processo politico 5. PLATONE AVEVA L’ACCADEMIA, ARISTOTELE IL LICEO: PISTOIA PUÒ CONTARE SU PROCURA E AULA SIGNORELLI. MA I MAGISTRATI CHE RINVIANO A GIUDIZIO I “CRIMINALI” POSSONO FARE IMPUNEMENTE CIÒ CHE VOGLIONO? O ANCHE LORO SONO SOGGETTI ALLA LEGGE?

Riflettendo a voce alta sui silenzi “odorosi di colpa”, cadono letteralmente le braccia al pensiero che, nonostante l’evidenza, la Procura procede spedita pur consapevole di sfasciarsi contro gli scogli: tanto paga il popolo come sempre…?


 

Il popolo italiano affida l’amministrazione della giustizia ai magistrati per essere trattato da criminale a prescindere?


 

Finiamo, orsù, qualsiasi discussione

e sopprimiamo la Costituzione !

 


 

La Nazione del 16 marzo scorso

 

Il fatto che in questi giorni il sostituto Claudio Curreli abbia ricevuto due “grazie” da La Nazione (una quando il giornale di Bettino Ricasoli ne ha taciuto il nome in relazione alle disavventure di Samuele Baroncelli, l’altra quando lo ha esaltato perché, da ferreo persecutore dei disegni criminosi ha colpito un dipendente comunale in quanto responsabile di non aver fatto chiudere una buca su un marciapiede – vedi foto a destra), mi ha risvegliato la memoria sulle mille domande e inquietudini presentate, a mo’ di riflessioni, al dottor Coletta e al dottor Billet ben più di un anno fa. Entrambi muti.

Ve le propongo pari pari, aggiungendo che – ovviamente – gli dèi non rispondono al popolo bue. E i supra-dèi – intendo la procura di Genova, responsabile delle possibili aberrazioni pistoiesi – pigliano, beccano, incartano e portano a casa, anch’essi senza fare parola.

Del resto come si può pretendere che la medesima corporazione a cui i magistrati appartengono a partire da Mattarella, come un corpo fisico, possa decidere di amputarsi una mano, un piede, una gamba? Non lo farà mai, almeno che non sia un corpo bacato dalla follia. Pesto alla genovese? No: silenzio alla genovese. Tutte cose… indigeribili in questo mondo splendente delle esaltatissime «autorità costituite».

Più di un anno fa furono presentate le osservazioni che séguono. Più o meno in uno stesso momento in cui, per il presunto furto di una chiavA della vigilA Traversi, il luogotenente Salvatore Maricchiolo ebbe una fila di fedeli a portare cartacce in caserma per “troncare le gambine” della comandante dei vigili di Agliana, Lara Turelli (la troncatura gliela aveva promessa la segretaria generale Paola Aveta «se avesse scoperto – disse – che le scappava qualche parola con Linea Libera»)… Sistemi democratici e trasparenti, no?

Il triangolo no, non l’avevo considerato canta Renato. Ma qua’ triangolo? Butto là una trimurti a caso; come Brahmā il Creatore, Visnù il Preservatore e Śiva il Distruttore, mi affiorano alla mente un paio di triadi della Piana: Benesperi-Aveta-Ciottoli. O, anche meglio, Curreli-Maricchiolo-De Gaudio.

E che avrebbero fatto…? Rimando il tutto sine die (per chi non sa il latino: a data indefinita) ad altra puntata. Così l’avvocata Elena Giunti, una sorta di virgiliana Vergine Camilla, regina dei Volsci, combattente del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, indignata perché io creo apposta – dice lei – la suspense dell’attesa come atto criminoso terroristico (certo, avvocata! O il Pci di suo padre Marco e di Re Giorgio come faceva dinanzi ai carrarmati russi a Budapest o a Praga, Elena?); così l’Elena Giunti può perdere ancora un po’ della sua preziosa pazienza e della sua approssimata indignazione.

Con gente così nella stanza del manovratore, come potete vedere nei fatti, siamo messi male, cari lettori, quanto a giustizia (?) nel sarcofago vannifucciano di Cino da Pastoia!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Ecco l’Antologia dei silenzi



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