Busetto e Bardelli: “La Regione Toscana è stata una delle prime ad aderire a tale strategia e continua a farlo impiegando vergognosamente per questa “colonizzazione ideologica”, all’insaputa dei contribuenti, considerevoli risorse finanziare, che altrimenti potrebbero essere utilizzate per ampliare e potenziare i servizi sanitari e sociali”
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PISTOIA — LUCCA. Con il decreto n. 5587 del 28/03/2022 la Regione Toscana ha approvato l’Avviso pubblico per “Sostegno alla parità di genere e alla cultura di genere” per il biennio 2022/23, rivolto alle Province e alla Città metropolitana di Firenze, destinando alle attività e ai progetti proposti e approvati la stratosferica cifra di 800mila euro, 300 mila euro in più rispetto al 2015.
Tra le azioni previste dal bando sono contemplati percorsi di diffusione della cultura di genere e della destrutturazione dello stereotipo di genere nelle scuole, che fanno chiaramente riferimento ai contenuti della ideologia “gender”, la quale afferma che il sesso biologico non ha necessaria importanza nella costruzione dell’identità di una persona e che il dato naturale — essere maschi o femmine per nascita — è una convenzione sociale da eliminare per costruire una società senza differenze tra uomini e donne.
Al concetto di identità sessuale, fondata sulla realtà biologica e psicofisica che denota la diversità tra maschile e femminile, si sostituisce così quello di identità di genere, che diventa un dato mutevole in balia del desiderio e del sentimento personale.
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La volontà di introduzione della teoria nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado è iniziata a livello nazionale con l’emanazione da parte dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) del documento “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sulla identità di genere (2013-2015)”, riconfermata anche dal governo Draghi alla fine del suo mandato, in seno alla quale si sono moltiplicate iniziative didattiche per le scuole materne come la diffusione delle favole gay, la realizzazione di spettacoli teatrali a tema omosessuale, le attività di travestimento in cui bambini e bambine si scambiamo l’abbigliamento.
La Regione Toscana è stata una delle prime ad aderire a tale strategia e continua a farlo impiegando vergognosamente per questa “colonizzazione ideologica”, all’insaputa dei contribuenti, considerevoli risorse finanziare, che altrimenti potrebbero essere utilizzate per ampliare e potenziare i servizi sanitari e sociali.
Le iniziative finanziate dalla Regione arrivano negli istituti scolastici mediante convenzioni o patti che vengono stipulati dalle Amministrazioni provinciali con gli Enti comunali: per fermare la diffusione del pensiero “gender” nelle scuole basterebbe semplicemente che i Comuni non sottoscrivessero tali accordi.
Ci risulta ad oggi che solo il consigliere comunale Francesco Niccolai (FdI) di Pisa abbia avuto il coraggio di esprimere voto contrario al finanziamento di un corso di educazione “gender” nelle scuole del suo comune, rimanendo vittima anche di un violento attacco mediatico; tutti gli altri consiglieri regionali, provinciali e comunali di opposizione cosa stanno facendo concretamente? Si stanno adeguando al pensiero unico dominante, nonostante il nuovo governo di centrodestra?
A Niccolai la nostra più piena solidarietà.
Emanuela Busetto, Presidente Movimento “Aurora”
Elena Bardelli, Segretario Movimento “Aurora”