PISTOIA-PIANA. Civis romanus sum, sono un cittadino di Roma – e quindi godo di tutti i vantaggi e i privilegi connessi a tale stato. Oggi dovremmo dire Sono un uomo e godo di tutti i diritti a partire dalla libertà ad ogni livello.
Noi, Linea Libera, ci avvaliamo di tutto questo, fra l’altro ben ribadito dall’articolo 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e, a seguire, dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, anche se non sempre la Corte Europea è quel brillante specchio di limpidezza e di trasparenza che ci aspetteremmo e che, in teoria, dovrebbe rappresentare la terzietà: questo perché i giudici sono uomini (vedi Palamara & C.) e gli uomini, a loro volta, sono, come afferma Machiavelli, «malvagi, ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori di pericoli, cupidi di guadagno» e dimenticano più facilmente l’uccisione del padre che la perdita del patrimonio.
Per questo motivo la libertà è un fantasma, alla fine: anche se di libertà ne esistono tipi a non finire, tutti ricadenti sotto l’etichetta binaria di più o meno ampie o ristrette.
La tornata elettorale del Mont-Ana ci ha permesso di rilevare che tra noi e la stampa cosiddetta organica, c’è, purtroppo, un abisso: la stampa organica è buona, Linea Libera è cattiva; la prima è obiettiva, noi siamo partigiani indegni e scorretti, seminatori di fake news; la prima va sempre e comunque letta, mentre noi (Del Fante di Agliana si scalmana in questa direzione…) dobbiamo essere ignorati, ma messi all’indice – poi, magari, anche al pollice o al mignolo, vedremo.
Com’è buffo il mondo! Con tutto lo sforzo e tutte le teste tagliate della rivoluzione francese per eliminare il clero del Concilio di Trento, i libri all’indice e il torquemadismo dell’Inquisizione, eccoci ancora qua a discutere di ciò che il popolo deve o non deve leggere; e con dei censori liberal che, pur vantandosi di discendere da partiti illuminati legati, sia pure lontanamente, ai princìpi illuministici, nascono all’ombra dei campanili dello Stato Pontificio, una realtà in cui il potere temporale del Papa Re si divideva in due al momento di un processo capitale e, impartendo la santa benedizione cristiana, faceva mozzare la testa a chi insidiava il potere in quanto tale: non vi pare che questo fosse un vero P[apato] D[emocratico]?
E torno a battere la testa sempre nel solito punto, come le tartarughe, esseri primordiali che non capiscono molto. Per essere dei «liberi» con bollinatura europea, dobbiamo “stare vicini vicini” tutti e per forza, fino ad aderire al P[artito] D[ominante], il cui inno, invece di Bandiera Rossa o di Bella, ciao! potrebbe tranquillamente essere – senza neppure turbarci un po’ – quello dello Stato Pontificio: Noi vogliam Dio ch’è nostro PaDre, Noi vogliam dio ch’è nostro re.
In altre parole, invece di dire la nostra opinione e di dirla tutta, senza sottintesi, francamente e fuori dei denti, dovremmo fare come la stampa organica: essere softissimi; parlare solo di sagre delle frittelle e della mortadella di Bologna o di Prato; non immischiarci negli «affari del manovratore» ed evitare con cura di pubblicare documenti ufficiali che sono pericolosi perché fanno riflettere troppo e aprono gli occhi agli elettori. I quali elettori devono solo essere gente che si lascia pigliare alla céstola, se volano; o alla mazzàcchera se sono anguille.
Ci dispiace tanto, compagni! Noi non siamo disponibili, o sacerdoti del Tutti insieme appassionatamente. Siamo una cooperativa di straccioni poveri in canna, con le toppe al culo e le ragnatele nel borsellino, in parte esclusi perfino da Portaperta, che pure apre a tutti: ma non prendiamo (e non lo vorremmo) né 33mila €uro come Tvl, né altro come altri organi di stampa organica.
Ecco, siamo uno stormo sparuto di storni. Sì, proprio quegli odiosi volatili che assediano le nostre città e che – a Dio piacendo – possono cacare in testa a tutti senza chiedere permessi o allungare la mano per limosine e consensi.
Capito?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di critica
[e di volare sulle teste dei personaggi pubblici]
One thought on “no céstola & mazzàcchera. L’IMPORTANZA DI ESSERE LIBERI”
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