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MONTAGNA. Adesso non prendetevela con gli immigrati; la salvezza futura della Montagna passa attraverso un parroco polacco, quello di San Marcello, che riesce a fare ciò che in settanta anni tutti i politici autoctoni non sono riusciti a fare: unire la Montagna.
Al di là della constatazione, non confutabile, resta il fatto che la Montagna, da Cireglio a Le Piastre, da San Marcello a Pian del Meo, via Piteglio, Mammiano, Popiglio, Pian degli Ontani e Rivoreta, si dà appuntamento per una ricorrenza, il Carnevale, che è la sintesi di uno sforzo distribuito sul territorio e proposto alla godibilità di tutti prima ancora che alla valutazione particolare sancita dal voto (ovviamente democratico).
Accontentiamoci, anche perché questa occasione rappresenta una boccata morale di ossigeno per chi vive questi territori e, soprattutto, per chi, forte del consenso popolare, li rappresenta o dovrebbe. Sarebbe opportuno offrire una coccarda o un simbolo di fratellanza a tutti coloro che, anche dalla Piana e non solo, vorranno partecipare; non fosse altro per avere messo a rischio la propria incolumità circolando sulle strade dissestate della Montagna e sui ponti chiusi da mesi per qualche risibile puttanata.
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Perché, senza scomodare facili citazioni, la Montagna trova in questo avvenimento una forma di coesione sociale che supera i quotidiani problemi di vita; però, dopo, ricordate, viene la Quaresima, tempo di riflessione e di francescana attitudine alla penitenza ed al digiuno.
Domandina: ma quanto si deve digiunare e pentirsi prima che sopraggiunga la Pasqua? Ma la Montagna è una Quaresima continua? L’Ospedale che fine ha fatto? E la Società della Salute? E le sue strade? E le sue attività commerciali?
Trenta anni or sono, in un complesso chiamato Le Ginestre, a Maresca, un presidente di provincia di origine montanina, famoso per non avere fatto una beata minchia per la “sua” Montagna, indisse un logorroico convegno sulla Montagna e i suoi bisogni; la Montagna è peggiorata, ma in compenso il suo Maramaldo divenne consigliere regionale. Mica per i “piccioli”, eh! Solo per il bene del suo territorio…
Ci sembra che con l’approssimarsi delle elezioni regionali in Toscana, il giochetto si stia ripresentando ma con più attori sulla scena e con lo stesso obbiettivo: il (falso) bene della Montagna ed il non dichiarato interesse personale. Niente cambia perché tutto resti uguale, insomma.
Allora ben venga il Carnevale del Don di San Marcello con il giusto plauso di tutti, anche degli ex compagni che si debbono abbandonare alla capacità aggregante di un prete, ricordando agli immemori che le lecite buffonate del carnevale passano, ma i buffoni politici post carnevale restano.
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Con queste maschere senza anima ma piene di astuzia dovrete fare i conti e ricordàtelo quando, viaggiando per le strade e nonostante gli ammortizzatori, scenderete con la schiena rotta grazie a una viabilità criminale per andare al “gommone” San Jacopo di Pistoia perché hanno chiuso l’Ospedale di San Marcello o quando, per lavoro o per diletto, vorrete percorrere le vostre strade.
Insomma, bravo Don di San Marcello. Lei forse non conosce lo Stecchetti e la sua poesia sul Carnevale e forse è meglio perché altrimenti “penso che lei penserebbe”: ma chi me lo fa fare? E volgerebbe lo sguardo verso il “fu” Ospedale Pacini di San Marcello dove a pieno ritmo lavora solo la camera mortuaria (pure quella indecente).
Buon Carnevale, compagni che si vergognano della bandiera rossa!
Quando lettrice mia, quando vedrai
Impazzir per le strade il carnovale,
Oh non scordarti, non scordarti mai
Che ci son dei morenti all’ospedale!Quando bella e gentil, tu salirai
Di liete danze alle sonanti sale,
Volgiti indietro e la miseria udrai,
La miseria che piange in sulle scale.Quando ti riderà negli occhi belli,
Come un raggio di sol giocondo, amore,
Pensa che amor non ride ai poverelli.Quando ti specchierai, ti dica il core,
Che una perla rapita ai tuoi capelli,
Solo una perla può salvar chi muore.Carnevale del 1869
Felide De Matteis
[redazione@linealibera.it]
Delitto di cronaca, critica, satira, carnevale e quaresima
Quando arrivan le elezioni, i compagni sono bòni:
lor prometton tutto quanto, ma poi vanno in culo al… santo!