Ecco come lavora la procura della repubblica di Pistoia, garanzia dell’applicazione delle leggi e del rispetto della legalità da parte di tutti, a cominciare dai procuratori capo che si sono succeduti in questi ultimi 75 anni
Si vede che il “secchiello” era finito nel Calice…
COME MOSCA FINITA IN UNA TELA
IL PISTOIESE CHI È CHE LO TUTELA?
Questa storia investe il dottor Paolo Canessa e una nostra vecchia conoscenza, il mai-comandante dei vigili aglianesi, dottor Andrea Alessandro Nesti, pluri-salvato dai suoi colleghi togati ogni volta che, per un motivo o per un altro, ha scazzato alla grande, dando dimostrazione (lasciàtecelo dire) di scarsa professionalità e infinita, inaccettabile, quasi sempre insopportabile arroganza del potere, alimentata dai suoi padroni – Rino Fragai compreso.
La procura di Pistoia – e non solo per questo episodio – è assolutamente garantista: ma solo nei confronti dei propri “affigliolàti”.
Nesti, ad esempio, che si professa vittima di tutto e di tutti da anni (almeno 7: da quando il Consiglio di Stato lo depose dopo una scandalosa protezione di amministratori piddìni, segretari comunali e perfino autorità religiose come don Tofani), da quando è stato Vpo, vice procuratore onorario in aula (anni 2002-2005), ha sempre trovato sponda e sostegno anche da parte del rappresentante dell’Anm, Associazione Nazionale Magistrati a Pistoia, quel Claudio Curreli sostituto che favorisce l’immigrazione clandestina in provincia.
Questa storia è interessante perché testimonia che la terzietà e l’imparzialità sono doveri assolutamente ignoti a questa procura della repubblica, da sempre più o meno fuori controllo.
TUTTI AL MARE
Il 25 febbraio 2015, quando ad Agliana il sindaco Giacomo Mangoni scelse come comandante dei vigili Lara Turelli al posto di Andrea Alessandro Nesti, congedato dal Consiglio di Stato, la nuova capA dei vigili si accorse del fatto che, nell’armadione del Nesti giaceva una “paletta” (il secchiello, evidentemente, si era smarrito), su cui ci sembra proprio il caso di dover celiare per non versare amare lacrime come quelle di don Paolo Tofani quando seppe che il Nesti non sarebbe stato più Herr Kommandant ‘vigilònico’.
Nessuno lo ricorda, ma don Paolo era dispiaciuto assai perché il potente Jahweh non aveva protetto l’establishment sinistrorso locale. Anche Dio, evidentemente, a volte s’addormenta…
DALLA LARA ALL’ANNALISA
La Turelli – quella che ora è da più di un anno agli arresti e alla firma coatta secondo il Vangelo di San Leonardo De Gaudio e Santa Luisa Serranti –, trovata la “paletta” appartenente alla polizia municipale di Pistoia, dopo aver preso possesso del regnum di Andrea Alessandro Nesti (che, se non erro, non si presentò neppure per il passaggio delle consegne), pensò bene di rinviare l’attrezzo ritrovato al legittimo proprietario, nelle mani dell’allora comandante dei vigili pistoiese Annalisa Giunti.
DALL’ANNALISA A PAOLO
Sollecita, l’Annalisa, il 1° aprile 2015 (sembra un pesce…), scrive a Paolo Canessa, da poco procuratore capo a Pistoia.
È un po’ agitata la giovine, perché si accorge che la “paletta” di Pistoia, nell’armadio del Nesti ad Agliana, è comunque un problema. Dalla matricola non si riesce a risalire al suo assegnatario-responsabile. Chi se l’è portata via lasciando il servizio a Pistoia?
Perciò l’Annalisa si attiva immediatamente e convoca l’ispettore Giuseppe Di Marco (a quel momento in pensione), già responsabile della distribuzione delle dotazioni di servizio ai vigili del Micco. Intende chiedergli ragione del fatto, ma… che sculo!
Il Di Marco le comunica – copio e incollo come un idiota – il «presunto smarrimento» del registro di carico/scarico dei materiali in dotazione dei vigili pistoiesi; smarrimento che si sarebbe verificato «durante il trasloco del Comando avvenuto nel 2007».
Da quel che pare di capire anche a un allocco come me, il Di Marco ha rilasciato una semplice dichiarazione. C’è da chiedersi se avesse fatto debita segnalazione all’epoca dello stesso trasloco. Ma queste sono quisquilie…
Che sculo, però, ripeto, doversene accorgere solo nel 2015; 8 anni dopo e per caso!
L’Annalisa tuttavia, non senza un pizzichino di strizza, scrive al Canessa: «Poiché l’art. 497, ter del C.P. “Possesso di segni distintivi contraffatti” esplicita che: “omissis… le pene di cui all’articolo 497-bis si applicano anche, rispettivamente: 1) a chiunque illecitamente detiene segni distintivi, contrassegni o documenti di identificazione in uso ai Corpi di polizia, ovvero oggetti o documenti che ne simulano la funzione”, si inoltra la presente alla S.V. per doverosa notizia, allegando a tal fine la nota di accompagnamento del Comando di Agliana e la paletta».
LA BOCCA LE BACIÒ TUTTO TREMANTE
Dinanzi a siffatta solerzia, Paolo Canessa il 16 aprile 2015 rispose all’Annalisa/Francesca dantesca “pregandola” (si noti bene il verbo) di «interpellare sul fatto» l’ex comandante dottor Nesti.
Non più né meno. Non vi sembra che già da qui si possa intravedere l’interesse del magistrato terzo e imparziale dinanzi a una violazione di natura penale, artt. 497-bis e ter del cp, per chi anche semplicemente detiene (in procura lo capiscono l’italiano o hanno bisogno di essere guidati dal professor Roberto Saviano della Crusca di Scampia?) oggetti in uso ai corpi di polizia?
DICO E NON DICO, NON ME NE FREGA UN FICO
L’Annalisa si inchina alla preghiera del Canessa. E lo fa con i mezzi che ha. E quali mezzi ha per farlo?
Potrebbe limitarsi a chiedere informazioni al mai-comandante in maniera informale, perché Paolo la ha solo pregata di interpellare il Nesti sui fatti… Ma lei scivola su una buccia di banana: anche se Canessa ha già deciso – ed è evidente – che getterà tutto nel cestino – cosa che accadrà senza problemi.
L’Annalisa, dicevo, non si limita a “interpellare” (anche lei, evidentemente, non è una professoressa della Crusca di Firenze) il Nesti.
L’Annalisa lo fa formalmente sentire da un agente della sua polizia giudiziaria: il vigile Ass. Sc. di P.M. Riccardo Neri che, guarda caso, identifica il Nesti «per conoscenza personale» diretta. In pratica il Neri e il Nesti si conoscono perfettamente e, magari, sono anche stati colleghi-vigili presso il comando di polizia municipale di Pistoia.
Più conflitto d’interesse di così… se more, no, procura? La prossima volta fatelo interrogare direttamente dal cognato, ex-vicepresidente della provincia di Pistoia e focato filo-anpi-giano di Agliana e di Magnino Magni.
LO RINNEGÒ PRIMA DEL CANTO DEL GALLO
Siamo al 22 aprile 2015. Teoria e tecnica dell’inchiesta vigilaria: «Capo di bomba, hai tagliato tu le gambe al cavallo?». Citazione dal famoso nastro Arapaho degli Squallor.
Capo di bomba era il nome del figlio del capotribù indiano. E Capo di bomba rispose: «Io nènte sàcciu! L’armàdiu era mèo, ma la chiavA tutti l’avìeno a pottàta dde mmànu!».
E giù un elenco di nomi. Che, per informazione ed esattezza, vanno fatti: Lara Turelli (un anno fa una chiavA le è stata fatalA…), Ada Bonari, Katia Bonari, Marina Anzuini, Paola Salzillo, Paolo Pepe, Maria Laura Rossi, Daniele Neri. Hanno avuto tutti accesso più o meno libero all’armadione del mai-comandante Nesti. Così parlò Zarathustra.
Eppure il dottor Andrea Alessandro Nesti, superprotetto da amministratori, segretari generali di Agliana, preti, dichiarò che le chiavE (plurale di chiavA) erano due: una la teneva lui, l’altra la maneggiava la Sonia Caramelli, la cosiddetta Pavona prescelta a prescindere dal Nesti e illecitamente preferita alla Lara Turelli. Il perché lo aveva deciso, appunto, Zarathustra.
Andrea Alessandro Nesti lungo tutti i pasticci successi ad Agliana sotto il suo regno, è sempre stato coerentissimo nel presentare le sue difese: la colpa è sempre stata degli altri. Come è accaduto anche nella storia famosa del ponte di Via Matteotti, cara procura della repubblica di Pistoia ed egregio giudice Luca Gaspari che ha creduto “a babbo morto” all’avvocata Lucarelli incapace perfino di spegnere la sveglia del suo cellulare in aula!
Quasi quasi, ad analizzare il trattamento riservato al Nesti dalla procura pistoiese, viene da pensare che la Vergine Maria non sia stata, nella storia religiosa, l’unica creatura «sine labe originali concepta»! E traducételo per l’avvocata Elena Giunti, che il latino non lo sa – come neppure le basi minime della correttezza e della lealtà.
I WANT YOUR… SIX
Six days later (e non sex), il 28 aprile 2025, leggete cos’ha fatto il procuratore capo Paolo Canessa: «Ritenuto che non è necessario mantenere l’acquisizione della stessa (parla della “paletta”” – n.d.r.) agli atti del procedimento iscritto nel registro degli atti non costituenti reato, procedimento trasmesso in archivio il 28.04.2015» etc….
Sei giorni dopo il rapporto ricevuto dal vigile Neri della polizia giudiziaria (chiamiamolo un bel semolino fatto in casa…?), Canessa ha già deciso che la detenzione della “paletta” da parte del Nesti non costituisce reato e ha già trasmesso il tutto all’archivio.
ALEA IACTA EST?
Pistoia-giustizia è quella procura della repubblica in cui si dice di voler lavorare per la «gente comune» (parola di Tommaso Coletta), ma per una “paletta” detenuta senza titolo si parla di «atti non costituenti reato», mentre per il presunto furto di una chiavA si arresta la Lara Turelli per intercessione dei SS Leonardo De Gaudio & Luisa Serranti, coadiuvati dal loro siniscalco Salvatore Maricchiolo con un anno intero di intercettazioni a carico del contribuente.
Pistoia-giustizia è quella medesima procura in cui agli arresti domiciliari finiscono, senza differenza alcuna, i giornalisti che scrivono articoli per chiedere la legalità (vedi me stesso) e il senegalese che, il 29 novembre scorso, voleva trombare un’albanese direttamente in questura e sotto gli occhi di tutti (vedi La Nazione).
Vero dottor Claudio Curreli, terzo e imparziale vessillifero dell’Associazione Nazionale Magistrati a Sarcofago City?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
ANM, PASSI PER UNA “PALETTA” E UN SECCHIELLO:
MA COME PUÒ LA PROCURA IGNORARE VICOFARO?