BUONI A MUNGERE E BASTA
FIRENZE-PISTOIA. Torniamo sulle notizie diffuse da La Nazione su una presunta “battaglia della Regione Toscana sul glifosate, quella che ci pareva una sporca “campagna elettorale sulla pelle dei cittadini” lo è davvero, viste le polemiche che si accendono.
Abbiamo già denunciato che ad Agliana c’è un bacino di acqua idropotabile direttamente posto in mezzo a diversi impianti vivaistici e dunque potenzialmente inquinato dall’uso regolare dei pesticidi.
All’epoca, cioè il 2014, c’era la Giunta Mangoni e qualche assessore (ci sembra Italo Fontana, forse imboccato dall’ufficio Ambiente?), provò a spiegare che la Cava dei Briganti avrebbe una fossa perimetrale che raccoglie le acque di scolo dei campi dei vivai, impedendone la ricaduta: una eminente sciocchezza, visto che il terreno è permeabile alle acque irrigue e ai fitofarmaci da loro dilavati, con una intuibile capacità di “cadere” per semplice gravità nella falda acquifera che rifornisce il lago, ciò continuativamente.
Altra spiegazione – da ottimo azzeccagarbugli – sarebbe stata quella che il punto di approvvigionamento del lago sarebbe sufficientemente distante dal perimetro dei campi; è questa un’altra monumentale sciocchezza che merita di concorrere al “premio della bugia” che si tiene ogni estate alla Piastre.
I formulati che si disperdono nell’acqua, lo fanno perché sono idrosolubili, con una potenziale contaminazione dell’intero bacino, privo di compartimentazioni interne e quindi tutto esposto alla diffusione di suddette sostanze venefiche: a niente rileva il punto di approvvigionamento. La menzogna più è grossa, più è credibile.
Chissà se il neo assessore aglianese all’ambiente, Federico Ferretti Giovannelli, si impegnerà per fare luce su queste narrazioni: del resto, se potesse smentirci, assicurandoci la assoluta inesistenza di inquinamento della Cava Briganti, saremmo molto contenti di disporre le rettifiche del caso, senza alcuna esitazione.
L’assessore ha il nostro recapito e-mail e lo ringraziamo anticipatamente se si farà riportare le questioni dalla responsabile Ornella Pellegrineschi.
Sull’argomento è solo da dire che la disciplina della distanza minima di 200 metri non è una novità di Enrico Rossi e Federica Fratoni: c’è tanto di legge (152 del 2006), peraltro evidenziata in un esposto denuncia fatta dai comitati ambientalisti pistoiesi alla competente Procura della Repubblica di Pistoia, poi archiviata dal Gup, chissà con quali motivazioni.
Ma ancora: quando Rossi, richiama specificamente i “pozzi la cui acqua sia destinata a un uso idropotabile” a cosa si riferisce? Ai pozzi di Publiacqua, destinati alla rete idrica, a quelli dei cittadini ignari in prossimità dei vivai o a quelli ricompresi nei terreni che sono trattati con i fitofarmaci, anche questi usati per gli acquedotti pubblici?
Ma dov’erano Rossi e l’assessora Fratoni, quando i vivaisti violavano sistematicamente e diffusamente i limiti della distanza di sicurezza dei 200 metri dai punti di “prelievo di acque”: eppure dovevano sapere che la disposizione della legge è del 2006, cioè di 13 anni or sono.
E ancora, è vero che l’Arpat (l’agenzia è regionale pagata con i nostri soldi e anche potenzialmente controllata dallo stesso Rossi) non è attrezzata per ricercare i fitofarmaci dispersi in quantità infinitesimali, ma sufficienti alla biomagnificazione nell’organismo umano?
Una serie di domande alle quali vogliamo sperare che Rossi voglia rispondere, non certo per darci soddisfazione a noi, ma per la tutela della cittadinanza, che presto andrà a votare per la nuova giunta regionale.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
One thought on “pesticidi. LA FALSA BATTAGLIA AMBIENTALISTA DI ENRICO ROSSI”
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