Dopo quattro anni di battage giornalistico limpido, chiaro e documentato, essere ancora qui a parlare della genialità dei giudici di Pistoia che difendono la corruzione, non è uno sconcio che solo uno stato corrotto può lasciar correre senza battere ciglio? Alla faccia delle «autorità costituite» della Gip Martucci!
MA DOVE STA SCRITTO CHE I MAGISTRATI
HANNO QUALSIASI POTERE SUL POPOLO?
C’è un luogo, in Toscana (Italia, Europa, Mondo/Pianeta del CO2), in cui gli eventi si apparentano per analogia e anomalia: come accade, del resto, anche in linguistica e in grammatica-stilistica.
Per analogia occorre adoperare, come spiegazione, il termine coerenza. Gli analogisti – come Giulio Cesare – vedevano l’estrema rigidità della lingua: che doveva essere eterna, fissa e immutabile.
Tanto per essere “rigido” (che in latino indica anche, per chi il latino non lo sa, l’erezione del pène), Cesare scriveva il genitivo del nome di Pompeo con la bellezza di tre “i”: così, Pompèiii. Immaginatevi, oggi, tre belle schwa della Murgia tutte in fila (ə ə ə) per evitare di scrivere maschi in onore del fluidismo.
Per anomalia, invece, ci serve il termine di anarchia o mancanza di regole. Ma non allo scazzo (espressione tipica monsummanese) come avviene oggi con l’uso di un inglese (più o meno di merda) che traduce la parola costituzionale sesso con l’apparente falso sinonimo di gender: no. Con la misura di un uso espressivo avveduto, più che sconsiderato. Insomma: non boldrinismo linguistico e/o elvetico schleinismo, ma “moderata et modesta innovatio”.
Se vorrà l’uso – scriveva Orazio – molte parole usciranno dal circolo e molte altre, scomparse, torneranno di moda. L’uso. Non l’abuso, che sembra essere la cifra dell’oggi in tutto. Fine del riferimento dotto. E ora torniamo alla polveroso-muffosa Pistoia.
Questa Sarcofago City, come a me piace definirla, non si cura neppure della legge: specie se scritta, bella, limpida e chiara come un ceffone sul grugno. Così abbiamo un esempio, carnale e sanguigno, di quanto conti il cittadino per lo stato del non-presidente Mattarella, un famoso attentatore seriale (a mio avviso) della nostra Costituzione, per giunta tutto in mano (per non dire peggio…) al Pd.
E a farci scuola di anomalia pistoiese, sono proprio coloro che dovrebbero – per legge – essere dei composti analogisti tenuti al rigoroso rispetto delle regole come Giulio Cesare, il fiero “re di Roma” che i soldati chiamavano (ce lo narra Svetonio) la «puttana bitinica» dato che sembra che in oriente avesse schleinato con Nicomede, re di Bitinia, per salvare il pianeta dalla over-produzione di anidride ca(rb)ònica che preoccupa l’Elly e i suoi seguaci.
Esempio calzante: Curreli fa rispettare le leggi alla lettera e spesso anche ben oltre (con l’aiuto di Coletta, della procura e del tribunale) a me, definito stalker, stampatore clandestino e non-giornalista – ovviamente è tutto falso come l’oro di Bologna, che a guardarlo si vergogna –; ma lui lavora indisturbato, contra et extra legem, per l’invasione dei clandestini; e lo fa nello stesso tribunale in cui opera, gomito a gomito, con la moglie Nicoletta Maria Caterina Curci quando, per legge (e per senso d’onore), non dovrebbe assolutamente farlo.
Non solo. Il presidente del tribunale di Pistoia, Maurizio Barbarisi, anch’egli indefettibile, lo difende pure con una pseudo-logica giuridica del Menga. Il resto tutti zitti: a iniziare dai bravi bambini che hanno un presidente dell’ordine (l’avvocata Cecilia Turco) in ottima «prossimità sociale» con il discutibile (perché già assai discusso) procuratore capo, Tom Col, amicus amico (cito dal Satyricon di Petronio) Luca Turco.
Come si può definire un’Italia in cui il male discende «per li rami» (Dante, Purgatorio VII, 121) a cominciare da un non-presidente che, capo dei magistrati, li protegge e li scalda sotto la sua ala comprensiva e ipovedente quand’anche non del tutto cieca?
Curreli, ossia, non il mondo al contrario da Vannacci, ma il sostituto al contrario da neofascismo istituzionale associato, che mangia il pane del popolo e contro il popolo va; che dà buoni consigli – come la vecchiaccia di De André nella Bocca di rosa – perché non si contenta di dare non il cattivo, ma il pessimo esempio ogni giorno. E nell’omertà diffusa del Sarcofago dei fornai, Pistoria…
Notando, e annotando queste situazioni, possiamo parlare di diffamazione? Di oltraggio? Di offese a qualcuno? O piuttosto dobbiamo discutere di analisi e commento di sconci che gli ormai troppi perseguitati di Pistoia – quelli che non contano nulla – sono costretti a ingurgitare ogni giorno da procura e tribulale civile? Ora vi è chiaro il concetto di anomalia?
Bene, fa piacere. È una anomalia che permette a un magistrato di poter agire indisturbato, anzi coperto da false motivazioni: tutti sanno di questa anomalia (scrive il presidente Barbarisi), ma se nessuno dice nulla è come se fosse in vigore l’istituto del silenzio-assenso. Ci prende in giro? Ma non siamo deficienti e sappiamo bene che non è così.
Curreli è – sic stantibus rebus, se le cose stanno così, avvocata Giunti del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, digiuna di latino –, è un protetto da tutti i suoi compagni-colleghi e non solo qui, ma anche a Roma e a Genova.
Né più né meno del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi che, pur non avendone diritto alcuno perché in collisione con una legge nazionale, due regolamenti urbanistici del Comune di Quarrata, una giurisprudenza amministrativa univoca, viene autorizzato da delle teste di cazzo (il turpiloquio è stato depenalizzato, mi pare) o da ignorantoni e corrotti degli uffici tecnici del Comune di Quarrata, a chiudere tre strade interpoderali/vicinali e due piazzole di sosta gravate da sempre da servitù di uso pubblico. E Luca Gaspari finge di non sapere niente anche se è a conoscenza della verità documentale!
Ecco che qui scatta l’analogia: tra raccomandati e protetti, tra favoriti e padroni di fatto (anche delle nostre vite), è facile e doveroso stabilire un ponte di collegamento, ben più solido del Morandi di Genova, tra i ferrei accusatori del Menga (come Curreli) e i grandi ragionieri che (loro sì, non io) si vantavano di essere dottori mentre la loro laurea era solo un ritaglio di carta igienica – mi dicono –, svizzera come l’Elly Schlein!
Ecco un buon motivo per credere – libertà di opinione – che questo paese, come minimo, è uno schifo.
[segue]
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
L’acqua calda. Le autorità che non rispettano la legge
non hanno diritto al rispetto dei cittadini