covid mentale. GIORNALISTI? TANTI ISCRITTI, POCHI DAVVERO PROFESSIONALI E UN DIS-ORDINE CHE FA PIÙ DANNI DELLA GRANDINE

Il “palamarismo istituzionale” ha invaso il mondo e quindi anche la professione di quelli che un tempo il Gozzano definiva sprezzantemente «gazzattieri» e che oggi la gente comune, quando si incazza, chiama più gentilmente «giornalai», offendendo però una categoria spesso più seria di certi sedicenti e boriosi cronisti…

 

Scoprire che proprio coloro che devono rappresentarvi la realtà sono i primi a appropriarsi delle opere d’ingegno altrui senza darne ragione e ingannando il lettore nel fargli credere che quelle parole siano frutto del sacco della farina di una redazione che ha lavorato intorno all’argomento perdendoci sù più tempo di un semplice copia-incolla, è un’operazione di onorevole credibilità?

LE DONNE CHE IN CARRIERA SONO ENTRATE

PRESTO ANCOR PIÙ SARÀN VALORIZZATE?

FARÀN VELOCI COME FA UNA VAMPA

SPINTE A CALCI  DAL SANT’UFFICIO STAMPA?


 

IERI, 24 LUGLIO, Il Tirreno è uscito con il servizio (?) che vedete qua sopra.

Noi vi invitiamo semplicemente a confrontarlo con l’articolo che segue queste poche righe, scritto e pubblicato da Daniela Ponticelli (capo ufficio stampa Usl) il giorno prima, giovedì, 23 luglio 2020, alle 11:23.

Dal sito ufficio stampa dell’Ausl Toscana Centro. 1
Dal sito ufficio stampa dell’Ausl Toscana Centro. 2

Intanto un paio di domande che riguardano un aspetto deontologico non marginale, quello di utilizzare roba d’altri senza citarne l’origine e la provenienza:

questa prassi più degna di un ufficio pubblico sovietico (ove tutto e di tutto è ammesso) favorisce davvero quello che è il dovere di stampa e giornalisti come previsto dal testo dell’art. 2 della Legge 69/1963: «Giornalisti e editori sono tenuti […] a promuovere […] la fiducia tra la stampa e i lettori»?

Scoprire che proprio coloro che devono rappresentarvi la realtà sono i primi a appropriarsi delle opere d’ingegno altrui senza darne ragione e ingannando il lettore nel fargli credere che quelle parole siano frutto del sacco della farina di una redazione che ha lavorato intorno all’argomento perdendoci sù più tempo di un semplice copia-incolla, è un’operazione di onorevole credibilità?

È giusto lasciar credere al lettore che la commedia rappresentata è fedele trascrizione della realtà, tacendo che il testo non viene da Shakespeare, ma da un sostanziale “velinificio” come l’ufficio-stampa dell’Usl Toscana Centro – che tuttavia è molto caro e apprezzato anche dalle commissioni di disciplina (a nostro giudizio assai discutibili) dell’ordine dei Giornalisti della Toscana?

E, ultima domanda: come si fa a definire giornalisti quegli pseudo scribi (non altrimenti oggettivamente definibili) che di questa prassi fanno una regola “professionale” (tra virgolette perché di professionale non ha nulla)?

Pinocchio e Sanità: organi sostanzialmente compatibili… Ma di questa gente siamo anche morti

Cosa pensereste di un virologo di fama internazionale se scopriste che, per i suoi studi, si serve e scopiazza, come documenti di base, solo dei bugiardini delle confezioni che escono dalla aziende farmaceutiche?

Si può capire tutto, ma se il fatto è atrocemente evidente – come le storie di Palamara e dei carabinieri di Piacenza (e ho specificato: di Piacenza) –, perché mai i lettori dovrebbero aver fiducia nei cronisti piuttosto che minacciarli e offenderli in strada, cosa che turba profondamente il presidente uscente Carlo Bartoli?

Un presidente che io, come ex collega al Tirreno, stimo per la bontà, l’umanità e l’estrema correttezza, e non meno per la professionalità: ma di cui applaudo la sua decisione, ufficializzata il 23 luglio scorso all’assemblea dell’Ordine: «Questa è un’assemblea molto particolare per me perché è l’ultima da presidente: ho deciso infatti di non ricandidarmi al Consiglio regionale. È importante favorire il ricambio di idee e dare ad altri colleghi l’opportunità di crescere e mettersi al servizio della nostra professione».

Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana

Hai deciso bene, caro Carlo, di non voler più seguire in nostro dis-Ordine e te ne do espresso atto pubblico, merito e riconoscente apprezzamento: meglio in disparte che far parte, in qualche modo, sia pur minimamente, di un organismo che dà l’idea di essere, sì, un orto sociale, ma che si rivela condotto da qualche caporale di giornata non meglio di come accadeva (e forse, anche, accade) nel Santo Csm.

E ora due battute per alleggerire – ma neppur tanto. Ci deve essere, forse, qualche movimento in aria se, già da qualche tempo, l’ufficio stampa e la signora Ponticelli carezzano, per il verso del pelo, sia la dirigente di Pescia, Sara Melani (creandole intorno bufale grosse come il Pirellone di Milano); sia quell’esempio di sacrificio umano (la fortunata signora Lucilla) che è andata impavidamente incontro a mille rinunce e infiniti sacrifici familiari pur di fare carriera (e perciò riconosciuta come eroina, grazie al signor Paolo Pierucci, anche dal sindaco Benesperi di Agliana).

E fu così che Eva, abbronzatissima, e Adamo, fasciato, «mangiònno» la mela fatale dinanzi all’ospitale…

Lei ha interpretato perfino Eva con la mela in mano nel Paradiso Terrestre insieme a un Tomasi-Adamo. E speriamo che, di mela in mela, nel famoso Eden del San Jacopo, non sia lei che, invece di mangiarsela, la mela, alla fine la fa a noi, il suo popolo-gregge…

Sara Melani, direttore ospedale di Pescia

In gloria immortale di un Andreotti che vive oltre la morte nella saggezza universale: non sarà che entro poco tempo la Sara Melani e la Lucilla Di Renzo saranno le due donne scelte per guidare la prossima navetta spaziale per Marte?

Chissà cosa mestano, di preciso, il sor Paolo Morello Marchese e le intelligenze del famoso ufficio stampa dove la Ponticelli, pur pagata come portavoce del direttore generale, ha sempre riscosso tale prebenda fino al dicembre del 2015, ma – lo ha ufficialmente dichiarato lei – quel compito altisonante non lo ha mai svolto…?

Misteri dei comunisti e anche del dis-Ordine dei Giornalisti…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Perché l’Ordine mi impedisce di scrivere liberamente
quello che penso, vedo, sento e osservo?
Perché vuole piegarmi alla sua democratica dittatura etica?

I comunisti (anche se a Berlino e a Bruxelles li chiamano democratici e/o progressisti) sono fatti con lo stampino del “politicamente corretto”: una sola lingua e un solo motto-idioma «Basta comandare da Roma»!


 

STROKE-TEAM COME SON BISCHERI GLI ITALIANI

QUANDO FANNO GLI ANGLOFONI A OGNI COSTO!


Print Friendly, PDF & Email