Questo l’sms lanciato da un vigile a un suo familiare mentre si trovava nella caserma dei carabinieri dove era stato accompagnato nel maggio del 2008 per furti al datore di lavoro, insieme al rappresentante legale dell’azienda intento a formalizzare la denuncia contro il dipendente
Erano partiti per fare pulizia
Hanno spazzato la polvere sotto il tappeto
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AGLIANA. L’increscioso episodio di cronaca vide protagonista un agente pella polizia municipale di Agliana. La sua abitazione fu perquisita rinvenendo una serie di strumenti elettronici, quali decoder, Dvd e vari videogiochi per Nintendo DS, Playstation 3 e Nintendo Wii. Materiale appartenente all’azienda in cui era dipendente; tutto ancora inscatolato e coi cartellini attaccati sulla scatola. Fu poi effettuata una perizia sui PC e sugli hard disk del personaggo: vennero fuori suoi collegamenti col sito e-bay dove venivano rivenduti i videogiochi.
L’agente di polizia era stato fermato all’uscita del negozio, gli avevano frugato nello zainetto e vi avevano materiale sottratto dal negozio privo di scontrino. Si era seguito e monitorato il dipendente in quanto risultava trascorrere molto tempo al computer collegandosi a siti d’aste di materiale elettronico.
Quel giorno del maggio 2008 fu accompagnato in una caserma dei CC e mentre il responsabile del negozio formalizzava la denuncia, si legge in sentenza il dipendente «armeggiava col cellulare che gli fu tolto e dove fu trovato l’ultimo messaggio che aveva appena inviato: “chiama mamma e digli di andare a casa a prendere i giochini e portarli via subito subito”».
Fu condannato dal tribunale di Prato con sentenza del 18 aprile 2014 per il reato di appropriazione indebita aggravata in danno del datore di lavoro di Prato, del quale era un dipendente addetto alle vendite e aveva la disponibilità di quella merce.
Durante il processo, proprio il tenore del messaggio inoltrato mentre attendeva negli uffici dei CC dove era stato accompagnato, sarà ritenuto dal giudice univoco, facendo escludere ogni dubbio sulla provenienza degli oggetti rinvenuti nella sua abitazione. Non apparendo così veritiera agli occhi del giudice la versione della di lui compagna che cercò di dire che quei dispositivi erano suoi.
La sentenza fu impugnata e riformata mutando la qualificazione del reato da appropriazione indebita a furto con l’aggravante di aver commesso il fatto come dipendente: ma il ladro non metterà tempo in mezzo e si licenzierà in modo spontaneo, senza consentire ulteriori imbarazzi e strascichi.
Il ladro, da quel che sappiamo, era stato carabiniere di leva militare in congedo. Dal 2008, sotto il fu-comandante Andrea Alessandro Nesti, pare abbia iniziato a lavorare come vigile a tempo determinato nel Comune di Agliana, poi avrebbe fatto concorsi che gli avrebbero consentito di essere assunto come vigile a Signa. Ma durante le fasi concorsuali aveva dichiarato di avere un procedimento penale? Ciò sarebbe tutto da vedere e chiarire, anche se non di rado le nostre illuminate «autorità costituite» se ne catafottono, com’è uso dire il commissario Salvo Montalbano.
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Il 10 marzo 2022, in pratica l’altro giorno…, questo stesso agente è stato ancora condannato a due anni di reclusione, dopo aver beneficiato della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato, con l’accusa di aver commesso dei falsi durante il servizio: dunque, va ancora di moda la vergogna? E questo agente continuerà a fare il vigile urbano? E cosa ne pensa l’amministrazione democratica di Agliana: la dottoressa Aveta, sindaco di fatto; l’assessore al personale Ciottoli e il sindaco apparente che soffre di ruminazioni notturne, Luca Benesperi? In aggiunta, cosa ne pensano i consiglieri comunali, tutti dei begli addormentati, come Massimo Vannuccini o Andrea Acciai con il Pd? Si cuciranno gli occhi per favorire un loro sodale simpatizzante sempre sostenuto e vezzeggiato?
Ci chiediamo – noi di Linea Libera, il giornale più brutto e insultato del mondo, ma solo perché veritiero anche dinanzi a una magistratura che sembra incapace di capire la realtà – chi si sarà arrubbato la famosa chiav(A) della vigilA Traversi tanto indagata dal Lgt Maricchiolo. È legittimo chiederselo o è reato dubitare delle indagini impostate, alla maniera pistoiese, solo in modo da favorire unilateralmente l’accusa; e soprattutto con metodo approssimativo, e come tale poco affidabile, sull’incasinatissimo comando aglianese, che è tale fin dall’epoca del fu comandante Andrea Alessandro Nesti, come abbiamo ampiamente dimostrato con le nostre inchieste giornalistiche (molto odiate da PM e sinistra), ma soprattutto con i documenti che in procura hanno attaccato al chiodo del bagno?
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Ma il giudice pistoiese che il 10 marzo scorso ha pronunciato la sentenza n. 113 e ha condannato il vigile (e una sua collega) alla pena di due anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali per i reati a lui ascritti, cioè per atti falsi risalenti al giugno 2017 e commessi mentre erano in servizio di polizia, conosceva l’esistenza della sentenza 2.383 del giugno 2015 con cui la Corte di Appello di Firenze aveva condannato l’ex-carabiniere per furto ai danni del datore di lavoro di Prato? Sentenza ormai definitiva, passata in giudicato.
Nel giugno del 2015 l’agente ladro, oggi anche falsario, in fase di pronunciamento della Corte d’Appello ottenne il beneficio condizionale della pena, considerata la sua incensuratezza e “ritenuto – si leggeva – che questa esperienza processuale lo distolga dal commettere ulteriori reati”: così l’espressione del giudice estensore. Stando ai fatti, ci aveva proprio picchiato in pieno.
Evidentemente quell’esperienza processuale non ha fatto desistere il nostro soggetto dal commettere altri reati. E proprio nel giugno del 2017, a meno di due anni dal pronunciamento della sentenza 2.383 di appello del giugno 2015, quel campione è tornato a porsi all’attenzione della platea.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
LO SQUALLORE PUÒ SOLO
ESSERE RAPPRESENTATO
IN BIANCO E NERO
Non venga in mente a nessuno di respirare o di fare pio, perché – secondo l’uso di Linea Libera, quotidiano particolarmente inviso alla Procura di Pistoia (è pericoloso perché dice solo la verità), è più che ovvio che abbiamo in mano le copie di entrambe le sentenze di cui parliamo.
Non abbiamo fatto né nomi né cognomi. Diciamo, però, che la segretaria Paola Aveta è al corrente di tutto questo. Ora vedremo se sa fare anche il suo dovere di dirigente in capo.
E dato che c’è, meglio farebbe a dare al direttore la famosa “lettera anonima” del giugno del 2020, con la quale si fece ricattare e che le servì non per denunciare la violazione del sistema informatico del Comune di Agliana, ma per perseguire – insieme al suo Paggio Fernando Ciottoli – la comandante Turelli.