AGLIANA. «Per il momento questa amministrazione verrà ricordata come quella guidata da un Sindaco che perde una prima opportunità per il territorio, sbeffeggia le opposizioni dietro finta ironia e getta nella spazzatura un pezzo fondamentale della storia politica di Agliana».
Leggo queste poche righe su un comunicato del Pd di Agliana a sostegno di Vannuccini – che pure, tutto sommato, rèputo un bravo figliolo – e (me lo consenta il Guido Del Fante, così critico contro questo giornale «reassionario e fassista») mi scompiscio letteralmente dalla risate.
Immaginatevi di pisciarvi addosso dal ridere, come quando un compagno (mio e di don Paolo Tofani: terza elementare, maestro Giovanni Giannetti), ricevuto l’ordine di non muoversi dal banco, inondò l’aula di una grande chiazza liquida e poi si asciugava i pantaloncini corti azzurri di tela, che andavano di moda all’epoca per noi poveri figli di operai e contadini, con la carta-suga.
Fa bene il Pd a dileggiare Benesperi per avere gettato «nella spazzatura un pezzo fondamentale della storia politica di Agliana», cioè la falce e il martello cestinati, che tanto scandalo hanno fatto: io stesso glielo avevo detto sul viso (e chissà come c’è rimasto male il Del Fante che, misurando gli altri sulla pochezza di se stesso, ci ha sempre sputato addosso dicendo che eravamo partigiani del centrodestra e basta, povero cocco).
E questo dileggio, che ora Benesperi si gode a buon diritto sulle rive del Tirreno in quel di Cecina, è sempre troppo poco per quel che si merita per le sue tante «omissioni»: che non sono quelle di non aver letto con attenzione sul sito della Regione Toscana; bensì quelle di non aver provveduto, lo stesso giorno successivo al suo insediamento, a salire, senza tante pippe e fisime di politically correct, le scale della Procura di piazza del Duomo 1 a Pistoia (c’è anche l’ascensore), per segnalare al dottor Giuseppe Grieco, con opportuno deposito di documenti e faldoni incontrovertibili fino a querela di falso, i seguenti “fiorellini di serra” della sinistra:
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le strane storie del Vicesindaco Tonioni e dei suoi pani & rose
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i traffici, le dimenticanze, le omissioni, le denunce, i pasticci, i danni dell’ex-comandante dei vigili Andrea Alessandro Nesti, superprotetto dalla casta-Pd di Agliana;
le sue azioni di stalking e vessazione nei confronti di colleghi e colleghe (magari ora ci farà una terza querela sorretto dai brillanti e pròvvidi consigli legali dello studio Niccolai & C.);
i danni provocati dal fu-comandante agli aglianesi con tutte le spese per sue stupide ripicche consumate fra Tar della Toscana e Consiglio di Stato, e la pretesa di veder puniti tutti coloro che hanno diffuso una sua famosa lettera al «padron del baccellaio» Rino Fragai, che Rino(ceronte) teneva, come da lui stesso dichiarato ai Carabinieri di Capostrada, lì, in bella mostra e ben visibile, sulla sua scrivania, primo a non avere la dovuta e necessaria cura nel proteggere le richieste del Nesti (con sublime senso del rispetto della legalità!) di favori e soluzioni personali atte ad aggirare le decisioni ultime del Consiglio di Stato stesso; e suscettibili di ricollocare il “re deposto” su quel trono usurpato per vari lustri (lo dicevano i giudici amministrativi, non noi giornalisti cattivi e partigiani, o Del Fante filosofo e politologo!) -
le altre interessantissime storie legate a un Giugno Aglianese di stampo clientelar-familistico-privatistico inaugurate da Paolo Magnanensi con sovvenzioni munifiche a Tvl e al suo patron Luigi Egidio Bardelli, portate avanti dalla sua delfina Sindaca Ciampolini e confermate poi anche da Mangoni (un milione di €? O quanto, di preciso?)
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lo sviamento di potere e gli abusi d’ufficio rilevabili nel settore della trasparenza (anche a detta del signor Raffaele Cantone dell’Anticorruzione)
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quel cavolo di servizio associato di polizia municipale in cui la comandante Nanni ha dissanguato Agliana (che le versava il 70% dello stipendio) favorendo Montale e Betti, il sindaco del caso-Carbonizzo di Fognano (ora sotto inchiesta), con quel regolamento (censurato perfino dalla Regione) che avrebbe spianato il ritorno in sella dell’ex-comandante Andrea Alessandro Nesti
– al diavolo se ci querela per la terza volta e se trova sponda in qualche Pm digiuno di lingua italiana e incapace di capire dove stanno davvero le diffamazioni: se dalla parte nostra, che raccontiamo la verità con documenti certi e atti ufficiali; o dalla parte di chi si sente perseguitato solo perché, da personaggio pubblico qual era, è stato rappresentato ai cittadini per ciò che ha fatto di sbagliato, di contorto, di abusivo e di dannoso contro di loro e a loro ingiusto svantaggio economico.
E soprattutto Benesperi ha sbagliato e continua a sbagliare mandando per le lunghe una doverosa e necessaria azione civile di responsabilità per danni nei confronti di tutti questi geni di amministratori e dirigenti illuminati che, di Aglianistan, hanno fatto il campo di battaglia dei loro fini ed arbitrii personali con la complicità della retorica della Resistenza e della Liberazione sbandierata come «un pezzo fondamentale della storia politica di Agliana», ma naturalmente nascondendo a dovere, sotto il fazzoletto tricolore al collo e le marce della legalità di don Ciotti (ma eziandìo anche sotto le Libere di Santomato, le sezioni Oscar Romero, la teologia della liberazione, il cheguevarismo, il filopalestinismo per Arafat ricco-sfondato con tesori in Svizzera alla faccia dei combattenti gonzi e premio Nobel per la pEce, le arcobalenate varie e quant’altro, antisalvinismo compreso), anche i delitti – commessi in nome della Resistenza – ma poi consacrati da condanne definitive in tribunale, di cui nessuno vuole sapere nulla perché imbarazzanti e fin troppo scomode.
Fossi nel Sindaco Benesperi, verrei via da Cecina a corsa, battendomi i piedi nel sedere: non starei a sentire né il politically correct del senatore La Pietra che invita a stare alla larga dai giudici (tecnica, peraltro, assai fruttuosa, nota e cara al Pd), né i discorsi (più o meno fasulli) degli avvocati che dicono, comodisticamente, «tanto c’è tempo».
La saggezza popolare, anche ad Agliana, è elementare: dice la Falce: «Lèvati il dito di culo!»; dice il Martello: «Il ferro va battuto quand’è caldo»! Altro non c’è.
Salutoni di Ferragosto a tutti. Indistintamente.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Dite la verità: tanto si scopre comunque