carità pelosa (diceva il manzoni). I 6MILA EURO ALLA CARITAS DI DON TOFANI RESTANO AL CENTRO DI UN COMPLICATO CASINO

Ornella Pellegrineschi con don Tofani: una collaborazione di ferro che prosegue da lustri e non solo nella direzione del coro [da Fb]

 

Onestamente a questo giornale rompipalle pare che qui, nonostante tutti i crocifissi e le bandiere palestinesi che ci sono in chiesa, si lavori non – come si dice – “alla io boia”, ma piuttosto in perfetto “stile Becciu-Marogna”

 


 

AGLIANA. L’esperienza insegna che possono avanzare delle uova, qualche porzione di lasagne o qualche bicchiere di vino, come zucchero, scarpe o giornali ma comunque tutte cose che hanno un utilizzo definito nella quantità per la soddisfazione di bisogni determinati.

Ed è cosa davvero insolita che avanzino “vaìni” o, come dicono la Morabito e la Pellegrineschi in un delizioso burocratese, “…siano ancora disponibili risorse economiche pari a € 6.000,00” che, volgarmente tradotto da noi cafoni e giornalai, vorrebbe dire che “non sono stati erogati”, non avendoli loro medesime, assegnati.

La Parrocchia di San Piero ha tre organizzazioni che servono per intercettare risorse: Centro Ascolto, Ristorante Verdi e Porta Aperta

La circostanza ci permette di procedere in una analisi con due conclusioni:

  • Si sono esauriti – su tutto il territorio aglianese – i “nuclei familiari che si trovano maggiormente esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza Covid-19, più in generale, in stato di bisogno per soddisfare…”
  • Non sono stati erogati i buoni che sarebbero stati graditi alle molte famiglie in difficoltà dato che, come dice l’Ordinanza del 29 febbraio della Protezione civile “…ciascun Comune individua la platea dei beneficiari e il relativo contributo tra i nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza epidemiologica da virus Covid-19 e tra quelli in stato di bisogno, per soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali con priorità per quelli non già assegnatari di sostegno pubblico”.

Quindi, assumendo che la “platea dei beneficiari” non si è affatto esaurita – questo non lo dobbiamo spiegare noi ai lettori, come si potrà intuire – e che le difficoltà colpiscono continuamente la generalità dei cittadini, come possono essere “ancora disponibili” delle risorse?

Non le hanno più richieste o non sono state più distribuite, in ipotesi, per costituire una provvista a favore di qualcuno o qualcosa; una provvista poi stornata? Possiamo farle, delle ipotesi, o ora, nel politically correct è vietato anche pensare se non si pensa a sinistra?

I criteri individuati dalla Pellegrineschi e dalla Morabito nel margine finale della determina che assegna i resti a don Tofani, sono davvero aleatori: cosa vuol dire dare la priorità alla “numerosità del nucleo familiare” (?!) e se già ci sono persone che sono “individuate dai Servizi Sociali” per la loro indigenza, perché fare questa triangolazione con la Caritas e non agire direttamente?

Non potevano proseguire nella distribuzione dei buoni direttamente in Comune? Se l’è posta questa ovvia domanda la SS Trinità apostolica delle dirigenti super esperte Morabito/Pellegrineschi/Aveta?

La parrocchia di San Niccolò non ha ricevuto un euro dal Benesperi, però le hanno ripulito i muri gratis. Don Rodolfo non potrà lamentarsi

In Comune non sapevano che ci sono altre due parrocchie, servite da don Anthony e don Rodolfo, entrambe avamposti della Caritas diocesana?

Don Rodolfo è attualmente impegnato a ospitare due immigrati che alloggiano nei locali della parrocchia e che, sicuramente, avranno esigenze di sostegno, anche se non sono certamente residenti e italiani e non hanno famiglia.

Quindi non sarebbe stata più ecumenica e moralmente giustificata e diffusa sull’intero territorio una ripartizione fatta per tutte e tre le parrocchie?

Lo dice l’ordinanza 447 che, sul territorio (e quindi nell’intero Comune, ovvero anche nelle parrocchie discriminate di Spedalino, San Niccolò e San Michele), “…ci sono ancora persone e nuclei familiari in stato di bisogno alimentare… vulnerabili e con necessità di aiuto”.

Perché la Morabito sottoscrive la determina 447 e al capoverso 4 deve “ribadire” che la collega direttor(A) della corale parrocchiana “Ornella Pellegrineschi è responsabile del Procedimento”? Non si ravvisa, in questa ridondante proposizione, un’ipotesi di evidente falsità essendo dimostrato che la Pellegrineschi è incompatibile per le sue relazioni in costante contiguità con la corale della Parrocchia del Tofani e con la Caritas?

Non erano i servizi sociali che dovevano individuare la platea dei beneficiari, rimessa in modo acritico e territorialmente alla discrezionalità di don Paolo Tofani? Come si potrà escludere che il presidente della Caritas locale, il proposto di San Piero, non disponga donazioni in favore di soggetti non residenti nell’intero Comune, con possibili inferenze extra-comunali (sì, avete pensato bene), quale potrebbe essere la consociata parrocchia di Vicofaro?

Questa giunta ha problemi interni ed esterni. E a questo punto ha già perso il Comune: se si capisce, bene; altrimenti è lo stesso così

E in questo pasticciaccio non sussiste un’ipotesi di false dichiarazioni dei dirigenti, corresponsabili (lo dicono loro) quando entrambe dichiarano espressamente di non avere nessun conflitto di interessi in corso?

Ridicole – scusate – le precisazioni o raccomandazioni sui “criteri di erogazione” che la Morabito ricorda nella parte finale della determina 447: pensa che don Tofani le rispetti solo perché glielo hanno scritto lei e l’Ornella?

Ma in Comune le tre Grazie del Canova hanno mai sentito parlare di bandi pubblici con manifestazione di interesse per una assegnazione di “fondi pubblici”  libera da conflitti di interessi e da falsità?

Onestamente a questo giornale rompipalle pare che qui, nonostante tutti i crocifissi e le bandiere palestinesi che ci sono in chiesa, si lavori non alla – come si dice – io boia, ma piuttosto in perfetto stile Becciu-Marogna

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]


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