evangelici & razzisti. ECCO LE CARTE SULLA VICENDA RAZZISTA DI DON GIUSTINO: CHI-DOVEVA-FARE-COSA? (parte quarta)

Continua l’inchiesta sul vicende di velato razzismo nella Diocesi pistoiese, con la pubblicazione dei documenti d’incardinamento di Padre Giustino congolese e discriminato. Un compito quello del sacerdote, che – a nostro parere – può essere anche pericoloso, ovvero ingrato e umiliante, per i coulored. Leggiamoci le carte e consultiamo anche il vocabolario Treccani alla voce “razzismo”.

PISTOIA—MONTALE. Don Giustino è un prete basico e genuino. Ci è piaciuto subito per come, nell’intervista ha richiamato più volte episodi dai testi sacri e si propone nelle argomentazioni con uno stile alla padre Pio. Narrazioni, nelle quali richiama la fraternità, il perdono e l’umiltà quali argomenti costanti.

Lui ci ha parlato con serenità delle sue sofferenze e non ha espresso alcun sentimento di amarezza o rivendicazione, continuando (ma guarda un poco!), a offrire “l’altra guancia” a chi lo ha schiaffeggiato.

Non serve di essere giuristi per comprendere la piena validità del Decreto del 2011 del Vescovo Mansueto Bianchi, superato, dal Vescovo/bis Firindelli con il respingimento del Nostro

Una sincera emozione per chi – come chi scrive – è abituato a conoscere le perverse narrazioni di chi, sottoposto ad abusi o soprusi, rivela la ferita sanguinante e rivendica esplicitamente un sentimento di odio e vendetta.

Un sacerdote che ci è piaciuto per questa moderazione e semplicità, allorquando ci sottopone le sue nomine di incardinamento nella Diocesi, sottoscritte dai due Vescovi Mansueto e Fausto.

Il potente Don Paolo Tofani ha solo 6 incarichi: lasciò quello di correttore morale nel 2013 troppi grattacapi in Misericordia con il duo Artioli/Morosi.

In questa vicenda i decreti vescovili, sono di una pesantezza e valenza indiscutibile, come spiegheremo nelle prossime puntate e dovranno essere lette da tutti coloro che le hanno calpestate, a cominciare dai tre protagonisti che hanno per nome Don Paolo: il già vicario Palazzi, il Proposto di Montale Firindelli anche Vescovo nella sua “mini-Diocesi” di Montale retta in regime di autodichia e il pluri-incaricato e potente Tofani che è insediato in più ambiti strategici: quale vice direttore Caritas diocesana e per questo amico del Sostituto Claudio Curreli (suo sodale nell’immigrazione di clandestini con Terra Aperta), quale Presidente di Portaperta onlus ad Agliana (ramo della Caritas), Presidente alternato del Vicariato di Bure Bassa, Parroco a Santomato, Parroco di San Piero Agliana (e qui, è anche prete di riferimento per l’amministrazione inciucista e lateropiddina di Luca Pedrito Benesperi che gli fece elargizione esclusiva di 6000 euro governativi motu proprio, con una  mail superblindata e impresentabile esercitandosi un altro atto di discriminazione contro gli altri due parroci) e da poco, anche rettore del Seminario diocesano. Fanno sei incarichi e un inciucio (quello con il Pm Scout Curreli) ma che possono anche crescere, perché alla Provvidenza, come sanno i lettori cristiani, non c’è fine!

Don Palazzi, vicario nel 2011, mise una “toppa, peggio del buco”, rimproverando il Nostro Giustino

Il primo dei tre, Don Palazzi, venne chiamato per telefono dal Giustino nel Dicembre del 2011, all’esito del suo allontanamento dal consiglio del Vicariato Bure sud (dove Don Firindelli lo espulse in malo modo possiamo dire anche umiliandolo?), dal quale s’allontanò in un remissivo silenzio.

Il superiore, cioè il Vicario, rispose, ma la toppa fu peggio del buco. L’episodio è di 12 anni fa (Giustino lo ricorda perfettamente, per l’umiliazione sùbita di fronte alla comunità dei presbiteri riunita in Consiglio) quando il Vicario, invece di richiamare il Firindelli alla santa Fraternità e la rispetto del Decreto di incardinamento del Vescovo Bianchi, (ma perché no, anche a un universale sentimento di democrazia!) esordì con una infelice risposta al Nostro, aumentandogli il carico delle pene.

Ci spiega oggi, amareggiato, che lo rimproverò maldestramente, dicendogli: …e tu cosa ci sei andato a fare lì? Osserviamo che, se lui era viceparroco a Montale, era giusta la sua presenza alla riunione di vicariato: ecco un altro esempio da iscrivere nel saggio del Gen. Vannacci Il Mondo alla Rovescia. Non trovate?

Intanto che emergono le testimonianze – portate dalle sante gole profonde diocesane – anche le nostre interviste alla comunità dei fedeli montalesi sono confermative dell’incredibile vicenda umana che avvicina Don Giustino al più famoso protagonista Gregor Samsa di kafkiana memoria.

A pranzo con padre Giustino, ascoltando passi del Levitico.

La consultazione del dizionario alla voce razzismo*  (vedere in fondo) è icastica e illustra bene e chiaramente il pesante pregiudizio dei firindelliani, tutti ancora oggi rinchiusi in un illuminante e confermativo silenzio sulle pagine Fb di Montale (con alcuni post dedicati alle penose vicende del caso Giustino/Firindelli: ovvero il razzismo in parrocchia) che lo hanno discriminato e vessato, invece di accoglierlo quale inviato dal Vescovo, accettandolo anche con il suo carattere certamente non convenzionale e diverso dal nostro, anche con i suoi piccoli difetti quale è la mancanza di puntualità.

Una caratteristica – la mancanza di orologio al polso – che è diffusa in tutto il continente africano (e che è difficile imparare a 50 anni): è questa una ragione per escluderlo dal servizio pastorale?

I preti coulored si dovranno accettare così, confidando in un loro sicuro  adeguamento alle consuetudini quotidiane qual è, per noi occidentali, quella di non fare il bon pro dopo il pasto; diversamente si lascino nel loro paese di origine con la loro tradizione e cultura!

Questo il Decreto del Vescovo Tardelli che riconferma l’incardinamento di Padre Giustino nella Diocesi della citta dei “sepolcri imbiancati”

Paradossale che si lamentino carenza delle vocazioni sacerdotali e poi si sopprimono gli incarichi vescovili di alcuni sacerdoti ben inquadrati in ordinazioni formali, evitando di coinvolgerli – è stato così per Padre Giustino – in celebrazioni pubbliche dal 17 Settembre di questo anno, impedendogli di celebrare la Santa Messa: una umiliazione cocente e incomprensibile per uno che ha la mitezza nel cuore e che ha rinunciato – si noti bene, che in Diocesi non ci sono i sindacati – a fare delle rivendicazioni sul Decreto del Vescovo Mansueto Bianchi dell’Ottobre 2011 che quì sopra potete leggere.

La domanda più importante adesso è: perché il Vescovo Mansueto non ebbe a ripristinare il sacerdote congolese in Parrocchia a Montale o non gli assegnò una altra Parrocchia visto l’atteggiamento escludente del titolare montalese Don Firindelli? Poteva forse affidargli una di quelle ultime sperdute in montagna che, come tutti sanno ci sono disponibili, non c’è bisogno di andare a Barbiana per trovarne una scoperta!

Alcuni conoscitori dell’enclave vescovato/curia ci spiegano che la questione è molto semplice: Don Firindelli è prepotente e temuto in Curia. Il Vescovo Mansueto, non ebbe il coraggio di chiedere spiegazioni e aprire un dissidio, ma nemmeno fece una ricollocazione del Padre Giustino in altra Parrocchia, lasciandolo così, aleggiare come un fantasma, nei corridoi del seminario, per ben dodici anni, fino a che Don Manone Bardelli, non discriminò pesantemente l’altro congolese Don Deo Gratias.

Firindelli, ci dicono, opera nella sua Parrocchia in regime di autodichia (cioè decide tutto in proprio e se ne catafotte dei decreti del Vescovo o di altro soggetto superiore) costituendo di fatto un’altra mini-Diocesi (nella Diocesi) che non appare nelle carte Vaticane, ma che vede comunque sostanziato il suo assetto vescovile/bis.

Nessuna richiesta di rettifica o di chiarimento è mai pervenuta alla redazione per i contenuti dei tre precedenti articoli sull’inchiesta e nemmeno sulle pagine di “Facebook di Montale 51037” che con 1050 iscritti, prima ha bannato lo scrivente e poi, dopo 24 h lo ha riammesso e non ha offerta di commenti o like: il silenzio s’affetta come salame, e così dimostra la piena correttezza delle informazioni pervenuteci e dei fatti narrati. (continua)

*: [Dizionario Treccani]: s. m. [der. di razza, sull’esempio del fr. racisme]. – Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione,[ e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore…

Alessandro Romiti        

 [ 

alessandroromiti@linealibera.it]

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