In nome del popolo italiano, ma contro ogni norma e regola, il Vpo Bastianelli, longa manus del glorioso scout Curreli anti-legge, stamattina, 21 ottobre 2024, si è alzato dal tavolo dell’accusa e per ben tre volte è andato a prendere imbeccate da Andrea Alessandro Nesti, il mai-comandante di Agliana, ex-Vpo, protetto, dal 2020, da tutte le amministrazioni comunali aglianesi sia di destra che di sinistra; da tre segretarie generali e anche dal persecutore di padre Fedele Bisceglia, il magistrato con il vizio di proteggere i clandestini anziché il popolo che lo paga
GIUSTO PAGARE LA GIUSTIZIA
MA NON PER ESSER PRESI IN GIRO
I magistrati dovrebbero essere terzi, imparziali e indipendenti: ma a Pistoia non lo sono.
Sto parlando di quelli che operano in procura e voi tutti, lettori fedeli di Linea Libera, sapete chi siano. Ve l’ho detto mille volte.
Anche i Vpo (vice procuratori onorari – i non-togati che vanno in aula a perorare le cause dei Pm e dei sostituti) dovrebbero essere tali.
Eppure, come direbbe Coletta, costoro sono ontologicamente incapaci di essere tali per un motivo tecnico di non poco conto e peso: sono avvocati; e pertanto finiscono per soffrire del male delle collaboratrici addomesticate a mezzo servizio.
Come tali, i Vpo non dovrebbero – per incompatibilità intrinseca conclamata – fungere una volta da avvocati e un’altra da magistrati dell’accusa; una volta da carnefici e l’altra da salvatori.
Ovviamente accade il contrario con i supplenti, sempre agli ordini di togati che non hanno o tempo o voglia di scendere in aula, perché magari devono piantare alberini di Falcone e Caponnetto al Liceo Forteguerri, se non sono in servizio altrove.
Per servizio altrove intendo impegnati ad aiutare gli immigrati clandestini, con Terra Aperta, violando le leggi dello stato. Oppure a fare campi-scout, perché infiammati dal sacro fuoco dell’Agesci onde poter mostrare il loro amore per far politica in veste di cittadinanza attiva. O anche a dedicarsi all’esercizio abusivo della professione giornalistica quali addetti stampa che si arrogano il diritto di inquisire i veri giornalisti professionisti.
Figuratevi quanta morchia d’incompatibilità ci sia, ontologicamente, in aula, quando la persona cosiddetta offesa è stata, per almeno 4 anni, Vpo e oggi, 21 ottobre 2024, ha, dalla sua parte, un altro Vpo, che rappresenta l’accusa di Claudio Curreli, con il compito – e soprattutto il mandato perentorio dello scout – di difendere interessi altri, magari nel nome del popolo italiano ingannato.
Il peggio del peggio – questa una mia insindacabile opinione – si ha quando, come stamattina, ore 11, da una parte si trovava, come persona offesa, il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti (spudoratamente favorito dal Comune di Agliana e benvisto dalla procura di Pistoia, in quanto suo ex-Vpo); e dall’altra, come Vpo di Curreli (uno dei Pm più anomali della storia della magistratura italiana, ma protetto a Roma e altrove – teste Maurizio Barbarisi), l’avvocato Riccardo Bastianelli.
In tal caso si rischiano le convulsioni di stomaco, come è successo a me: piaccia o no all’organigramma procurale, che non è sicuramente un ensemble de petites fleurs de serre…
Il fatto è che in aula – e sfacciatamente sotto il naso del pubblico presente – ho visto questo Vpo alzarsi per ben tre volte dal suo trono di carta, per andare a confabulare con la parte offesa (Andrea Alessandro Nesti – ex-collega Vpo) per chiedere lumi sul trattamento che Nesti riservò, con tutta la sua alterigia spocchiosa, al vigile stalkerizzato Daniele Neri, costretto ad andarsene da Agliana perché (la verità è sostanzialmente questa) maltrattato, emarginato, discriminato solo per aver fatto poche contravvenzioni. Nell’ottica del Nesti, infatti, avrebbe dovuto farne quante le vittime dei famosi carri falcati dell’esercito persiano del Grande Re.
E come ha chiesto, il Vpo di Curreli, a Neri, se sapeva che il Comune aveva previsto un certo tetto di multe e contravvenzioni, per poter giustificare il comportamento del mai-comandante, che però fu decisamente bacchettato dal giudice del lavoro, ponto ad affermare che “il buon vigile non si doveva misurare dal numero delle multe staccate”!
È logico – ha ribattuto il Neri – il criterio del monte-multe per decidere se un vigile urbano ha o no raggiunto gli obiettivi per lo sviluppo orizzontale della sua carriera? E la risposta stava dentro la stessa sentenza del giudice del lavoro: non era logico. Anzi era del tutto arbitrario!
E non poteva essere logico, anche perché pretendere di varare un bilancio di previsione di un Comune sul dato, puramente teorico e aleatorio, di quante multe verranno fatte nell’anno successivo, equivale a dare un ordine di rastrellamento nazista (in termini più chiari: estorsione) di fondi dalle tasche dei cittadini-pecore da tosa. Chi potrà, infatti, mai dire con certezza assoluta il giorno e l’ora in cui Bergoglio, il Santo Padre progressista, sarà chiamato fra le amorose braccia di Dio?
Ciononostante, il solerte Vpo Bastianelli, evidentemente incaricato di sostenere ad ogni costo l’ex-Vpo Nesti, ha insistito con questa tesi indecente del dovere dei vigili di troncare le gambine ai cittadini di Agliana in nome del far cassa.
Una follia che può andar bene solo in un’amministrazione di regime e che certo non può giustificare il comportamento del mai-comandante nel perseguitare il vigile Daniele Neri e il suo collega Emiliano Campanelli. Sempre per lo stesso motivo.
Al pari dell’incompatibile Curreli, che si inventa perfino lo stalking giornalistico con ciò inaugurando di fatto lo stalking giudiziario della procura pistoiese; il Bastianelli non si è arrestato neppure dinanzi a sentenze passate in giudicato, perché, evidentemente, il Divus Claudius gli ha impartito chiari ordini di far condannare (a sua immagine e somiglianza – come nella storia della famosa lettera scarlatta) i giornalisti montanelliani di Linea Libera, che hanno sempre analizzato e narrato, senza timore, la verità sul comando del mai-comandante tuttora benvisto e ben aiutato dal potere del Terzo Piano.
È una vera s-consolazione – lo dico e lo sottolineo con tutta la voce che ho – vedere che il Vpo di turno Bastianelli si alza per ben tre volte dal suo pulpito di carta, e va a prendere imbeccate da una parte offesa che, avendo rinunciato al proprio avvocato in aula, non ha assolutamente alcun diritto di parlare, ma può farlo solo ed unicamente (come più volte gli ha già fatto capire il giudice Paolo Fontana) per chiedere di rimettere “quella sua indecente querela” (le parole virgolettate sono di chi scrive).
EFFETTO GIUSTIZIA-PISTOIA
È qui che voglio ricordare, alla Gip Patrizia Martucci, mia ingiusta e poco accurata avversaria, con l’orgoglio del cittadino libero e capace di intendere e di volere, che non ho affatto intenzione di credere, obbedire e combattere per le sue «autorità costituite», dato che violano le regole della procedura penale senza il minimo segno di resipiscenza.
Pessimo e ricusabile il comportamento del Vpo Bastianelli che colloquia con Nesti. Pessimo il Nesti, protetto dalla segretaria Aveta, dalle amministrazioni comunali aglianesi di destra e di sinistra e dalla stessa discutibile e squalificata toga di un Curreli incompatibile con Pistoia ove non anche con i doveri di magistrato, ontologicamente abituato com’è, a interferire nelle vicende giudiziarie a suo insindacabile e protervo punto di vista, perché sicuro della formula «conseguenze zero».
Pessimissino, perciò, il [dis]servizio pubblico della giustizia che fa non acqua, ma liquame da più parti, a danno dei cittadini normali e a favore di birboni come chi, il Nesti – lo dico e lo sostengo come opinione personale –, si è appropriato indebitamente di miei documenti riservati (col beneplacito a posteriori di una Aveta, che lo ha tollerato e coperto) per imbastire querele contro chi, di lui e dei suoi inconcepibili arbitrii, ha fatto il debito resoconto alla popolazione allocca di Agliana.
Un gregge che, anche in questi giorni, e con l’applauso dell’assessora al bilancio Ambra Torresi, l’avvocata-traditora, pagherà migliaia di euro di danni erariali causati dall’illegale protezione della segretaria generale Aveta: una protezione da lei sempre riservata al mai-comandante.
La giustizia (?) del Terzo Piano, proprio per questo, dà tutta l’idea di essere affidata a personaggi in odore e in ipotesi di associazione per delinquere, in una commistione di irregolarità più macchiata della famosa polenta toscana al cavolo nero, appellata (direbbe Gaspari in aula) la cavolata.
Qualcosa di molto peggio, insomma, del giaguaro da smacchiare di Bersani…
Edoardo Bianchini
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