SERRAVALLE-CASALGUIDI. Domenica 7 settembre 2014, per il comune di Serravalle P.se è una data importante. Settanta anni fa, il comune fu liberato dall’occupazione tedesca e dal giogo fascista.
La frazione di Casalguidi, già il 6 settembre a prezzo di gravi perdite, fu occupata dalla formazione anarchica S. Fedi, proveniente da San Baronto e in ultimo dalla formazione comunista n. 1.
Il capoluogo e le frazioni limitrofe furono liberati il 7 dalla formazione azionista Castellina e dalle comuniste, Fantacci e Faliero. I precedenza, nel territorio comunale, il 29 luglio erano stati uccisi, in circostanze ancora non chiare, il capo partigiano Silvano Fedi e il suo luogotenente Giuseppe Giulietti. Mentre il 1° agosto venne fucilato l’altro partigiano, Brunello Biagini di Cantagrillo.
Il 22 aprile 1979, per interessamento, della sezione Anpi di Bonelle-Pistoia e tramite una sottoscrizione pubblica, furono inaugurati i monumenti a Montechiaro e Groppoli. Il primo in onore di Silvano Fedi fu fatto dallo scultore Umberto Bovi. L’altro fu posto in località Groppoli (Pistoia) in ricordo della fucilazione del partigiano aglianese Adelmo Santini.
La scultura in bronzo, dedicata a Silvano Fedi, è composta da una figura di un corpo in bronzo in terra che ha il significato del partigiano che si disintegra e vola verso la libertà.
Il monumento in bronzo è una stele, che significa, un urlo dal basso, verso l’alto, per la liberazione. Mentre il triangolo posto in alto, ha il senso della perfezione della libertà, da molti cercata e mai raggiunta.
L’importante sito era rimasto anonimo e ancora oggi era mancante di un cartello che illustrasse la natura del monumento e la vicenda a cui si ispirava.
Dopo avere superato vari ostacoli, finalmente, domenica non sarà più così. Nell’interessarmi della vicenda, il mio pensiero è sempre stato per la figura del Fedi, eroe senza tempo, onesto, che sicuramente a fine guerra avrebbe denunciato non solo i fascisti, ma anche gli inciuci e compromessi, di parte della resistenza e anche, alcune delle sue deviazioni. Forse fu proprio questo, il motivo della sua morte.
Alla cerimonia, che avrà inizio alle ore 10, parteciperà l’Anpi di Serravalle, con il suo presidente Luigia Cafferi, il sindaco Eugenio Patrizio Mungai e anche il fratello di Silvano, dottor Bruno.
Roberto Daghini
Centrosinistra per Serravalle-Rifondazione Comunista
Con il Daghini ci troviamo non spesso ma quasi sempre in disaccordo. Non è per una semplice contrapposizione fine a se stessa, per puro spirito polemico fra due “comunisti distanti” fra loro.
Anche nel caso di cui ora ci occupiamo, e in particolare sulla figura di Silvano Fedi, come non notare l’ambiguità della sinistra ufficiale, lin particolare di quella “comunista” ora localmente rappresentata dal rifondarolo Daghini.
Cito testualmente “sicuramente a fine guerra avrebbe denunciato (Silvano) non solo i fascisti, ma anche gli inciuci e compromessi, di parte della resistenza e anche, alcune delle sue deviazioni. Forse fu proprio questo, il motivo della sua morte”.
Ebbene, quali sono gli inciuci di cui parla se non l’appiattimento anche del CLN pistoiese alle esigenze derivanti dagli accordi a suo tempo presi a livello generale dagli esponenti togliattian-stalinisti della Resistenza con le forze della borghesia.
Silvano Fedi non era un marxista, ma sicuramente è morto per un ideale e per una società da costruire su valori opposti a quelli che anche a sinistra rappresentata dal PCI di Togliatti, ecc. ha poi promosso e caldeggiato.
Al pari di Lui “tanti eroi senza tempo”, comunisti non perchè solamente e semplicemente antifascisti, ma perchè lottarono e morirono per una società diversa e socialista, furono traditi dall’opportunismo di quel PCI.
Piangere oggi su quei martiri da parte degli eredi e sostenitori dello stalinismo, mi appare francamente, politicamente parlando, un atteggiamento da farisei.
ROBERTO DAGHINI SCRIVE
________________________
AGLI AMICI DI PISTOIA ROSSA
Essere comunisti non vuol dire avere sempre le stesse idee o sposare incondizionatamente ciò che viene proposto. Io non ho venduto il cervello a nessuno e se una cosa è ingiusta la condanno, anche se chi la propone è di fede comunista.
Rifondazione era nata, come movimento inglobava al suo interno, molte correnti di pensiero diverse, dai troskisti, leninisti, riformisti ecc…
In questi 23 anni, ha subito 10 scissioni, quasi tutte, a causa della mancanza di adeguate sedie, non distribuite ai leader scissionisti. Ciò ha impedito che dopo la scomparsa del Pci, in Italia si formasse un partito di sinistra importante.
Gli amici di Pistoia rossa, si confondono, perché Rifondazione, non è mai stata stalinista, anzi era contro questa visione e nonostante tutto nella galassia dei partiti comunisti, oggi è il partito più organizzato.
Se essere comunisti per alcuni vuol dire riproporre schemi e visioni della vita di 100 anni fa, vuol dire che ha capito poco. I principi di base sono ancora validi, anzi lo saranno sempre, ma vanno applicati in una realtà attuale.
Non sono più tollerati dalla gente i bei grandi discorsi ideologici e magari non applicabili nelle necessità di vita corrente. O di amministratori o dipendenti pubblici, che si dichinarono comunisti, ma all’atto pratico, sono assenteisti, lavorano poco o parlano senza fare nulla di concreto: questi a mio giudizio vanno messi sullo stesso piano dell’imprenditore che evade la tasse.
Per quanto concerne la figura di Silvano, che molti omettano di dire che era anarchico, fu sempre in contrapposizione con la corrente stalinista del Pci, che per opportunismo o per altro aveva stretto un accordo con i fascisti locali, che se per un verso fu positivo, perché durante la guerra limitò la repressione e, dopo, episodi di resa di conti, dall’altro non fu fatta la dovuta epurazione.
Personaggio scomodo per alcuni ancora oggi, basti pensare che, in libri di storia locale, alcuni autori, hanno omesso di citare la sua fucilazione sul territorio serravallino e di dire che a liberare il paese di Casalguidi fu la sua formazione.
Ma la storia si può momentaneamente nascondere, ma non si cancella.
Roberto Daghini
Ci sembra che Roberto Daghini tenti di ricreare una “verginità comunista” al suo partito, il PRC.
Chiude la sua risposta a PISTOIA ROSSA dicendo testualmente: “Ma la storia si può momentaneamente nascondere, ma non si cancella”. Ha ragione. Ma così dicendo si dà la zappa sui piedi.
Con impudenza dice che il suo partito non è mai stato stalinista. Ebbene. L’intera storia del PRC e dei suoi gruppi dirigenti di maggioranza si è basata sulla vera e propria mistificazione del comunismo rappresentata dal togliattismo, figlio legittimo dello stalinismo. Parlano i fatti.
La costante ricerca di una collaborazione di Governo, ad ogni livello, con le forze della borghesia, ha sistematicamente contraddistinto la tattica e la strategia politica del PRC.
Tutte le peggiori politiche messe in atto dai vari governi di centro sinistra (che hanno fatto da apripista a tutte le nefandezze via-via messe in atto dai vari governi) sono state sostenute ed approvate dal PRC: dal pacchetto Treu ai CPT, dalle più grandi privatizzazioni alle missioni di guerra, dalle regalie alla FIAT alla detassazione dei profitti delle banche, fino al TAV.
Solo per fare un esempio: il suo attuale segretario, Ferrero (scudiero di quell”osceno Bertinotti che per 12 anni è stato il padrone assoluto di quel partito) oggi si dichiara contro il TAV, Ma quando era ministro nel secondo Governo Prodi (2006/2008), approvò i famosi 12 punti (dichiarati “non negoziabili) dove al terzo dei quali era espressamente prevista la realizzazione di quel devastante e inutile progetto.
Certo, se si riduce il comunismo ad una “corrente di pensiero”, o ad una riproposizione di “schemi e visioni della vita di 100 anni fa” – come fa il Daghini – vuol dire proprio che del comunismo non si è capito nulla. Se si riducono i vari Marx, Engels, Luxembourg, Lenin, Trotsky, a “icone inoffensive” (Stato e Rivoluzione), vuol dire che si può fare tranquillamente scempio dei loro principi. Che, se ricondotti nell’ambito delle Ideologie, anzichè in quello scientifico proprio del materialismo storico e del marxismo, possono essere anche dichiarati vecchi, stantii, “non più tollerati dalla gente ….bei grandi discorsi ideologici e magari non applicabili nelle necessità di vita corrente”, possono incontrare il favore dei revisionisti, strumenti ciechi della borghesia e del capitale. Ma non certamente quello dei marxisti rivoluzionari, dei “comunisti” (nel senso più proprio del termine).
Caro Daghini, dici che gli “amici di PISTOIA ROSSA si confondono”. A me pare che la confusione sia tutta racchiusa e ben evidenziata nella tua replica.
Mario Capecchi . PCL Pistoia