IERI MATTINA, 28 luglio, dopo la rinfrescata notturna, il tempo scorreva meglio e meglio venivano anche i pensieri paradossali sui paradossi.
Il paradosso è quella cosa che ti allàmpana (in dialetto: ti fa l’effetto flash) lasciandoti per un attimo cieco e stordito.
L’effetto, stavolta, me lo ha fatto questo moralistico piagnisteo comparso su un facebook politically correct di Roma. A Roma sono bravi a parlare e a dire tutto di tutto a metà prezzo: tanto poi, loro, stanno alzati fino alle 4 del mattino e buttano due chili di spaghetti aglio-olio-e-peperoncino per una gozzoviglia che si chiude all’alba, ora della nanna che dura fino alle 14 circa – minimo. Poi si ricomincia.
Dice, il paradosso romano, «150 persone | e noi a discutere di capezzoli». Sono I Sentinelli di Roma, ’mbriachi, alle 20:57, di nettari di Frascati e “spruzzi vari de li castelli”. Si intuisce che vivono dello spirito (oltre che di-vino) dell’intellettualismo sinistrorso che vive e regna di politically correct.
È stupefacente perfino l’analogia inversa 150 persone/capezzoli. Una scintilla di equilibrismo retorico con cui si accostano morti e i chiodi ritti delle zinne, quelle cose che a Pistoia si chiamano puppe e che, di solito, nella città di Vanni Fucci il ladro, si tirano su.
Al pueblo unido lo que jamás será vencido, perché è un pueblo che sverna al caldo e passa l’estate col culo a mollo in mare o in piscina, ci vuole sempre un moccichino di seta cifrata per potersi asciugare le lacrime di compassione; quelle preziose lacrime che Nerone (romano de Roma) raccoglieva, secondo tradizione, nel lacrimatorio gestito dal suo fido Tigellino.
Perché – si chiedeva Manzoni nel Natale del 1833, quando gli muore la moglie Enrichetta Blondel – il male nel mondo nonostante dio? Dio non c’è, diceva Levi ad Aushwitz dopo la selezione per la camera a gas, altrimenti interverrebbe.
È difficile credere, dico io. Specie se si contano tutti i cretini che sono al mondo: o altrimenti come avrebbe fatto, un Dio, a creare tanta gente stupida a su@ immagine come la trasmissione della Lorena Bianchetti?
Eppure, anche per paradosso si dimostra l’esistenza di Dio: perché alla fine è semplicemente assurdo (= paradossale) poter solo immaginare che tanti idioti, presenti nel mondo, possano essersi “autofatti” da soli. Neppure i biscotti vengono male, se male non li hanno fatti i pasticceri che li hanno messi in forno.
Così gli idioti piangono i morti nel Meditteraneo con filosofiche litanie da prèfiche radical che si strappano “usque ad sanguinem” (fino a farsi sanguinare) i peli dei coglioni per purificarsi dal peccato di pensare a cose futili (ma mica tanto) come i capezzoli, comportandosi ineccepibilmente in maniera analoga a quel papa dantesco che s’ingozzava e poi piangeva per il mal di stomaco, dicendo: «O santo Dio, quanti mali soffriamo per la santa Chiesa di Dio!».
Cristo li avrebbe chiamati gente di poca fede, questi Sentinelli, perché, per credere, hanno bisogno di vedere (i morti in mare), ma non vedono le migliaia di esseri umani costretti a morire ogni giorno perché le multinazionali cancellano la foresta pluviale e piantano palme per l’olio, trucidando flora, fauna e persone; non vedono i bambini che spariscono e finiscono su un tavolo di dissezione per l’espianto d’organi che saranno poi impiantati a vecchiacci quadrinai, tipo Soros (ma anche molto meno), che con i reni e il cuore rimessi a lucido, pagano traghettatori negrieri e Carole chic benefattrici per far vedere quanto loro sono bravi e noi borghesi stronzi; non vedono le migliaia di giovani che, in Bielorussia, non hanno pane e lavoro, ma devono pagare la tassa sulla disoccupazione; non vedono che i papi progressisti di Roma fanno riattaccare la corrente in un condominio di invasori abusivi, ma non aprono neppure una delle loro case per accogliere i poveri figli di dio bruciati e divenuti neri in forno per troppa biscottatura. Questo no, non lo vedono. E neppure molto altro.
Perché quei quasi due miliardi di cinesi che noi non vediamo dato che sono in Cina, mentre abbiamo sotto gli occhi le zucche tonde di quelli di Prato e dintorni, non esistono.
Come non esiste la corruzione perché non la inzuppiamo nel cappuccino alla mattina o la malavita o la mafia o la magistratura deviata (almeno finché non ne diventiamo vittima).
E così, di capezzolo in capezzolo, andiamo avanti, brillanti come l’astro del mattino che pàlpita nel – come dice Dante – dolce color d’orïental zaffiro e, battendoci il petto per i mali del mondo quasi fossero colpa nostra, proseguiamo sul nostro cammino tranquilli e beati ma falsamente pentiti di tutto, in questa Italia dei disvalori (Cossiga a Di Pietro), stato di diritto una minchia, paese non repubblica delle banane ma dei conflitti d’interesse, né più né mano come gatti dalle sette vite.
Già. Gatti. Quegli affari pelosi che ci piacciono tanto e che – dice il proverbio – trombano e piangono.
Buon fine-luglio a tutti gli affamati con lo stomaco pieno dei quartieri alti!
PS. Ognuno è responsabile, ma non certo della creazione del mondo e della non-distribuzione della ricchezza e delle risorse.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di critica e di demistificazione
delle cazzate buoniste ‘politically correct’