procura. SE LA LEGGE FOSSE DAVVERO UGUALE PER TUTTI, A PISTOIA NON VIVREMMO MALE COSÌ

È un cliché, questo, tipico della procura pistoiese. Se strilli perché te ne fanno di ogni colore, la procura decide a seconda del nome, del ruolo, della «prossimità sociale» e – se un cittadino non è nessuno – viene, lui e solo lui, sottoposto ad ogni tipo di compressione dei diritti. È così che si abbassano le penne a chi ha l’idea di rivendicare i propri diritti


Nessuno ha il diritto di poterci portare fino a questi orrori da Lager


FORTUNATI I NOSTRI CARI SCOMPARSI

SE HANNO EVITATO OFFESE TANTO GRAVI


 

Giuseppe Grieco ottiene misure interdittive da Luca Gaspari

 

Poco fa mi scrive il figlio della signora sequestrata alla famiglia e mandata all’estinzione con tanto di rulli di tamburo e sceneggiate giudiziarie; e con la finta di sottrarla, con nobilissimi fini umanitari, a un figlio degenere che la maltrattava.

Dice, il disperato: «Vedere mia madre morire a causa dell’Usl e di questi magistrati, mi sta uccidendo. Il giudice Ciccarelli stamattina mi ha negato persino di starle accanto per il fine-vita, questo perché secondo lui, renderebbe vana la misura cautelare (firmata Gaspari – n.d.r.). Scriva anche questo, dei disumani!».

La storia della signora della Valdinievole sottratta al figlio (un figlio rompiscatole, impetuoso, assillante, a volte insopportabile: ma che ha anche una documentazione infinita del fatto che, prima del sequestro della madre, l’anziana stava non diciamo bene, ma certo decentemente, e comunque sempre meglio che dopo il trattamento ospedaliero e da Rsa); quella storia la vedete nelle foto di testa. Soffermàtevici! La vita è spesso breve, ma spesso anche lunga e punto bella.

Nessun organo di stampa montanelliano-appecorato pistoiese e prono alle «autorità costituite» si sognerà mai di passarci sopra, a questa storia squallida, o di interessarsene sia pur di rimbalzo. Questa è roba solo per pazzi come Linea Libera, che non ama la testa china e il servilismo locale.

Nessuno se ne interesserà anche perché sia la carta stampata che la gente del web potrebbe essere tirata per la giacchetta da qualche autorevole magistrato della procura come accadde con lo sconcio processo contro il luogotenente Sandro Mancini. E l’ordine potrebbe essere chiaro, «guai a voi!», come fu detto allora.

E torno al figlio rompiscatole della signora a fine-vita. L’assillante, insopportabile, a volte protervo, incazzato come un diavolo della Tasmania, che ha rotto le scatole alla sanità (intoccabile perché… «costituita» – e spesso di troppi somari con tessera) dell’Asl Toscana Centro.

E Gaspari decide: «Allontanate il figlio!»

Contro la quale non è consentito fiatare o sono guai: sia come giornalisti (l’ordine di Marchini censura e punisce se parli male della sanità di Rossi & C.); che come cittadini (l’Asl querela e la procura di Pistoia non scherza: prende decisioni di misure cautelari – come del resto ha fatto il dottor Grieco, assecondato dal Gip Luca Gaspari che ha deciso di allontanare il figlio dalla casa familiare). Le motivazioni sono sempre le stesse: «Ci sono gravi indizi». E con questo ti inchiodano.

È un cliché, questo, tipico della procura pistoiese. Se strilli perché te ne fanno di ogni colore, la procura decide a seconda del nome, del ruolo, della «prossimità sociale» e – se un cittadino non è nessuno – viene, lui e solo lui, sottoposto ad ogni tipo di compressione dei diritti. È così che si abbassano le penne a chi ha l’idea di rivendicare i propri diritti.

La prova ve la do in prima persona. Tutto quello che ho pubblicato su Quarrata, Agliana, Montale, la corruzione nei comuni, i favoreggiamenti del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi (ma lui era anche un Ctu del tribunale…), le regalìe ad altri cittadini noti (penso al mai comandante Andrea Alessandro Nesti, usurpatore per 15 anni, di un posto di carriera direttiva mai stato suo, ma Vpo in procura per vari anni): tutto ciò si è tutto ritorto – con l’avallo del Pm Coletta, lavoratore per la «gente comune» – su chi i torti li aveva non fatti, ma subìti. E ci ha pensato un manipolo di sostituti inattendibili sotto vari profili, a iniziare da Claudio Curreli.

Guardate che sto parlando nell’alveo perfetto dell’art. 21 della Costituzione. Guardate che sto parlando da cittadino. Guardate che sto parlando da giornalista professionista e non da addetto-stampa dell’Agesci-Scout. Perché io, giornalista, lo sono diventato e nessuno può togliermene la patente. Guardate che sto parlando da direttore di testata, perché la stampa non è soggetta ad autorizzazioni o censure. E Linea Libera non è stampa clandestina: è stampa perseguitata.

Ormai siamo al fine-vita…

La stessa condotta (e qui Gaspari e i Gip di Pistoia dovrebbero stare attenti a quella che loro chiamano “abitualità delle condotte”) è stata applicata anche al figlio rompiscatole, bislacco-furioso, allontanato dalla madre che, in queste ore, grazie ai continui trasferimenti da ospedali a Rsa e viceversa, è giunta al fine-vita.

È per questo che il figlio ha continuato e continua la sua battaglia contro i mulini a vento della politica trasformata in sanità toscana, godente di un certo qual aiuto anche da parte di giudici togati e non togati, di magistrati togati e non togati.

Nei giorni scorsi una querela-denuncia è partita per Genova – che non farà niente, forse, per spirito di «prossimità sociale» con i magistrati di Pistoia; ma che è letteralmente inondata – questo è certo – di querele e reclami contro alcuni sostituti e giudici pistoiesi.

Impossibile qualsiasi intervento

Intanto la signora a fine-vita della Valdinievole – per la quale una medichessa di Pescia ebbe il coraggio di dire in faccia al figlio: «L’unica cosa che può fare sua madre è morire»: sensibilità da elefante in un negozio di cristallerie…) –; la madre per la quale il figlio aveva rotto le scatole all’Usl dal momento in cui l’Usl decise di toglierle un quarto d’ora al giorno di assistenza domiciliare, sembra essere giunta tragicamente al capolinea.

Leggete attentamente cosa scrive l’Usl nel certificato e nel consulto medico di qualche giorno fa. Poi pensate all’impegno profuso dalla procura dopo la dichiarazione di Coletta di voler lavorare per la «gente comune».

Indi incazzatevi. Perché ne avete il diritto. La stessa sorte, cari culiningui muti di Pistoia, può toccarvi da un istante all’altro.

E senza sapere che santo ringraziare.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


MA È PARTITA UNA DENUNCIA PER GENOVA

 


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