La vicenda di un lavoratore pistoiese al centro di una richiesta formale avanzata dal sindacato di base SLG CUB agli organi preposti di una verifica, su scala nazionale, delle condizioni lavorative di tutti i precari alle dipendenze di Poste. Carmine Pascale: “Ho incoraggiato le persone a tutelare i propri diritti! Invito tutti coloro che hanno lavorato gratis a richiedere gli straordinari non pagati rivolgendosi all’Ispettorato del lavoro. Quelle ore vanno tutte pagate, eccome!”. La lettera
PISTOIA. Il sindacato di base SLG-CUB Poste ha segnalato al Ministero del Lavoro, all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, all’Inps e all’Inail la vicenda del lavoratore portalettere di Pistoia, Carmine Pascale, in merito alle 77 ore di lavoro straordinario, effettuate in soli due mesi (marzo e aprile 2022), ma non pagate e non registrate da Poste Italiane (ai fini del Libro Unico del Lavoro e ai fini dell’Inps), come riscontrato dall’Ispettorato di Prato-Pistoia. La cifra in ballo è di 1.288 euro.
Una triste vicenda lavorativa che non è un caso isolato tra i dipendenti del colosso giallo-blu addetti al recapito, i cosidetti portalettere. A quanto pare travalica persino i confini regionali.
Ricevuta la notizia formale di portalettere che lavorano anche oltre l’orario di lavoro, senza nemmeno essere retribuiti, l’azione di SLG-CUB Poste è stata quella di interessare gli Organi preposti, chiedendo una verifica sulle reali condizioni di lavoro e sui carichi di lavoro effettivi per tutti i precari.
La lettera del lavoratore:
Sono Carmine,
ex dipendente di Poste Italiane. Lo scorso maggio 2022 denunciavo pubblicamente, attraverso “lettera aperta” indirizzata al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’Ispettorato Nazionale del
Lavoro, all’ufficio Territoriale di Prato —Pistoia e contestualmente a Poste Italiane SpA, nonché agli organi di Stampa, le impietose condizioni di lavoro riscontrate in qualità di portalettere precario, assunto dall’1 marzo al 30 aprile 2022, presso il Centro di Distribuzione di Pistoia —Pratese di Poste Italiane.
In primis, denunciavo la “consuetudine” di lavorare oltre l’orario ordinario senza alcun riconoscimento economico. A tal fine richiedevo i cartellini orologio per l’accertamento delle ore lavorate ai responsabili dell’ufficio – diritto di accesso, riconosciuto e garantito dalla legge – senza ricevere alcuna risposta.
Pertanto, mi rivolgevo a un avvocato di fiducia, che costituiva in mora Poste per il pagamento di tutto quanto dovuto, e all’Ispettorato del Lavoro di Prato —Pistoia formalizzando una richiesta di intervento. Dagli accertamenti effettuati dall’Ispettorato risultavano poco più di 77 ore di lavoro straordinario svolte nei mesi di marzo e aprile 2022 non registrate e non dichiarate all’INPS.
Sì, proprio così! In Poste Italiane si lavora facendo straordinari non pagati!
La lettera condivisa sul web e sui canali social dedicati ha sollevato la totale indignazione degli utenti, nello specifico da parte di chi, presumibilmente, ha lavorato in Poste, o tuttora vi lavora. A riprova, infatti, di quanto fosse ben nota e diffusa la cattiva “abitudine” di non riconoscere gli straordinari nel contesto del recapito di Poste Italiane, un gran numero di dipendenti o presunti tali – da tutta Italia – mi contattavano in privato chiedendomi come verificare le ore lavorate o eventualmente rivolgersi all’Ispettorato.
Queste tantissime ore di lavoro non sono retribuite perché non vengono formalmente autorizzate dai responsabili. Naturalmente questa condotta non trova alcun fondamento giuridico!
Al contempo, centinaia di utenti confermavano pubblicamente quanto esposto nella missiva, attraverso tantissimi messaggi in pochi giorni. Emergeva così l’impietosa disamina delle degradanti condizioni lavorative a cui sono sottoposti, in tutta Italia, migliaia di portalettere precari alle dipendenze del colosso giallo-blu.
Da tali messaggi affiorano a chiare note:
– in primis, tantissime ore di lavoro in più non pagate, attestate peraltro dal sistema di controllo della presenza mediante le timbrature;
– ritmi di lavoro pressanti e stressanti potenzialmente pericolosi/rischiosi per la propria incolumità ma anche di quella altrui;
– mancata sicurezza legata all’uso di veicoli fatiscenti;
– diritti molto spesso negati, per la maggiore ferie o malattia;
– pressioni e sopraffazioni da parte dei datori responsabili di lavoro nei confronti dei precari ricattabili sulla base del rinnovo del contratto affinché consegnino quanta più posta possibile anche eccedendo, senza ricevere alcuna retribuzione, l’orario normale di servizio.
Quanto esposto è ben noto ai sindacati, ai politici e a buona parte della stampa, ma non scandalizza e a nessuno importa. Siamo in Italia dove tutto è concesso e a rimetterci è sempre il più debole.
I social network si prestano così a descrivere attraverso la “voce” di migliaia di lavoratori precari (ma non solo!) le impietose condizioni di lavoro esistenti nei centri operativi di Poste Italiane, indici di un diffuso e collaudato sistema di sfruttamento lavorativo.
Tuttavia, le denunce vere e proprie sono molto rare perché denunciare equivarrebbe a non lavorare più per chi è ancora sotto contratto, rischierebbe di compromettere una eventuale futura stabilizzazione chi invece ha terminato.
Un quadro complessivo allarmante che richiede l’attenzione viva e partecipe delle Istituzioni pubbliche e degli Enti chiamati a garantire funzioni di vigilanza e controllo nei luoghi di lavoro, nonché l’indispensabile sostegno della Stampa e dei media per dare la giusta visibilità a un fenomeno inaccettabile in un paese che ha posto il lavoro a fondamento del proprio ordinamento”.