioni, determinando di fatto disparità di trattamento che fanno venire meno l’uguaglianza sancita dall’articolo 32 della Costituzione –:
- se e quali siano le iniziative in atto nell’ambito della Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne, in merito al riequilibrio dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali nelle aree periferiche, ultra-periferiche, particolarmente disagiate ed insulari del Paese;
- se non ritenga opportuno promuovere un confronto in sede di Conferenza Stato-regioni allo scopo di correggere la situazione di disuguaglianza dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali in tali aree, anche attraverso una revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, che definisca puntualmente gli standard nazionali qualitativi, strutturali e tecnologici dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali in queste aree.
[Marco Ferrari]