dialoghi sull’uomo. SI È CHIUSA LA MOSTRA “PAOLO PELLEGRIN – CONFINI DI UMANITÀ”

Foto di Laura Pietra

PISTOIA. Si è conclusa, con un bilancio di pubblico molto positivo, la sesta mostra fotografica del festival di antropologia del contemporaneo Pistoia – Dialoghi sull’uomo: “Paolo Pellegrin – Confini di umanità” a cura di Annalisa D’Angelo.

Circa 5.000 le persone che hanno visitato l’esposizione, inaugurata il 24 maggio nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia in occasione della decima edizione del festival.

Un appuntamento molto atteso, che ogni anno propone un percorso con grandi firme della fotografia declinato sul tema della manifestazione.

«Quest’anno si è scelto come tema “Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini” e abbiamo avuto l’onore di ospitare la mostra che Paolo Pellegrin ha ideato appositamente, e il cui lavoro, sin dagli inizi, è volto a documentare vite, storie e destini − dice la direttrice del festival Giulia Cogoli – proprio come un antropologo sul campo.

Due volontarie di Dialoghi sull’uomo (foto di Laura Pietra)

Pellegrin testimonia con il suo lavoro ciò che l’umanità sta mettendo in atto, spesso in maniera crudele, senza giudizi o posizioni, ma piuttosto lasciando al pubblico, cercare risposte o soluzioni. Le fotografie esposte — precisa Giulia Cogoli — ci hanno mostrato, spesso per sottrazione e opposizione, luoghi che testimoniano lo sforzo continuo che l’umanità deve fare per stare assieme».

La mostra era composta da 60 scatti di Paolo Pellegrin realizzati in Algeria, Egitto, Kurdistan, Palestina, Iraq, Usa, e un video realizzato dallo stesso Pellegrin, che hanno permesso ai visitatori di intraprendere un viaggio lungo i confini dell’umanità, nell’impervio percorso della convivenza ostacolato da muri, mari in tempesta, deserti, confini geografici spesso costruiti dall’uomo, per dividere, ostacolare, imprigionare e isolare, confini invisibili ma ancor più insormontabili di quelli fisici.

Ma forse la capacità davvero unica di Pellegrin è quella di realizzare un tipo di fotografia che non si rivela completamente, non dà risposte, ma lascia a chi guarda la possibilità di diventare parte attiva della fotografia e dialogare con essa, inducendolo a pensare e obbligandolo alla ‘responsabilità’ di vedere. La mostra è stata documentata da un catalogo edito da Contrasto (24,90 €).

 [Delos] 

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