covid-19 & sanità rossa. GIANNESSI E I TAUMATURGICI CORSI PER IMPARARE A INTUBARE. INTUBARE? SÌ, MA I TOSCANI E NEL “LATO B”

Egli (citando ancora Feltri), suonando il suo Olifante, ha voluto far credere che, in tempi di Covid-19, tutti hanno fatto tutto: hanno perfino imparato a intubare i pazienti con polmonite bilaterale covidica. Insomma, dice: «maniche rimboccate e abbiamo acquisito le competenze di espertissimi anestesisti». Queste, più o meno, le sue parole o il loro senso…

 ALLE TERME DI CARACALLA

TUTTE LE BUFALE TORNANO A GALLA!


Viva la sanità di Enrico Rossi, da Bientina e sull’Arno in tutti i fossi…

 

CHE LA SANITÀ toscana di Rossi faccia acqua (per non dire di meglio, tipo schifo) non è una novità. Il Granduca di Bientina è stato davvero una forza distruttiva della natura nel regalare ai toscani, in vent’anni di illuminato governo, un sistema sanitario da avanzatissimo 4° o 5° mondo. E lì tutti i compagni del Pd a battere le manine fino a spellarsele per dire “bravo, bravo!”.

Piglio solo Pistoia e commento. Da 850 posti letto al Ceppo, siamo passati a poco più di 500 al San Jacopo, che, però, è un grande ospedale con una bella statua della mamma che alza al cielo il proprio bambino. Le manca solo la parola, che non può che essere una preghiera come questa: «Padreterno, Dio beato | salva tu questo mio nato: | ormai schiavo del Piddì, | la salvezza dàgli qui!».

Alla prima pandemia (iaia-ò!) la sanità di Rossi ha fatto flop, flip e flap. Il flup s’ha ancora da vedé, mentre il flep sarà sostituito dalle felb-o di antifascismo che vogliono farci a tutti con la scusa del Covid-19.

Ci vorranno iniettare un vaccino non di vacca, ma di cacca, come tutta la poderosa opera di riforma al futuro iniziata da Enrico XII di Bientina, detto Enrico il Leone, a partire dai 428 milioni di €uro volatilizzàtisi a Massa: e spiegatemi come fanno a sparire 800 miliardi delle vecchie lire che i giudici non hanno saputo ritrovare. Eppure non erano affatto il pisellino in-ino del Bacchino di Boboli!

Il pisellino ino-ino del Bacchino di Boboli

Poi, ovviamente ci sono stati gli ospedali nuovi di zecca, costati uno squasso di €uromilioni e destinati a non funzionare: piccoli, stretti, brutti, rachitici e spesso destinati a infiltrazioni d’acqua dal di sopra e dal di sotto. Tanto stretti che il Santo Stefano di Prato deve essere ampliato e sono previsti 18milioni di spesa che, in Italia, diventeranno, come minimo, 36.

Ma nessuno poteva dire nulla: poiché osammo contraddire pubblicamente che quanto andava affermando e scrivendo la signora Daniela Ponticelli, glorificata addetta stampa dell’Asl (allora) 3PT di Roberto Abati, e poi capa della velineria di azienda di Paolo Morello Marchese, una provvida commistione (grafia giusta) di disciplina (Gianfrancesco Apollonio, Giampaolo Marchini e Simona Poli), non sapendo a cos’altro attaccarsi per romperci i coglioni, si aggrappò come un gatto, alla parola tromboviolinate, maturando un’augusta teoria linguistica (la lingua serve anche a leccare…) secondo cui quel termine era – udite e toccatevi i testicoli! – sessista. Perché quando i compagni non sanno che dire, il salmo finisce in gloria condita con salsa di sessismo, fascismo, odio, xenofobia, nazismo, omofobia e… «la maiala della tu’ zia» (come da Vernacoliere).

«All’apparir del vero | tu, misera, cadesti: e con la mano | la fredda morte ed una tomba ignuda | mostravi di lontano», scrisse il Leopardi per Silvia; versi rivedibili per la superprotetta (dal Pd) Ponticelli in: «All’apparir del vero | tu, Velina, cadesti: e con la mano | la tromboviolinata fredda e gnuda | mostravi al colle e al piano».

Eppure, e nonostante tutto – forse anche perché la commissione di disciplina che la mandò indenne, bastonando noi giornalisti liberi dal Pd, la incoraggiò in tal senso –, Ella (direbbe V. Feltri) ha insistito a raccontare balle e palle, da noi puntualmente annotate e sottoposte a chi di dovere; i palamari che – con l’etica del tonno Palmera (F. Cossiga) e delle toghe rosse – hanno continuato a difenderla in maniera che definire vergognosa è semplicemente una veniale bestemmia dinanzi alla faccia di dio – che, evidentemente non esiste o, altrimenti, chiesa e Pd sarebbero già scomparsi dalla faccia della terra.

Pagine da Foia-Sandro Giannessi__Pagina_1

Ma il malcostume mezzo gaudio che esplode nel partito dei bibbiani e filo-bibbiani, ha continuato, imperterritamente, a confezionare fake, mozzarelle e bufale, bombe, bombarde e loffe a tutto spiano.

Una delle ultime è stata, un mesetto fa, la grossa suonata da corno alpino che ci ha donato La Nazione, un giornale che, da Bettino Ricasoli a oggi, ha bevuto troppo vino e s’è troppo arrossato, diventando, infine, a nostro giudizio, poco attendibile perché privo di qualsiasi filtro logico-analitico della realtà nella narrazione dei fatti.

Questa strombazzatona o tromboviolinata o loffa di bassissimo tono, è stata la storia scaricata dal dottor Sandro Giannessi, il capo delle chirurgie di non so bene quanti ospedali (chiedetelo alla Ponticelli).

Egli (citando ancora Feltri), suonando il suo Olifante, ha voluto far credere che, in tempi di Covid-19, tutti hanno fatto tutto: hanno perfino imparato a intubare i pazienti con polmonite bilaterale covidica. Insomma, dice: «maniche rimboccate e abbiamo acquisito le competenze di espertissimi anestesisti». Queste, più o meno, le sue parole o il loro senso.

I colleghi dell’ordine dei giornalisti che contano, ci rompono periodicamente i coglioni insegnandoci che, per etica, non si deve credere a nulla a occhi chiusi, ma occorre sempre approfondire e verificare. Tutti noi, gregge degli scriventi, torniamo a casa e abbiamo capito tutto. Poi, alla prima bomba sganciata da Enola Gay, ci scordiamo di tutto e battiamo le manine, appunto, fino a spellarcele:

Il Sommo Proeta | del Vernacoliere, | sta’ certo che allieta | le tristi tue sere [Ps. Metastasio]

Battiam battiam le mani
arriva il direttor
battiam battiam le mani
all’uomo di valor
gettiamo tulipani
e mazzolin di fior
cantiamo tutti in coro
evviva, evviva
ed una coppa d’oro
doniamo al direttor.

A noi, rompipalle postdatati come gli assegni a vòto, perché risalenti a prima della seconda metà del secolo scorso, certe cose non tornano. E allora ci mettiamo in moto. Peccato, però, che il nostro naso/tartufo sia più da cane che da Madame Bovary.

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Con tutte le cellulacce olfattive e i peli che ci spuntano dalle narici, riusciamo a intercettare più odori (o puzzi?) di chi ha sempre fazzoletto/ pezzuola/ moccichino con cifre ricamate dinanzi al nasetto in sù alla francese.

La storia del dottor Giannessi è bellissima. Ha un solo difetto: non ha una minchia di pezza d’appoggio che ci dica e ci attesti che è vera. Hai voglia a chiedere l’accesso Foia ai documenti che dovrebbero esserci ed esse a disposizione dei toscani!

L’unica foia che si conosca in Regione è senz’altro un’altra e di un altro tipo: quella di intubare sì i toscani, ma dalla parte del culo, cari comunisti tuttofare.

Provate a dire che non è vero, se ne siete capaci!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Oggi la verità ha un solo colore: il rosso. Si mantiene in vita in un solo modo: i vaccini. La repubblica non c’è più e non c’è più Costituzione dal regno di Re Giorgio in poi. Ma la verità vera è olio extravergine: ti scappa sempre di mano…

Chiedi all’amministrazione trasparente: e sarai mandato direttamente a fanculo.


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