«Massimo in due, ma entra uno soltanto»: queste le disposizioni del Pm Coletta per ascoltare i cittadini italiani di Vicofaro?
DI LEGGE E TRASPARENZA A TEMPO PIENO
I “BEGOLARDI” NON SÀN FARE A MENO
Martedì 21 novembre, dopo le polemiche suscitate dall’incontro (a mio avviso inutile) in consiglio comunale, da parte del Comitato di Vicofaro è stata inviata una lettera a Tom Col per un incontro: «Ieri mandata mail in procura per richiedere appuntamento con Coletta, vediamo, vedrete, vedranno!!!!».
Stamattina, 25 novembre, ricevo un nuovo messaggio: «Questa è un’altra barzelletta: Coletta accetta l’incontro, massimo 2 persone ma nel suo ufficio ne può entrare una sola e l’altra deve aspettare fuori!!! Ci ritiene gente bisognosa d’accompagnamento?????».
La gente di Vicofaro, giustamente, si pone delle domande (alle quali Coletta non risponderà mai, perché questi sono i Pm: autòcrati non soggetti a niente e nessuno, e persino al di sopra della legge. Autogenerati ed autogenerantesi sùbito dopo essere stati “cooptati” in magistratura.
Ecco perché non è errato, secondo everything I see, opinare che da decenni l’Italia stia vivendo in una dittatura democratica dei Pm, sprezzanti della Costituzione, autoreferenziali e operanti secondo gli hitleriani parametri della Anschluß Österreichs del 1938: promesse («lavorerò per la gente comune») e smentite delle promesse comunicate per proclama dalle pagine del Tirreno.
Se la disponibilità all’ascolto di Coletta è, davvero, quella che viene segnalata («massimo 2 persone ma nel suo ufficio ne può entrare una sola» etc.) che altro pensare di Tom Col, se non una straordinaria somiglianza con quella tragica scena di Il Cardinale, in cui il Führer si rimangia le promesse fatte al primate austriaco Theodor Innitzer? Che le sue promesse di lavorare per la «gente comune» sono state tutte tradite in pochissimo tempo.
Notate anche che, nella scena che segue, il Führer, nonostante sia stato avvisato, ammette alla sua augusta presenza solo uno dei due porporati in attesa.
A commentare da fuori le limitazioni con cui Tom Col protegge se stesso e i suoi, si parva licet componere magnis, sembra possibile e consentito stabilire anche un’analogia con il tiranno Pisistrato che si circonda delle guardie del corpo per non essere avvicinato dal popolo di Atene: mentre l’unico a non averne paura è quell’ormai vecchio Solone che, ogni mattina, si alza e scende in piazza, nell’agorà, armato in tutto punto per combattere l’arrivo della dittatura pisistratica di stato.
E sempre a commentare da fuori, viene spontanea – sulla domanda del “perché uno solo nel suo ufficio” – un’ipotesi potenzialmente attendibile: che Coletta non voglia testimoni per ciò che si dirà nel colloquio, al fine di scongiurare ogni pericolo di improvvidi contraccolpi come quando il Pm impose al finanziere di non indagare sulla sorella del suo superiore gerarchico fiorentino, il Pm aggiunto Luca Turco?
Ci è consentita questa battuta oppure è – secondo Coletta, ma soprattutto il genius iuridicus di Curreli – un vero e proprio nostro «disegno criminoso»?
In realtà alla nostra povera poca intelligenza di semplici maestri di retorica sembra più criminoso il fatto che sia impedito a cittadini italiani (quelli di Vicofaro) di vivere secondo le leggi della repubblica che non secondo i parametri legalitari costantemente adottati dai magistrati della procura: laisser faire, laisser passer ove si tratti di aprire la terra (vedi Curreli con il suo doppiopesismo catto-aperturista); e envoyer les gens au tribunal et les faire condamner (rinviare le persone a giudizio e farle condannare) ove cittadini-sudditi di sangue e nazione italica, ma non usi a obbedir tacendo come i carabinieri.
E tutto questo specie se tali sudditi creano problemi con loro «disegni criminosi» ispirati al motto frangar, non flectar in quanto capaci di leggere, scrivere e far di conto.
Volete che l’Italia sia questa che è già?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]