vigilesse in scatola. PER STALKING E REATI CONTRO LE «AUTORITÀ COSTITUITE» È NATO IL TRIBUNALE SPECIALE DI SARCOFAGO CITY

A Pistoia la giustizia è in corto circuito, che io ricordi, dal 1967, anno in cui cominciai a scrivere per La Nazione: Pm Giuseppe Manchia, sostituto Ferdinando Pintor. Oggi, di corto circuito in corto circuito, siamo giunti a livelli da mani nei capelli – ovviamente per chi ce li ha


Così parte il famoso processone pagato tutto dal buon Pantalone

 


DICIOTTOMILA MILA PAGINE DI NULLA

E UNA CHIAVA ARRUBBATA UN PO’ FASULLA


 

La Nazione, 7 giugno 2022

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Non sarà al primo posto per qualità della vita e sarà pure certamente all’ultimo per le condizioni in cui sono fatti vegetare gli anziani come chi scrive (107° posto, vedi Il Sole 24 Ore), ma la grande Sarcofago City (leggi Pistoia) capitale della cultura, dei grembiulini e dell’inganno, emerge potentemente per la specializzazione del suo tribunale ormai costituito in Tribunale speciale per la difesa delle «Autorità Costituite» al pari di quello (1926-1943) pensato e voluto da Benito.

Ieri sera Tvl ha dato la notizia per prima. Stamattina si sono fatti avanti La Nazione e Il Tirreno. Meglio, come al solito, Il Tirreno, quanto a quantità di informazioni. Anche a essere ciechi, si vede chiaramente che Massimo Donati – nonostante le disposizioni impartite da Tommaso Coletta con una lettera antica più volte pubblicata e altrettante disattesa – ha una corsia preferenziale: perché la legge, evidentemente, a Pistoia, non è uguale per tutti.

Del resto questa certezza mi fu confermata in aula dallo stesso giudice Luca Gaspari quando, dinanzi a una mia affermazione tipo “in questo tribunale la legge non è uguale per tutti” mi rispose – anche con una punta di cattiveria – «È vero, perché in quest’aula ci sono giudici, avvocati e imputati». Dovetti rispondere che aveva ragione, ma anche aggiungere che «gli imputati restano pur sempre cittadini liberi e innocenti fino a sentenza definitiva o che sia passata in giudicato». Questo però non a Pistoia: dove gli indagati passano in imputati che si trasformano in condannati a prescindere: anche se non c’è uno straccetto di indagine fatta a modino. Poi si vedrà.

A Pistoia la giustizia è in corto circuito, che io ricordi, dal 1967, anno in cui cominciai a scrivere per La Nazione: Pm Giuseppe Manchia, sostituto Ferdinando Pintor. Oggi, di corto circuito in corto circuito, siamo giunti a livelli da mani nei capelli – ovviamente per chi ce li ha.

Torno un istante su Massimo Donati e i di lui privilegii in procura. Ha sempre da spendere una parola in più, quando scrive, perché evidentemente, dagli uffici giudiziarii, gli passano quel quid pluris che, se riferito alla comandante Lara Turelli, i due responsabili dell’inchiesta delle vigile, De Gaudio-Serranti, chiamano con l’espressione simpatica di violazione del segreto d’ufficio. Tenete presente che dagli uffici giudiziari – e non solo di Pistoia – escono tante di quelle folate che, alla fine, par di stare seduti dietro l’ugello di un reattore pronto al decollo.

Il Tirreno, 7 giugno 2022

Chiarisco per tutti, sia i tardi che i tordi: mi si deve ancora spiegare come poté, l’ex collega Donati, a suo tempo intimidito dalla procura e inibito a raccontare il vergognoso processo contro Sandro Mancini; come poté, dicevo, scrivere di certi particolari che comparivano solo sul decreto del Tribunale del Riesame quando Firenze mi liberò dagli artigli della Gip Martucci e dei suoi insensati arresti domiciliari.

Dunque: a Pistoia la legge non è uguale per tutti, ma ci sono, in aula, giudici, avvocati e imputati – cito Gaspari – già colpevoli gemino ab ovo. Traducete questa espressione latina per l’avvocata Elena Giunti che non conosce il latino e che, stavolta, difende la signora Sonia Caramelli, nota anche come la pavona.

«Non voglio processi mediatici» e «lavorerò per la gente comune» sono le due epigrafi che resteranno per l’insediamento di Tommaso Coletta a Pistoia. Saranno fuse nel bronzo delle XII Tavole della procura pistoiese in quanto palesemente smentite, e non pure una volta, dai fatti.

Sui quali fatti si installano, come le piattole su un Monte di Venere mai disinfestato, tutti i discorsi inutili, non verificati e strumentalizzati ad hoc che qui voglio risottoporre all’attenzione di giornalisti i quali, vivaddìo, non ho più come “colleghi”.

La sostituta Luisa Serranti, pur con tutti i meriti che nessuno le nega e con tutto il rispetto che le è dovuto, non è capace di distinguere la differenza fra «fornitore» e «contribuente» del Comune di Quarrata. Se sbaglio trucidatemi, ma vi consiglio di leggere con attenzione il fascicolo numero 3664/21 Rg Gip (Patrizia Martucci) e 4282/21 Rgnr. E questo non mi sembra davvero poco, per quello che alla collettività costa un sostituto procuratore.

La dottoressa Paola Aveta, segretaria generale del Comune di Agliana, non si costituisce parte civile contro le due vigilesse in scatola. Sarà errato pensare che la sindaca di fatto di Agliana avrebbe dovuto prendere decisioni disciplinari mai prese nei confronti della signora Sonia Caramelli? Chissà. Il duo Serranti-De Gaudio certe questioni sembra non sfiorarle neppure.

Quanto a Gianluca Laschi, testimone chiave e – sembra – assai agguerrito, occorre fare una premessa, su cui dovranno riflettere anche i giornalisti. A mio parere, ha una attendibilità commisurata alla sua vita pregressa in cui fa registrare:

  1. una sentenza definitiva (Corte d’Appello di Firenze, 16.6.2015) con condanna per furto di videogiochi all’Euronics di Prato – videogiochi che poi rivendeva sul web. Sospensione condizionale.

  2. una fresca sentenza di condanna, firmata dallo stesso dottor Luca Gaspari in data 9 maggio 2022, a due anni di reclusione (insieme a Amalia Vuono, la vigilessa che si portava in giro la pistola d’ordinanza fino a Livorno e ritorno: lo ricorderanno bene Ferdinando Betti e la comandante associata Paola Nanni). Anche in questo caso sospensione condizionale.Eppure è stato promosso sul campo, in quota Cgil, come rappresentante sindacale Rsu.

Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio…

Ricordo ora e più che volentieri a tutti, che ad Alessandro Romiti, colpito da una condanna a 1 anno e 8 mesi nel famoso processo politico 1 (questo delle vigilesse è il processo politico numero 2 di Pistoia), Luca Gaspari ha inflitto la pena senza condizionale: si è perfino dimenticato che Romiti è incensurato. Sarà un caso o il Romiti è un delinquente più raffinato e pericoloso solo perché frequenta (come dice il sostituto Giuseppe Grieco) il Bianchini?

Me la vedo brutta, disse la marchesa camminando sugli specchi, dopo che il valletto le aveva detto Tutto va ben, madama la Marchesa! Ognuno pensi quello che vuole, ora che sa che i fatti, aldilà di un anno di intercettazioni, ovviamente a carico del contribuente, sono anche questi. Fatti che non di rado il condannificio pistoiese della procura non intende vedere neppure se li ha sotto il naso.

E io, dottoressa Martucci? Dovrei aver fiducia nella magistratura e ossequiare, come lei desidera, le «autorità costituite» solo perché vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare?

Ragionate, qualche volta, anche con la testa, non solo con gli zoccoli!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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