cappottoni rossi. MA È UN VOLO D’AQUILA OPPURE QUELLO, PIÙ MODESTO, DI UN FAGIANO?

Un lettore, che chiede riservatezza, si esprime sul dono che l’Assessore Sabella ha voluto fare al professor Fagioli. «Un esempio per i suoi discepoli. Se ce l’ha fatta lui…»



 

 

Viviamo strani giorni, avrebbe cantato Franco Battiato. Strani giorni, sì, di una società decadente (e nessuno si senta mancare, supportati come siamo nel giudizio, da un filosofo vero, Umberto Galimberti). Una società che sul Titanic della vita non si accorge dell’iceberg ormai a poche centinaia di metri, nella quale l’orchestra continua a suonare e nani e ballerine a dimenarsi (ché ballare è una cosa seria, sapendolo fare).

Ci ha incuriosito una notizia, uscita nei giorni scorsi. Una notiziola che un tempo avrebbe meritato un trafiletto, forse neppure, e che oggi, invece, ha avuto l’onore dell’articolo di giornale: la “Cena del Mantello”, una delle numerose iniziative jacobee fortissimamente volute dall’assessore Alessandro Sabella, culminata con la consegna del mantello rosso a un cittadino particolarmente distintosi nella propria attività per il bene e la valorizzazione di Pistoia negli anni.

Parafrasando un Manlio Scopigno d’antan, tutto ci saremmo aspettati dalla vita tranne di vedere insignito il professore (ne va fiero) Riccardo Fagioli, ex giornalaio a Monsummano Terme attualmente docente di lettere, vicepreside, coordinatore dei due plessi, all’Istituto “De Franceschi Pacinotti”, uomo che continua – confessiamo l’ignoranza: stiamo citando il pezzo in questione – a occuparsi di volontariato e sociale.

Tutto molto bello, come avrebbe esclamato Bruno Pizzul nel corso di una telecronaca di una partita della Nazionale di calcio. Fa sempre piacere osservare il volo di un’aquila o, se permettete, quello – che pare più pertinente in questo caso – del fagiano, animale timido e schivo non dotato di grandi capacità nel librarsi in aria.

Riccardo Fagioli a Tvl

Eppure il nostro di strada ne avrebbe fatta, stando alle motivazioni del premio, dagli anni del “Forteguerri”, l’indimenticato liceo classico dei pistoiesi, allorché era celebre per inviare a casa dei docenti pacchi di contenuto vario mai ordinati dai suddetti. Quante grasse risate alle spalle degli stessi, ignorando che l’unico inconsapevole era lui, visto che gli altri sapevano ma facevano, giustamente, finta di niente (anche quando il postino intimava loro di pagare per mancanza di affrancatura).

Ma si sa, nel corso dell’esistenza, si cresce, giungendo infine a maturazione (?).

Oddio, ascoltate le battute di Fagioli, simili a scoppiettii (nomen omen), si direbbe che il repertorio sia rimasto quello di un adolescente. Ma ricordando ancora il caro Battiato, “c’è voluto del talento per riuscire a invecchiare senza diventare adulti”.

Alberto Manzi, l’indimenticabile di «Non è mai troppo tardi»

Complimenti, quindi, al ragazzo che, a differenza di Giancarlo Antognoni che giocava guardando le stelle, si muoveva come un paperino sul campo di pallone, che più grandicello si presentò alle elezioni comunali rimediando pochissime preferenze, probabilmente nemmeno quelle dei familiari.

Che, oggigiorno, insegna dalla tv come fosse Alberto Manzi (ci perdoni, il maestro), ma che rammentano i tanto amati prof bocciava a ciliegia: una tira l’altra.

Che, comunque, bisogna ammettere è un esempio (e in un certo senso è stato lodevole attribuirgli un riconoscimento): un esempio per i suoi discepoli. Se ce l’ha fatta lui…

Albino Luciano
da Monte Sommano


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