AGLIANA. Armando Esposito, nativo del vibonese, ad Agliana da una vita s’è fatto apprezzare per serietà e capacità, sul lavoro e nell’attività sportiva. È uno che, da buon calabrese, non parla a sproposito.
Preferisce i fatti alle parole. Ma quando c’è da segnalare qualcosa che non va, lo dice, senza mezzi termini. E siccome è l’uomo che fa da trait d’union tra il grande calcio donne di ieri – l’Acf Agliana, che portò alla conquista di uno scudetto giovanile nel 2000 – e quello di oggi – il Real Aglianese – d’obbligo starlo ad ascoltare. Sono frasi sagge le sue.
“Mancano meno di tre settimane all’inizio del campionato di serie B e non siamo ancora pronti: ma non soltanto perché la preparazione non è stata ancora ultimata. Abbiamo fatto la scelta di tenere il gruppo di C e di potenziarlo con elementi sempre di C, con poche giocatrici di categoria.
“Purtroppo alcune di queste calciatrici non hanno ancora capito che c’è una differenza, rilevante, tra le due serie: la B significa maggiore professionalità, allenarsi bene, fare vita da atleta, senza vizi e stravizi. Solo così si può scendere in campo e rendere. Altrimenti, è impossibile giocare.
“Il ritmo di gioco è più alto e quello che poteva andar bene per la C, per la B non va. Per questo o si entra nell’ordine di idee di cambiare mentalità o è meglio cercare gloria altrove. La B vuole vederti in faccia, non si può bleffare”.
Affermazioni da sottoscrivere, giustissime. Sarebbe un peccato sprecare la B. Tutti si stanno impegnando nel proprio settore, i dirigenti per potenziare le strutture societarie e reperire le risorse economiche ad hoc, i tecnici per preparare a puntino le atlete. Queste ultime hanno davanti l’occasione della vita. Vogliono diventare giocatrici vere? Forza e coraggio, dunque: i sacrifici valgono bene una carriera.