In ItaGlia, quello stivale senza più suola, ma sòla di per sé (alla romana: «l’ItaGlia è ’na sòla»), ormai pare che se ne siano resi conto anche più tribunali amministrativi regionali: almeno quello della Toscana per Benesperi & C.; e quello dell’Emilia, per Matteo Lepore. Il quale è un sindaco col nome di un animale sia “in fuga” che “in sfiga”…
A QUANDO UNA BELLA MARCIA
DI ISPETTORI MINISTERIALI ALLA PROCURA?
Dal più grosso al più piccino, fanno tutti un gran casino. A Quarrata il Baby-Romy fa marciar tutti i bei tomi: nella terra “Noi di Qua” salvan la legalità.
Ad Agliana il Benesperi, s’esibisce in toni seri. «Io che sono un avvocato son felice e son beato, di spiegare, a pòrci e cani, come vanno i grandi arcani per i qual l’Aveta sbaglia, ma a pagar va la marmaglia: quella indegna e da tosare come a noi ci piace fare».
Di Bologna ve l’ho detto: Leporìn non è un fighetto. Porta sfiga a tutta randa e il Carlino in cul lo manda.
Bimbominkia non demorde. Stringe tutti un po’ alle corde. E dà premi e diplomini, ai guardiani sopraffini che difendono gli anziani dalle truffe dei babbani.
Luca, invero, i debol ama, sol perché, vanesio, ei brama far vedere quanto è socratico, liberale e democratico, che sa dar millanta onori per brillar fra gli elettori.
Ché se fosse un minkia onesto, non avrebbe fatto incesto con l’Ambrina partigiana, volta al ben solo d’Agliana: che però si chiama – è chiaro – solo brama di denaro… L’assessore, ognun lo sa, la sua paga tira e… là!
Smetti di sognare, Benesperi. Tu sei avvocato come me. Solo che io sono
un giornalista vero e certificato dall’esame di stato. Dillo anche al Curreli!
A Quarrata il Baby-Romy non dovrebbe usare i tomi per far marce sol marcite, tra colline, rii e salite, quando poi non mette mano a quel fatto chiaro e strano, che il cemento sopra il colle tutto è merda dura e folle.
Merda il Fabbri ha dato a pago, come quasi fosse un mago. Già… Il geometra al mattino, chiuso dentro al suo stanzino, preparava le scartoffie, che portava con sé, loffie, nell’ufficio del Ponziani, lavorando a quattro mani.
Poi presente in commissione edilizia, da Solone, promoveva a voti pieni i progetti stronzi e ameni che fruttàvangli prebende, regalìe, doni e commende.
Lo san tutti, o Dio Curreli! Lo san tutti senza veli: solo voi non v’accorgete che il Comun Quarrata fète. Di caghette e corruzione, di favor fatti a persone, che sapéan frugarsi in tasca, per pescare in quella vasca.
Se la satira non piace a Giuseppe, ci dispiace. Se, ancor men piace al Coletta, noi la famo: e senza fretta. Se non piace perché scotta, è l’istessa: il ciuco trotta, per suo conto. Ha rotto i freni, ché gli fûr rotte le reni. Ma poiché la ruota gira e nel cor vento gli spira, trotta il ciuco a freni rotti, e anche lui lancia i suoi bòtti.
Corre a destra; corre a manca: ma del vero non si stanca. So’ i nipoti degli etruschi, che si fan veder molluschi e s’inchinano al Romiti, lacrimanti e assai contriti, non capendo che chi tace, da padella cade in brace.
E lo piglia in culo e zitto, destinato a finir fritto…
Colorado da Monte&Magna
che se non piove non si bagna
Vate del Montalbano sfasciato dai Pd e loro servetti