«Chi ha bisogno non ha scelta, chi può aiutare sì». Il solo ospedale di Prato ogni anno effettua 9mila trasfusioni. Il dottor Crocco: su un “parco donatori potenziale”, costituito dal 60% della popolazione, solo il 3% dona sangue o plasma
MONTEMURLO. Il dono è un gesto di amore. Ieri mattina a Montemurlo alla Sala Banti si è svolta la giornata del dono, promossa da Avis comunale di Montemurlo, associazione Scegliamo Prato con il patrocinio del Comune e la collaborazione dell’Istituto italiano di donazione. Uno dei momenti più emozionanti della mattinata è stata la testimonianza di Laura Montesano, che ha raccontato la lotta contro una grave malattia oncologica e l’importanza della donazione di sangue e di midollo osseo.
Lei che, dopo un lungo calvario, è riuscita a tornare ad noiosa vita normale racconta la sua esperienza: «Nel 2003 mi hanno diagnosticato un linfoma non Hodgink al quarto stadio con interessamento midollare. I medici mi dissero che mi rimanevano pochi mesi di vita. Una diagnosi che arrivò nel momento più bello della mia vita: da sei mesi ero diventata mamma di Alberto».
Una diagnosi senza troppe speranze di guarigione ma Laura decide ugualmente di intraprendere il percorso di cura, attraverso un ciclo intenso di chemioterapia: «A luglio il mio midollo osseo non riesce più a produrre globuli rossi e piastrine a sufficienza per affrontare la chemioterapia e inizio a fare trasfusioni di sangue», continua a raccontare Laura, che prosegue le sue terapie nel febbraio 2004 sottoponendosi alla raccolta delle proprie cellule staminali emopoietiche (autotrapianto), tramite due accessi venosi, procedura lunga — dura 4 ore — ma non dolorosa: «Questa è una donazione di midollo osseo importante che può fare qualsiasi persona sana che entra a far parte del registro dei donatori di midollo osseo. Dico sempre che se l’ho fatta io, che avevo tanti mesi di chemioterapia alle spalle, lo può fare chiunque.
Sono 4 ore di donazione che possono cambiare la vita ad una persona. Dopo tante sofferenze sono solita ripetere che Chi ha bisogno non ha scelta, chi può aiutare sì. Quando ci si trova a fare i conti con queste malattie la normalità viene spazzata via ed ogni cosa che riuscivo a fare, come prendere un gelato con mio figlio Alberto, era una grande conquista. La normalità è una conquista».
La malattia di Laura si ripresenta nel 2006, è ancora più aggressiva, tanto da richiedere un trapianto di midollo osseo. Inizia la ricerca di un donatore compatibile e finalmente dopo due mesi viene individuato un ragazzo canadese idoneo: «Il giorno della mia rinascita è il 12 gennaio 2007 quando ho fatto il trapianto di midollo. Non ho dimenticato nessun giorno della mia esperienza, ma in particolare quel giorno non lo potrò mai dimenticare: come una madre dona la vita al proprio figlio, quel giorno il donatore canadese l’ha donata a me.
In tutto il mio lungo percorso di cura ho ricevuto più di 700 sacche di sangue e di piastrine. Se oggi io sono qua e posso vedere crescere mio figlio, lo devo ai donatori di sangue». Oggi Laura è vice presidente dell’Avis Pistoia e porta la sua testimonianza nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi verso l’importanza della donazione come indispensabile gesto di altruismo verso il prossimo.
«La testimonianza di Laura è molto importante perché ci fa toccare con mano l’importanza della donazione — dicono il sindaco Simone Calamai e l’assessore alle politiche sociali, Alberto Fanti — Un semplice gesto come la donazione di sangue, plasma o midollo può salvare una vita»
.Alla giornata del dono in Sala Banti è intervenuto anche il dottor Antonio Crocco, primario di immunoematologia dell’ospedale di Prato che racconta come: «La trasfusione di sangue riesce a cambiare la qualità di vita di alcuni pazienti che sono stati meno fortunati. La donazione di sangue è fondamentale: se tutti i cittadini la facessero almeno una volta l’anno avremmo risolto tutti i problemi legati al tema trasfusionale.
Solo nell’ospedale Santo Stefano di Prato si effettuano 9mila trasfusioni l’anno. Il donatore avente diritto alla donazione va dai 18 ai 65 anni, una fascia di età che rappresenta il 60% della popolazione. In realtà di questo 60% di potenziali donatori solo il 3% dona effettivamente sangue o plasma e soddisfare tutti i bisogni del cittadino con il solo 3% di donatori non è possibile. Il contributo dei giovani a questo proposito è molto importante».
Alla giornata del dono in Sala Banti sono intervenuti Claudia Firenze, presidente Avis Toscana, Agostino Genduso, presidente Avis comunale Montemurlo, Marco Tofani, presidente Avis provinciale, la dottoressa Maria Teresa Mechi, direttrice sanitaria dell’ospedale di Prato e Luciano Franchi, consigliere regionale esecutivo con delega ai rapporti con il sanitario
[masi— comune di montemurlo]