e venne il giorno della vendetta (film, 1963). LECCETO E ROGNE. ERANO IN DIECI NÉ GIOVIN NÉ FORTI E TUTTI STORTI (DI CERVELLO). 20 – Parte 3

In Comune non avendo altri argomenti, hanno deciso di scaricare le loro armi addosso a chi c’era. Volevano fare il sopralluogo e non sono riusciti a farlo. Volevano sanzionare e si sono attaccati a un filo di luce che è lì dagli anni del dopoguerra. Volevano punire il colpevole che ogni giorno gli ricorda che le strade e le piazzole di uso pubblico in àmbito di area protetta non possono in alcun modo essere chiuse e se la sono presa con i familiari. Ma per entrare in Comune, bisogna essere comunque «esperti di non ragionamento»?

 

Odoardo era il mio nonno paterno. Morì per cause di guerra ma non avrebbe mai immaginato di lasciarci un paese di squinternati come quello in cui stiamo vivendo. Severo e burbero, povero contadino ma con la coscienza pulita…

 

LAVORAVAN DENTRO E FUORI

I GEOMETRI SIGNORI…

SUSSIEGOSI COME IL MULO

LOR FACÉAN DA POTTA & CULO!

 


 

Il cartello del Comune è stato tolto. Chi è stato il figlio di buona donna che l’ha smontato, signor Marco Bai? La vuole fare una indagine o preferisce di no?

 

ERA IL 12 AGOSTO 2020 e avevo cominciato da poco la guerra con il Comune della dis-amministrazione quarratina, quando ricevetti questa mail:

Buonasera Edoardo,
dopo l’ultima lettura dell’articolo sulle vicende amarissime di cui ci dai conto non posso che complimentarmi con te.

Orami le puntate si susseguono e il puzzle diventa sempre più sconvolgente, assurdo e delittuoso.

Mi stupisce ogni volta la tua forza e la tua costanza, l’amarezza e la rabbia, il dolore malcelato e la pretesa di giustizia, il grido di protesta e ancora molto altro.

Complimenti e riconoscenza per il carico e la fatica che ti accolli.

La questione non è lungi da esser solo tua, è anzi una fattispecie ricorrente, diffusa, tante famiglie potrebbero, se ne avessero modo e capacità, raccontare la propria.

Tutti siamo leccetesi (si può dire?).

Personalmente potrei ricordare, se non fosse solo spiacevole, un progetto di ristrutturazione di immobile vetusto, un rudere quasi, che in quel di *** presentammo all’inizio degli anni ottanta.

Il disegno fu visionato più volte da Fabbri (***) e sempre respinto.

Alla fine fummo presi per logoramento, eravamo giovani e squattrinati, e anche su consiglio del tecnico che aveva visto la mala parata, accettammo la sconfitta, fu fatto come lui volle.

Inutile dire che si trattava di quisquilie, non certo di volumi, superfici o elementi portanti.

Insomma vinse la protervia contro il cittadino suddito.

Questo è il destino del nostro territorio, pianura e collina devastate, abbandono, frane, incuria, inquinamento, nessuna salvaguardia del bene comune, nessuna assunzione di responsabilità, anzi fuga a gambe levate anche da progetti importanti di possibile sviluppo a vantaggio di tutti.

Deboli con i forti e forti con i deboli. Gioco facile con cittadini-rane bollite.

Tu hai una corazza dura e ancora il calore della pentola non ti ha raggiunto.

Inutile dire che appena il tempo sarà più clemente me ne andrò al Nelli (terra intrisa di sudore e fatica dei miei avi – la famosa campagna giardino) e mi allungherò anche al Lecceto.

Passerò davanti alla casa in pietra della *** Eginia, della Lea Attucci, nel Barchieri, della Lida, a Piseri, e ancora e ancora.

Da bambina andavo in cava agli Arancini, mi sembra di capire che ormai non sarà semplice.

E questo cartello fu tolto di mezzo… Chi è stato?

È molto tempo che non torno a Orio, la casa dei miei nonni, quella che comprarono e ristrutturarono in via delle Mulina (a Cinci per capirsi) è ora abitata da ***, mentre il terreno del nonno *** intorno al *** è gestito da ***. Mia madre non ebbe nulla di eredità, e va bene così. Abbiamo avuto dei nonni fantastici, colonne della nostra educazione, esempi di onestà e rettitudine.

A volte tornare lì dove siamo cresciuti scatena un carico di emozioni che non sempre è sostenibile.

Se posso permettermi ti chiedo di non mollare!

Pochi giorni fa, invece, ho ricevuto la lettera che avete letto in apertura e che è dedicata espressamente alla giunta di resistenti in ciabatte di Quarrata e ai suoi valentissimi tecnici che molto spesso confondono il culo con le quarant’ore e se ne sentono anche orgogliosi.

Leggete questi documenti con attenzione e non chiedetevi perché ho fatto dei tagli: se avessi messo nome e cognome o chiari riferimenti a fatti e persone, non immaginate quante immediate forme di ritorsione ci sarebbero potute essere contro di loro.

Contro di me – ad esempio – e per quello che di vero ho detto, si sono scatenati tutti: dai comandanti delle false dichiarazioni sulle strade vicinali e interpoderali, ai cognati del Partito Democratico, ai tecnici che si gonfiano come bomboloni perché sono i tutori dell’applicazione della legge, una sega! Ieri sera ho pubblicato delle notarelle sul grande Oliviero Billi, il comandante della legalità. E continuerò a farlo anche se tutti (e se dico tutti vuol dire tutti) mostrano un odio così viscerale nei miei personali confronti e nei confronti di miei familiari, che – se fossimo in altri luoghi – mi avrebbero già mandato qualche lupara per farmi fuori.

L’amministrazione italiana (e quindi toscana e quindi quarratina) è questa: fuffa, cagate e dichiarazioni in erezione di delirio di potentia coeundi: forti coi deboli, deboli con i forti.

Hanno deciso di piegarmi, ma sbagliano: perché l’ufficio tecnico comunale ha dato a chi aveva e ha tolto a chi non aveva. Non è una calunnia – come qualcuno erroneamente pensa e sostiene – dire che a Quarrata l’amministrazione non è imparziale: è la pura verità.

Cosa siamo per loro

Se poi fra tutti vogliono darmi torto, lo faranno senz’altro secondo un loro usuale immorale costume, appreso – anche dai Pd della questione morale – dalla santa chiesa cattolica apostolica romana e dai processi a Galilei o a Bruno. Ciò non toglie che questi metodi non siano squallidi e indegni di gente che sbandiera la propria partigianeria in ciabatte.

Invece che cagare fuori del vaso, mandando di corsa un contingente di 10 guerrieri a catturare una zanzara, non sarebbe stato più logico, economico ed efficace prendere contatto con la proprietà per un vero sopralluogo e non per una prova di «Questa sera si recita a soggetto» qual è stata quella di quarrata, gioie & dolori. lecceto e rogne. erano dieci né giovin né forti e tutti storti (di cervello). 20 – parte 2?

Spreconi e scialacquatori con i quattrini del popolo; e arroganti del loro strapregno sussiego.

Gli rivolgo una domanda molto precisa e mirata: perché, o campioni della fetecchia, non aprite una bella inchiesta su chi, dei vostri armigeri dell’Utc, la mattina lavorava a miccino in Comune e il pomeriggio a cottimo dal geometra Ponziani o dall’ingegner Sassaroli o anche, forse, da altri? Questa sarebbe legalità vera!

Vi do i loro numeri di telefono “castrati”. Fate uno sforzino, una volta tanto, col vostro cervellino. E mostrate di essere davvero sanificati come se aveste fatto il bagno nell’Amuchina contro il Covid della corruzione strisciante.

Tanto la verità è quella che è e – come la merda – viene per forza a galla. Ma ci arrivate o no?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Per l’articolo 21 il perdon non va a nessuno!


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