rileggendo manzoni. I POLITICI, QUESTI SPLENDIDI CIGNI PUSILLANIMI

Don Abbondio non era un cuor di leone

NON HO ANCORA smesso d’imparare. Bella la vita che se ne va e bello, anche, poter apprendere fino all’ultimo istante quando, come dice la canzone, sei già sceso dal carrozzone e manco te ne sei accorto.

Ho scritto, in questi giorni, a un giovane politico pistoiese rampante per avere un suo giudizio su un suo ufficiale di partito di grado superiore. E la storia è diventata subito una sorta di metafora di un mondo alla rovescia.

Il tutto si è svolto per Whatsapp, secondo le regole dell’oggi. E qui sostituisco le vere identità con famosi nomi manzoniani.

Seguite un istante, per favore:

  1. Io«Don Abbondio, ciao. In via riservata, che ne pensi del cardinal Federigo Borromeo e delle sue linee…?».
    Notate «In via riservata», che indica necessariamente un giudizio destinato a restare fra chi scrive e chi risponde.
    Non ricevo risposta.
    Siccome conosco bene don Abbondio, che ha studiato latino e greco con me, insisto:
  2. Io«Don Abbondio, che fai? Hai paura del cardinal Federigo Borromeo anche tu? Perché non rispondi?».
    Evidentemente la “spillonata” ottiene un qualche effetto, come gli speroni del cow-boy sulla pancia del cavallo.
    Dico «un qualche effetto» e non «un effetto», perché… sentite qual è la risposta:
  3. Don Abbondio«Professore buongiorno.
    Federigo Borromeo

    Non so a cosa si riferisca. Apprezzo il fatto che abbia il mio numero (non ricordo la ragione), spero ne faccia un uso parsimonioso in ragione del fatto che mi trovo in ferie.
    In relazione al cardinal Federigo Borromeo non so cosa mi voglia chiedere: in genere sono abituato a rispondere a voce alle domande, soprattutto se formulate dai giornalisti.
    Francamente vedermi arrivare due messaggi dal nulla da un messaggio a me sconosciuto (salva la sua sottoscrizione) mi mette in oggettiva difficoltà nel risponderle.
    Detto ciò credo che il giornalismo ‘contro’ qualcuno sia destinato a finire: dalla sua domanda desumo con sufficiente chiarezza che intende attaccare qualcuno per vie giornalistiche.
    Non mi presto a questo gioco.
    Cordialità
    Don Abbondio»
    Mi cadono “le braccine”, come dicono gli acculturati della Valeria Fedeli.
    Hai passato ore dinanzi a me, con me hai discusso, come me hai chiacchierato del più e del meno e metti in mezzo a noi «quel ramo del lago di Como»…?
    Suvvìa, direbbe Mughini! E verrebbe voglia di aggiungere anche: “caccola!”.
    Lo sventurato rispose, come la monaca di Monza. Solo che, come si sarà capito, io non sono Egidio, il Rocco Siffredi dei conventi. Non devo portarmi a letto una manzoniana Gertrude e, dinanzi a una sorta di biglietto da attempata e acida vergine isterica molestata dopo il vespro, perdo immediatamente la pazienza. Rispondo:

  4. Io«Caro don Abbondio o – come ti firmavi in mail – “donabbondiobello” o qualcosa del genere. Lo stupore è tutto mio dinanzi al tuo rocambolesco circuito involuto e intriso di politichese contorto e falso-cortese.
    Tu non ricordi – come nella Casa dei doganieri di Montale – ma, se non erro, credo che tu sia stato diverse volte da me a fare latino e greco: e non eri poi così repellente nei miei confronti. È così labile la memoria? Non c’è problema, sono in grado, pur con i miei 72 anni, di rinfrescartela.
    Non mi sei piaciuto affatto, don Abbondio: la politica, come al solito (con tutto il “correttismo” che sprizzi dai pori), ti ha rovinato ben bene: sei cresciuto e, evidentemente, ti sei corrotto. Hai imparato a sgusciare come le anguille (ma con due dentini da viperotto). Che peccato! Solo chi resta fanciullo può sperare di entrare nel regno dei cieli.
    La mia domanda era semplice: chiederti una tua opinione sul cardinal Federigo Borromeo. Punto. Vedo che, probabilmente, dopo la manifestata tua antipatia nota nei suoi confronti, avete ritrovato la giusta consonanza e la politica intesa (chissà? Ti ha offerto, forse, un posto in una ricca abbazia?).

    Metafora della politica

    Quanto al resto, dovresti pensare bene a rispondere nel modo in cui l’hai fatto a: un tuo insegnante; 2. un direttore di quotidiano che ha sempre dato spazio – senza nulla chiedere – ai tuoi interventi. Esiste anche una regola della buona educazione e qui, caro don Abbondio, non ne hai avuta né punta né poca.
    Grazie per avermi detto di non romperti i coglioni («spero ne faccia un uso parsimonioso in ragione del fatto che mi trovo in ferie») e non dubitare: dai piccoli geni àlgidi come te, è meglio stare alla larga, non dovessero mai graffiarsi il culo per una cosa detta “specie a un giornalista”.
    Una cosa su cui non si accettano consigli, specie da un pivello (ché tale sei rispetto a chi ha 72 anni, di cui 52 di esperienza giornalistica professionale), è il profetizzare che «il giornalismo ‘contro’ qualcuno sia destinato a finire».
    Il giornalismo, quello vero come il nostro di Linea Libera, caro don Abbondio, e soprattutto quello che tu temi (quello contro qualcuno), è come il regno di Cristo: non avrà mai fine. Specie se i politici, o certi politici, sono tali da imporre le loro idee senza forse passare da vie più “democratiche”, come sembra sempre affermare la tua amica Perpetua.
    Per carità! Non prestarti a questo gioco – come dici –, non corressi, per caso, il rischio di sporcarti le punte dei ditini.
    E, fin d’ora, tanti saluti e buona carriera, dacché è fin troppo evidente che è l’unica cosa che ti interessa davvero, prima di qualsiasi altra, come il bene comune o la chiarezza che possono attendere anche fino alle calende greche.
    Buon riposo in vacanza, resta pure in sonno. La/Le cordialità, in fondo al tuo messaggio, ci sta/nno come una pannocchia di granturco (ad Arezzo catanocchia) in culo a un istrice zoppo.
    Nessuno disturberà più la tua pace, ne timeas (= non temere)!».
    Di fronte a un tiro di sciacquone come questo, che avreste fatto? Credo che la maggior parte di voi lettori si sarebbe azzittita.
    Ma i don Abbondio pusillanimi non fanno così, specie se politici rampanti di questo tempo sconclusionato…
    Lo sventurato rispose.

  5. Don Abbondio«Buone vacanze anche a Lei».

Credetemi, per me questa è l’unica risposta possibile:

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Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
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