PISTOIA. La sequenza del Consiglio Comunale che discute del post di Lorenzo Galligani è degli anni Venti, ma di un secolo fa.
Prima l’intervento accorato del consigliere capogruppo di Fratelli d’Italia, che si straccia le vesti, si scusa e promette che non lo rifarà più. Denuncia di essere stato vittima di attacchi ingiuriosi, per lui e la sua famiglia, e spiega che il suo bersaglio era il terrorismo islamico. Siamo tutti contro il terrorismo, no?
Poi gli interventi dei gruppi di opposizione, tutti più o meno accalorati nel chiedere il rispetto delle istituzioni che sono chiamati a rappresentare, e quindi le conseguenti dimissioni di Galligani.
Poi gli interventi dei gruppi di maggioranza, unanimi nella condanna dei toni violenti, ma concordi sui contenuti (!). E poi, le dimissioni sono un fatto di coscienza personale, che c’entra la politica? (!!!).
Infine – alla fine, da ultimo, e per forza – il Sindaco: condanna, pacca sulle spalle, solidarietà, piena fiducia sulla sincerità. E grazie a tutti.
Ai consiglieri di minoranza che chiedevano di re-intervenire dopo il Sindaco, è stata negata la parola. Contro la consigliera Bonacchi il Presidente del Consiglio Comunale ha inveito brutalmente interrompendo il collegamento.
Si passa al primo punto all’ordine del giorno.
Due giorni di dibattito pubblico, le cronache nazionali, petizioni firmate da oltre mille cittadini: ecco come si è pensato di chiudere la questione.
Ma la questione non è chiusa. Anzi, apre una fase completamente diversa della vita cittadina, per le forze democratiche e progressiste pistoiesi.
La maggioranza che “governa” la città, da Fratelli d’Italia, alla Lega, Forza Italia fino alle liste civiche, ha scelto di calpestare i principi fondamentali che sorreggono le istituzioni, e sono scritti sulle carte costituzionali, per serrare le fila attorno a quello che si rivela sempre di più essere un sistema di potere.
Nessuno, nemmeno il Sindaco, è libero; tutti, anche i “civici” sedicenti moderati, devono stare al patto di sangue. Il Sindaco non può fare a meno di un pezzo del suo partito, o trema la maggioranza. Ci sarà un rimpasto di giunta, ci saranno nuove nomine; nessuno può tirarsi indietro, se vuole un posto.
Non parliamo più neanche di fascismo/antifascismo (su questo potremmo produrre un dossier lunghissimo), ma di una incompatibilità di fondo con l’etica pubblica – che deve avere coerenza con la coscienza morale di chi sceglie di fare politica – , di una gestione privatistica del potere tra componenti di un gruppo dentro il quale tutto è permesso.
Ma la vostra ipocrisia è ora troppo scoperta. La città deve essere liberata dai vostri “sepolcri imbiancati”.
Ora inizia una nuova Resistenza.
Associazione Palomar