giustizia. COME FUNZIONA IL «SISTEMA ANGUILLA» DELLA PROCURA DI PISTOIA

Perdonate se rompo e ogni giorno ripeto le stesse cose. Ma testoni come gli indigeni e i rifugiati di Sarcofago City, non ne ho ancora trovati. Sembrano avere il reticolo sanguigno cerebrale occluso per colesterolo al 98%. Comprendono male l’italiano, figurarsi come possono leggere, capire e limitarsi ad applicare un qualsiasi misero articolo di legge e/o regolamento…


Altro che innocenti! A Pistoia gli imputati sono colpevoli sin da sùbito e c’è sempre un bell’arresto per tutti: tanto non costa niente e, in caso di guai, l’errore del giudice lo paga generosamente il popolo per una girata di cappello


FACCIO BENE E SONO LÈSTO

SEI IMPUTATO? MO’ T’ARRESTO


 

Che la legge non è uguale per tutti me lo aveva detto e confermato lo stesso giudice Luca Gaspari in aula. La frase con cui il monòcrate decise di darmi una lazione di diritto (intendo il suo, dal suo punto di vista) resta scritta, a dio – che non c’è – piacendo, nelle trascrizioni del processo. A futura, incontestabile memoria.

Il sugo manzoniano di tutta la storia si può così riassumere: in Aula Signorelli la legge non è uguale per tutti, perché colà, dinanzi ai monòcrati e ai collegiali, e dinanzi alla caterva di toghette nere in surplus, iscritte all’albo avvocati quando non anche alla famosa e retoricamente inefficiente Camera Penale, ci sono anche gli imputati.

Il termine imputato a Pistoia, sia in procura che nelle aule din giustizia, ha una sola preminente accezione: quella di «condannato a priori».

A meno che non sia come la Madonna, sine labe originali conceptus (traducételo per l’avvocata Elena Giunti, per favore). Per maggiore chiarezza un democratico di sinistra; ovvero, se di destra, almeno funzionale e utile ad abbattere la resistenza contro il facile abuso.

È una mia opinione; e come tale è scriminata per Costituzione, art. 21, perlopiù ignorato o ignoto ai magistrati nostrali.

Perdonate se rompo e ogni giorno ripeto le stesse cose. Ma testoni come gli indigeni e i rifugiati di Sarcofago City, non ne ho ancora trovati. Sembrano avere il reticolo sanguigno cerebrale occluso per colesterolo al 98%. Comprendono male l’italiano, figurarsi come possono leggere, capire e limitarsi ad applicare un qualsiasi misero articolo di legge e/o regolamento.

A Pistoia la legge non è uguale per tutti, gli imputati sono precotti come lo zampone e il cotechino Fini. Sono da sùbito colpevoli-condannati perché non di rado le competenze linguistiche del palazzo di Piazza Duomo 1 sono quelle che sono. Ed ecco – come al solito – le prove.


STEP 1

Ho deciso di avvisare parecchia gente delle bufale di un certo ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia. Perché tutti sapessero che le accuse rivolte contro di me (stalking, violenza, minaccia e tutto il resto del codice penale, escluso il famoso ginocchio della lavandaia) sono delle emerite stronzate.

E nonostante il monòcrate Luca Gaspari abbia abbracciato, in perfetta fideistica acriticità e in toto, le tesi (mai verificate, peraltro; in piena collisione con l’art. 358 cpp), a mio giudizio più che farlocche, dei volenterosi sostituti Curreli e Grieco, è chiaro a tutti che i castelli di sabbia non restano mai in piedi.

Primo atto: il protocollo pec della procura di Pistoia, mi ha respinto l’invio di un documento, indicando a chi, precisamente, avrei dovuto inoltrare ciò che avevo spedito.

Leggete, per capire è sufficiente che abbiate fatto le elementari.

«Questa roba non la voglio: or riprènditi ogni foglio!»

STEP 2

Ho eseguito alla lettera le istruzioni indicatemi e, in primo luogo, ho scoperto che la posta ordinaria penale.procura.pistoia@giustzia.it non funziona e mi risponde così: «These recipients of your message have been processed by the mail server: penale.procura.pistoia@giustzia.it; Failed; 5.4.3 (routing server failure)».

In secondo luogo ho ricevuto un nuovo rifiuto di accettare l’invio.

Leggete, per capire è sufficiente che abbiate fatto le elementari.

«Se lo hai fatto hai fatto male: seguìr devi il… rituale!»

EPPURE AL TEMPO DEL PECCATO ORIGINALE …

Quando a querelare a raffica (cazzate e calunnie incluse) fu il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, favorito del Comune di Quarrata, personaggio di alto rango, evidentemente di sangue reale mentre io non sono che un umilissimo barone, guardate che diverso trattamento fu riservato a lui; alle di lui false lagne e alla sua iper-fantasiosa di allora avvocata Giovanna Madera.

La quale, come Radio Londra ai tempi di Churchill, trasmetteva di notte e di sera, di sabato e di domenica, l’8 e il 9 agosto 2020, altrettali informative senza rispettare le vie rituali: e ciononostante con somma soddisfazione da parte di PM e sostituti, dal momento che la «massa calumniarum memàgmene», cioè l’impasto mantecato delle calunnie, è confluita tutta, indistintamente, nel tritacarne del faldone affidato al monòcrate Luca Gaspari – rispettivamente pagine 350 e 365.

Leggete, per capire è sufficiente che abbiate fatto le elementari.

«Con ’sta pioggia e con ’sto vento chi è che bussa a ’sto convento? … Vieni avanti, vieni avanti, io confesso a tutti quanti!»

Ora, se permettete, o numi tutelari d’Italia, dal non-presidente della repubblica in giù e fino all’ultimo usciere del tribunale di Pistoia, rispondete a due domande elementari:

  1. È offesa mostrare le realtà documentali?

  2. È oltraggio alla magistratura?

O, al contrario, alcuni magistrati sono proprio loro che offendono e oltraggiano i cittadini di quel popolo che paga loro lauti stipendi, e senza che essi si ritengano soggetti alla legge (art. 117 Cost.) per la presunzione di non dover mai rispondere delle proprie azioni?

E il cittadino, al contrario, deve essere rincorso, perseguitato, fatto passare per imputato-già-colpevole, stalkerizzato proprio da quella legge che dovrebbe difenderlo?

È questa la giustizia italiana e, scendendo, pistoiese? È questa la terzietà e l’imparzialità di certi magistrati nostrali?

Del resto l’ideologia della Gip Patrizia Martucci non mi convince affatto. È vero che le «autorità costituite» devono essere rispettate: ma solo se esse, in primis, rispettano il cittadino-imputato (a Pistoia «condannato a priori») obbedendo fedelmente alle legge (art. 117 cit.) e adempiendo le funzioni pubbliche loro affidate con disciplina ed onore (art. 54 Cost.): aspetti che, sinceramente, non ho rilevato, specie quando a mio danno è stato pluri-violato l’art. 358 cpp e il dettato costituzionale (art. 111) secondo cui «Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale».

Nella persecuzione giudiziario-politica a me riservata con sì perverso accanimento, trovatemi, se ci riuscite, il contraddittorio tra le parti, le condizioni di parità (quante indagini serie, anche a mio favore, ex art. 358 cpp sono state svolte da Claudio Curreli?), e il giudice terzo e imparziale.

Personalmente ritengo che non ci sia mai stato nessuno di questi tre elementi: tantomeno, inoltre, il trattarmi – come dovere, anche sancito dall’Europa dei democratici atlantisti esportatori di liberalismo con l’uso delle armi –, da innocente fino a giudizio definitivo.

A mio parere, dunque, il sistema è marcio. E le cancrene, checché ne dica Roberto Speranza, ministro della disperazione, devono essere sanificate. Se del caso perfino con opportune cure chirurgiche estremamente invasive.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


 

PICCOLO TESTAMENTO

Di solito odio esibire, ma quando ci vuole, ci vuole. Specie per chi le indagini non le fa o le fa svolgere senza provare vergogna per l’approssimazione e la cialtroneria

 

 

Toglietevi dalla testa che io possa essere matto o squilibrato. Sono semplicemente un cittadino indignato che sa leggere e scrivere. E che non piega, certo, la schiena dinanzi a ritorsioni, repressioni, conculcazioni, violenze, calunnie e minacce. Specie se messe in piedi dalla cosiddetta giustizia.

Personalmente – e mi spiace doverlo dire – non ho neppur bisogno di imparare il giornalismo alla Montanelli da Claudio Curreli e Giuseppe Grieco.

Come tutti possono vedere, le materie caratterizzanti del mestiere le ho superate fra l’82 e l’83: Etica professionale, Legislazione giornalistica, Teoria e tecnica del giornalismo radio e Tv, Teoria e tecnica del quotidiano, Teoria e tecnica del periodico. E all’esame professionale – a Roma, 66.a sessione, 1995 – ottenni un risultato eccellente, classificandomi fra i primi con una delle migliori votazioni: «Sume superbiam quaesitam meritis et mihi Delphica lauro cinge volens, Melpomene, comam», tanto per citare un Orazio (Odi, 3, 30, 14-6) che, nell’incolto e impoverito mondo attuale di piddini e democratici atlantisti e guerrafondai, nessuno sa più chi sia…

e.b.


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