mont-ana petting club. LETTRE À MADAME DE STAËL & C.: «O GRANDÏOSE IPAZIE, ANCHOR C’È DA CHIARIR MOLTE DISGRAZIE!»

Ipazia, scienziata e simbolo della lotta contro il maschietto oppressore

SOTTO L’IMPETO DEL VENTO
LA CANNA SI PIEGA, LA QUERCIA SI SPEZZA


Petting Club del Mont-Ana

 

MONT-ANA. A ben guardare le vicende del Mont-Ana, ho visto che mi sono rimaste in sospeso due o tre cosette legate al cosiddetto Petting Club del sindaco Betti, a cui, in occasione del Natale, le signore degli anelli della politica locale dovrebbero regalare un bel paio di occhialoni (lenti progressive) per metterlo nella condizione di vedere cosa gli succede intorno: don Ferdinando, infatti, contrariamente a Bettino che “doveva sapere”, non è tenuto a sapere – pur essendo assessore all’urbanistica – cosa gli accade ai piedi e, quando fa atterrare palazzi di qua e di là a Fognano, non ha la più pallida idea di chi siano i proprietari delle “terre del sacramento” e del misericordioso miracolo.

A questo si aggiunge una muraglia cinese di sostenitrici strenue che si alzano la mattina e, percorse dal sacro fuoco del Dio Cyber, navigano come Gilgamesh ai quattro angoli del mondo in cerca della vita eterna. Appena dici qualcosa, le micine di don Ferdinando si trasformano nelle famose-furiose oche del Campidoglio, quelle che salvarono Roma dai Galli starnazzando come delle ossesse.

Una volta del Campidoglio e ora di don Ferdinando

Tra i danni che tentano di provocare in giro con lo starnazzo – ovviamente pigliandosela coi maschietti dal fiocchino blu –, una delle strade predilette da costoro è quella di screditare la maschia potenza nazista del macho prevaricatore che spregia le donne: quello che, tornando a casa la sera, farebbe in tutto come il personaggio della mitologia sicula di cui mi parlava sempre – quando il dottor Bulgarella era segretario comunale di Montale – un altro grande segretario comunale, che noi chiamavamo affettuosamente “il Mega”, e cioè il dottor Giuseppe Guggino, nativo di Caltavuturo (Palermo), tecnicamente assai preparato e con uno spiritaccio canzonatorio che nulla aveva da invidiare ai toscani di cacca del PoDere.

Allora i segretari comunali si pigliavano e basta, non si potevano scegliere declinando i nostri gusti politico-genetici come oggi, nell’era della libertà democratica voluta da Bassanini, altro grande campione d’Italia.

Il patriarca della storia del dottor Guggino aveva appeso sopra il letto matrimoniale, al posto del quadro della Madonna, un randello con su scritto «Santa Ragione». E quando tornava a sera, lo staccava e, senza fare domande, spaccava le ossa alla sua “metà del cielo”.

Lei gridava come le oche del Campidoglio; i vicini accorrevano e chiedevano spiegazioni, mentre la donna (la povera vittima, come le micine di Ferdinando) rispondeva: «Mio marito mi picchia di Santa Ragione!».

Così i vicini se ne tornavano a casa in pace, beati e contenti. Del resto il saggio cinese come diceva? «Quando torni, picchia la moglie. Tu non lo sai, ma lei sa bene perché». Ora, obiettivamente… ce li vedete i mariti delle micine del Petting Club con “Santa Ragione” in mano ad ammorbidire lo stoccafisso per renderlo più masticabile e meno legnoso?

«Ma tutto questo avvenne in tempo assai lontano: adesso in quei locali ci han fatto il Vaticano» cantavano i goliardi oggi passati di moda. Al posto del Vaticano, ai giorni nostri, con le donne alla riscossa (panchina rossa trionferà…) c’è quasi dovunque un Petting Club in cui, ogni volta che le donne libere si sentono insidiate e oppresse dal maschio nazista-fascista-salvinista (a proposito: ma non è stato anche detto che non pochi dei nazisti erano dei «mordi cuscino [= froci]» come li chiamano gli ebrei di Israele così amati dalla sinistra che sventola le bandiere palestinesi anche in chiesa?); ogni volta – dicevo – che succede questo, «lo maggior corno della fiamma antica» (citazione dantesca; sto parlando di Madame de Staël della congrega delle letterate, alias la blimundica prof.ssa Milva Maria Cappellini) non perde battuta per intromettersi anche in cose che la riguardano punto o poco: ma solo per tornare, sempre e comunque, a difendere i suoi interessi di famiglia.

«Lo minor corno», invece, cioè la Barbara di Prévert (o Pervert?), la dardània fanciulla, sempre con occhi fisi al display di Napalm51, scende nell’aringo rimaso (ri-citazione dantesca) e minaccia chi, come me, sarebbe vittima di se stesso – perfino a discàpito dei propri infelici familiari che di me proveranno impareggiabile vergogna. Questo, perdìo, non lo sapevo!

E non si ferma lì, la Barbara: come la Pizia di Delfi, seduta sul suo treppiede-trespolo dinanzi al video, prèdica, predice e minaccia: «Se questo qui (leggi: Bianchini) vuole fama a sfare, presto avrànne quant’ei ne disìa et anco ben di più, lungo la via!».

Minchia! Che paura è la mia! Un’altra querela in arrivo o uno sciame di vespe impazzite che mi s’avventeranno contro, eh, pizz[i]osa Barbara? La profetessa delfica, ancella di Apollo, respirava vapori sulfurei per andar fuori di testa e profetizzare: la Deità Vostra che si fuma? A quale pista di Formula 1 aspira-polvere?

A ogni buon conto, ogni volta le porte del tiaso mont-anese si chiudono; e s’aprono, come i pascoliani «fiori notturni» del gelsomino, quelle del Petting Club, con «coloro» imbufalite: le quali, disiose di condividere i loro punti di vista e le loro acquisizioni storico-filosofico-cultural-sociali, si rifugiano in un protettivo boudoir e si sostengono a vicenda con opportuni massaggi/messaggi (vedi video) e reciproca, soddisfatta gioia, certe di avere abbattuto non avvoltoi ma condor, non poveri Piper ma sporche fortezze volanti trumpiane con la gloriosa contaerea della Corea del Nord. Più o meno come quando a battaglia navale si fa: «C 2: affondata!».

Non dubito che queste “Donne al parlamento” (Ecclesiazùse di Aristofane) possano avere, dei maschietti con il fiocchino azzurro, l’opinione che hanno: anche perché – probabilmente – intorno a sé non hanno uomini, ma solo degli intimiditi pelosi coniglietti da compagnia resi ancor più pavidi da un’esibita femminina sicurezza che, esplosa (penso: posso pensare?) da una ineludibile «invidia penis» (la Blimunda freme già… e non certo «amor di patria» come le ossa dei morti di Santa Croce!), sostanzialmente li castra: tanto che non è difficile vedere come anche molti politici, in tv, nelle trasmissioni in-cess-anti di maratone supercazzoliche filodemocratiche, tengono la codina fra le gambe, all’indentro; quell’appendice che i cani di solito abbassano per nascondere le loro palle troppo esposte ai morsi e agli strappi; quelle palle che, a Viareggio, sono diventate metafora e emblema dell’arretratezza cultural-cerebrale: «De la fia! Tu se’ più ’ndietro delle palle del cane!».

Per ora ci fermiamo qui, Milva Maria & Barbara. E per far vergognare ancor di più quelli che la dardània vergine definisce compassionevolmente “i miei cari”, ora dirò che non ho dimenticato la promessa fàttale qualche giorno fa, perché – come diceva il mio maestro Vasco Gaiffi – «ogni promessa è un debito»: in questo caso tornare su vari argomenti miciosi.

E non pesa neppure. Anzi, più ce n’è, più la vita è leggera!

Perciò, nei prossimi giorni, con interventi ad hoc, risponderò:

  1. alla Signora Barbara sulle minacce (care a culturosi di sinistra alla Fedeli) – et anco con dovizia di particulari
  2. alla sciccosa Madame de Staël (la blimundica filologa e scienziata) sugli interessi di casa sua; sui rapporti con tali interessi e su tante altre piccole amenità di cui, questa infaticabile novella Ipazia impazza da anni su Fakebook/feci-book o libro delle feci del Mont-Ana: in attesa, ovviamente, di un mezzo milion d’euro più spiccioli, di cui il processo del lavoro, promosso dal marito, dovrebbe gratamente appesantirle le tasche: dacché pecunia non olet nec pesat, anche se viene da un maschietto con il fiocchino blu – che nell’ottica delle micine mont-anesi non è più tale ove esegua i lavori domestici alla perfezione: ma contributi e Inail glieli pagano?
    A costei spiegherò anche – e ben volentieri – cosa significhi di preciso l’idea che il «cesso» del Forteguerri fosse «il più bel giornale del mondo». Abbia fede – ne’ soldi in arrivo e nelle parole che «fioccheranno come neve» (Omero parla di Ulisse)

Diceva una professoressa un po’ sversata e non-convenzionale, ma ganza (risolveva infatti i problemi tirando cazzotti secchi nel naso a chi le rompeva i coglioni, con conseguente rìgolo di sangue dalle narici): «Se tu te la vòi, e tu te la pigli!» – alludendo, assai virilmente, al legume del famoso albergo veneziano Alla Fava (fava, ovviamente, come il noto Spruch tedesco «il gatto nel carbone»: die katze in der kohle – ma leggételo bene, sennò non fa effetto…).

Ora scambiatevi i messaggini/massaggini di rito. La messa è finita, andate in pace – versione puritana del luminoso saluto di Grillo rivolto a quel Pd che oggi ci governa insieme. Ma chi farà, di loro, la parte del «mordi-cuscino»?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
La verità rompe come la sinistra democratica, ma rompe “anche” alla sinistra democratica


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