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Quand’ero solo Enea nessun mi conoscea.
Ora che sono Pio tutti mi chiaman zio!
[Papa Pio II]
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NON SONO UN CLERICALE e molto spesso prendo in giro il clero, dal papa ai vescovi di sinistra (il 99%), che stanno con il Pd non perché lo amino, ma perché è il Partito Dominante (e di dominio si tratta, dato che sono qui a «sagagnarci i maroni» anche se sono quattro gatti spelacchiati incollati con lo sputo di Mattarella ai 5 Stelle e al peggio della sinistra acefala e riccastra) e dà più garanzie dei reietti di destra, a cui è intercluso l’esercizio della democrazia dai cattocumunisti collaborazionisti con la signora Angela Merkel e la sua Grande Germania del Mes(tolo) ariano.
Non sono un clericale, ma la storia del “papa all’inferno” mi ha impegnato seriamente a riflettere. Perché quel vizio – che sembra scomparso dalla gente normale – mi è rimasto e, ormai, non mi sarà più corretto da nulla, neppure dal Covid-19.
Non sono un clericale, ma avendo, per più di 40 anni, fatto il mestiere del filologo, sono stato abituato – dalla critica del testo, dalla linguistica e dalla glottologia – a vedere ogni espressione udita o scritta da due punti di vista opposti. Si dice, di solito, «in malam partem» e «in bonam partem»: cioè sotto una luce cattiva e sotto una luce buona.
Bergoglio è insopportabile, se lo guardi bene. Può piacere solo a stra-cattolici/cattocom-radical-Rolex che tifano per l’amore universale (salvo poi essere capaci di sparare cacca addosso a chi non è come loro: guarda la nutrita schiera dei preti-antisalvini).
Bergoglio è, sotto la sua aria innocente, scostante più della gattara dei Simpson. Ritira la manina quando qualcuno gli vuole baciare l’anello; strattona i cinesi che gli stringono troppo la manina; tira i pugni a chi offende sua madre (lo ricordate in aereo?); ti guarda, a volte, con una ghigna che se non fa paura, infastidisce.
È un gesuita, un papa nero (come quello anticristo previsto da Nostradamus…?), uno che pure licenzia i dipendenti e non apre le proprietà della chiesa non solo ai migranti da accogliere, ma neppure agli italiani da salvare. I poveri è meglio sfamarli alla Caritas e poi… alla prossima distribuzione di pastasciutta e via.
Da qui a dire, però, che è un papa “infernale”, la gamba credo che si possa sciancare, tant’è lungo il passo! Ai mangiapreti (io non sono un mangiapreti) capisco che la cosa faccia comodo: ma forse non sarebbe male che, con un po’ più di tolleranza e con la calma richiesta dal problema, pensassero che, forse, quell’ometto lì (consapevole, drammaticamente, della propria limitatezza) potrebbe aver creduto che anche lui sia destinato all’inferno per le sue debolezze.
Insomma: non potrebbe essere – quella sventurata battuta – una dolorosa presa di coscienza, un lapsus di consapevolezza delle proprie immancabili colpe?
Non sono don Diego Pancaldo e neppure l’Abate Manone di Tvl, né tutta la serie dei cosiddetti «buocesiani» benpensanti di quella emittente assai politicamente corretta quando e come vuole: ma non voglio neppure girare il pollice all’ingiù. Farlo non mi pare una grande degnità.
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Anche se non credo all’esistenza di dio – o altrimenti non ci sarebbero così tanti preti poco evangelici e molto comunisti, né una storia nefanda della chiesa costellata di deliri di male, sopraffazione, violenze e ingiustizie –, lascio tranquillamente che chi crede, creda anche che Bergoglio si sia confessato nei suoi timori. Papi all’inferno ce n’erano già in Dante.
Questo ometto bianco ne ha già combinate troppe ed è già stato bacchettato a dovere. C’è un limite a tutto, anche alle legnate. Non ce l’ha forse mostrato quel genio del ministro Bonafede liberando quasi 400 topi matti pur senza una plausibile ragione?
Fiat voluntas dei, si deus est (o ammesso che ci sia)…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Non onestà onestà onestà dei 5 Stelle, ma libertà democratica oggi soppressa dai democratici per il bene nostro!
Vedendo il Papa in soglio un forestiero
domandò: «È questo il Santo Padre, non è vero?»
Ma il capitan dei svizzeri che udì
rispose: «Santo no, ma padre sì!»Nino Manfredi