PISTOIA. Il DL Scuola, approvato qualche giorno fa dal Senato, è diventato legge dello Stato. Avrebbe dovuto risolvere l’annoso problema del precariato della scuola e di questo si era vantato il dimissionario ministro Fioramonti; in realtà non solo non ha dato risposta alla difficile situazione di decine di migliaia di docenti e lavoratori della scuola, che da anni attendono una sistemazione, ma in certi casi ha prodotto anche discriminazioni inaccettabili all’interno delle stesse categorie. Per questo sia alla Camera che al Senato i parlamentari di FdI hanno espresso convintamente voto contrario.
Innanzitutto sul dl Scuola è stato richiesto il voto di fiducia, imposto precedentemente anche su altri tre provvedimenti: M5S e PD, che hanno sempre mostrato contrarietà a questo tipo di istituto, considerato anti-democratico per eccellenza, si sono comportati in maniera esattamente opposta a quanto hanno sempre dichiarato, facendo capire così in maniera palese che il loro vero interesse non sono tanto i problemi degli italiani, quanto il mantenimento delle poltrone.
Sono stati discriminati i docenti delle scuole paritarie e quelli con servizio nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, ai quali è stato precluso il concorso straordinario ai fini del ruolo: partecipando alle procedure concorsuali, a condizione del raggiungimento di un determinato punteggio, potranno ottenere solo l’abilitazione.
Il governo giallo-rosso non ha tenuto in debita considerazione che sia gli istituti paritari sia i percorsi di formazione appartengono a tutti gli effetti al Sistema educativo italiano di Istruzione e Formazione, distinguendo vergognosamente insegnanti di serie A e insegnanti di serie B.
Ancora una volta sono stati traditi i docenti di scuola paritaria in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002, totalmente dimenticati da questo esecutivo e tagliati fuori dal concorso, senza più alcuna possibilità di conseguire il ruolo.
Risultano bistrattati i 15 mila docenti di religione cattolica, in attesa di un concorso da 15 anni, ai quali verrà assicurato solo un concorso ordinario con la previsione di una quota del 50% dei posti disponibili, penalizzando così la maggior parte di essi, che dopo decenni di insegnamento potranno essere anche rimandati a casa.
Il precariato degli insegnanti di religione si potrà risolvere solo considerandoli alla stregua dei precari che insegnano altre discipline, e quindi riservando loro un trattamento che si allinea ai meccanismi di assunzione in ruolo di tutto il personale abilitato della scuola, che prevede accanto al concorso ordinario quello riservato.
Sono rimasti inascoltati i dirigenti scolastici, che per far valere i propri diritti hanno dovuto far ricorso alla magistratura, e i DSGA facenti funzione, che dopo aver retto per anni le sorti della scuola italiana, sono stati cestinati.
Infine nel testo non si registra traccia dei percorsi abilitanti speciali per il superamento del precariato cronico.
Qualcuno della maggioranza avrebbe giustificato tali scelte con la mancanza di risorse: noi rispondiamo che avrebbero potuto essere utilizzati in maniera molto più proficua i fondi che, per effetto dell’introduzione del reddito di cittadinanza, sono andati gratuitamente a beneficio di nullafacenti, nomadi, immigrati ed ex brigatisti.
L’attuale governo, mostrando incapacità e inadeguatezza nell’affrontare questioni fondamentali e determinanti per il futuro del nostro Paese, ha invece preferito condannare al precariato a vita lavoratori che con le loro competenze e la loro professionalità – nonostante l’assunzione a tempo determinato — per decenni hanno permesso al sistema scolastico italiano di funzionare.
Elena Bardelli- Referente provinciale FdI per la scuola e l’istruzione