comparatistica. MAGISTRATI E POLITICAMENTE CORRETTO: UNA LEZIONE PER GRIECO

Tutto questo può chiamarsi rispetto della legalità o affermazione della – come diceva un tempo una famosa battuta – «fregalità»?



GUELFO NON SON NÉ GHIBELLIN M’APPELLO:

CHI MI RISPETTA, IO STO SOLO CON QUELLO!


Curreli, Terra Aperta, legalità, mani tese e moralismo inventivo… Ed è il primo a non rispettare i propri doveri a suon di conflitti d’interessi

 

I magistrati delle procure sono come i famosi “scrittori onniscienti”, stile-Manzoni. Sono quelli che, quando iniziano a scrivere un romanzo, sanno già come deve andare a finire e chi è il buono e chi il cattivo.

Nel Romanzo criminale della procura di Pistoia (sto parlando del maxiprocesso politico pilotato dal duo Curreli-Grieco e diretto da una Beatrice Venezi appellata Luca Gaspari in aula) ci sono stati un paio di significativi momenti di supponente arroganza onnisciente che – dati i fatti di questi giorni narrati da La Verità – mi permetterò di usare come elementi di comparatistica, come quando negli anni 90, all’Università per Stranieri di Perugia, venivo chiamato a tenere lezioni di alta cultura sotto tale etichetta: cosa che non credo sia mai capitata a Claudio Curreli, pur se eccellente “ermeneuta della Crusca” con diritto di decidere l’interpretazione autentica del termine stalking a favore di certe sue «prossimità sociali»…

In aula, fra tutte le altre sciocchezze che ho dovuto ingoiare perché (teste Martucci) “le istituzioni hanno sempre ragione” (mi permetta: un corno!), il flemmatico sostituto anziano, lo f.f., Giuseppe Grieco, due ne sparò di una gravità incommensurabile per un garante della legalità, ma solo a modo e metro suo personale.

Grieco, che porta il nome del padre putativo per antonomasia, mi chiese:

  1. perché non mi fossi iscritto a FdI della Giorgina. E in quel caso sbagliai, datoché avrei dovuto rispondergli con una domanda precisa: «E lei, cavalier di Piazza del Plebiscito, a quale partito è iscritto?;
  2. mi polverizzò, con una una reprimenda da confessore curato di campagna pronto a punire un ragazzòlo per atti impuri, perché, in una mia conversazione telefonica, peraltro privata (ripeto: privata) fra me e mia nipote (la giustizia in Italia avanza secondo la tecnica del tarlo: da una parte sgrana il legno e dietro di sé lascia cacca…), parlando di una discutibilissima personaggiA del Comune di Agliana, mi ero permesso di esprimermi così: «fàmoje ’r culo».
Socrate in Platone: «Non si deve portare più rispetto a un uomo che alla verità». L’Italia di oggi? Con certi magistrati assai peggio dell’Atene della cicuta…

Tanta bella gente che circola nelle procure d’Italia è davvero straordinaria. Coletta, per esermpio, lo promuovono capo a Pistoia, anche se sanno che non intercetterebbe mai la sorella di Luca Turco; Palamara, in volo, scrive a un suo collega «Ho qui accanto a me quella merda di…» non ricordo chi. E così via.

Oggi Belpietro – che non è il mio giornalista preferito, ma che apprezzo per l’estrema chiarezza – ci scrive di quei magistrati perugini, che si danno della «merdaccia» e del «gobbo schifoso». Ma forse loro possono senza dover incorrere in nessuna reprimenda da parte di moralisti come il flemmatico cavalier Grieco o l’austero shardana Curreli, roccioso come la sua stessa isola e spesso in pantaloni corti o con la zappa in mano per la piantumazione di alberini antimafia.

Conclusione comparatistica. Altro è essere un quisque de populo (un cittadino qualsiasi come me; e per giunta malvisto perché non teme i propri dipendenti, fra cui anche i magistrati e tutti i parassiti attaccati come patelle alle rocce della struttura oppressivo-repressiva dello stato); altro è essere un “unto del Signore” iscritto all’Anm, Associazione Nazionale Magistrati, cresciuto a pane, superbia e diritto di sangue: indi impunito e impunibile.

Perciò mi chiedo, e chiedo a tutti i lettori, Grieco compreso, che, appunto, in aula dichiarò che ogni mattina inizia il suo lavoro leggendo Linea Libera:

  1. Era più fascista il fascismo o l’Italia democratica di oggi, che poggia su una categoria di magistrati molti dei quali, coperti dalle loro consorterie (Anm, Csm, Presidenza della Repubblica, Procure di vigilanza come quella di Genova per i toscani, «prossimità sociali»), hanno creato una nuova «gromma rossa» fetida di tipo liberal-staliniano?
  2. Sono delinquenti abituali i giornalisti che non portano più rispetto a degli uomini (fra l’altro con molte pècche), oppure coloro che accettano di buon grado e nel più assoluto silenzio che al loro fianco lavorino, indisturbati, colleghi in palese conflitto d’interessi; infedeli alla Costituzione e alle sue leggi e/o capaci di far posto ai propri figli in un asilo, facendo togliere la figlia di una vigilA urbana per piazzarci la propria a proprio comodo? Se lo rammenta, vero, Grieco?

 

Infine, questo comportamento indegno di omertà, può chiamarsi rispetto della legalità o affermazione della – come diceva un tempo una famosa battuta – «fregalità»?

Buongiorno, procura!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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