agrùmia mellettósa. «AVETA, RICORDATI CHE DEVI MOLLARE!» O TORNEREMO DI NUOVO AL TAR


Oggi, 8 novembre 2024, è il quartultimo giorno prima dello spirare del termine che consentirà di ricorrere nuovamente al Tar della Toscana per ottenere – dopo ripetute violazioni dell’art. 328 cp – un’ordinanza di rilascio della lettera anonima (allegàti annessi) che la segretaria generale ricevette nel giugno del 2020. Era una missiva che lei tiene gelosamente stretta fra gli artigli, dando tutta l’idea di sapere da chi proveniva e per che fine o scopo. Comune di Agliana, aspèttati un’altra spesa fuori bilancio e la conseguente richiesta di danni subìti e subendi…


CUI PRODEST? Solo dei dilettanti allo sbaraglio possono comportarsi in modo così stupido da tenersi stretta una lettera anonima che ha commesso almeno 5 o 6 reati più o meno gravi. Tanto che personalmente sono convinto che la posizione della segretaria generale, destinataria della piagnucolosa “missiva di merda”, sappia chi, più o meno, possa essere il responsabile mafioso di questo capolavoro di fregnacce frignanti. La sostituta Gambassi non c’è mai arrivata: troppo difficile per chi ha mandato all’archivio senza indagini tutta la cacca dell’inceneritore…

SEGRETARIA AVETA, MA PERCHÉ MAI

TI OSTINI A COPRIRE UN ANONIMO?


 

La segretaria generale, che nel giugno del 2020 ricevette un merdoso anonimo da persone sicuramente ruotanti all’interno del Comune di Agliana; persone in grado di violare il sistema informatico Urbi e di hackerare la mia personale corrispondenza privata con la comandante Turelli, al fine (basta leggere) di inguaiarla in qualche modo; la segretaria generale, dicevo, non ha mai concesso a me il diritto di ottenere copia del merdoso messaggio originale che ricevette, pur avendolo io richiesto per tutelare i miei interessi giuridici (art. 24, comma 7, L. 241/90).

La segretaria Aveta interpreta le leggi allo stesso modo della procura della repubblica di Pistoia. Anch’Ella, del resto, è – come si definì il genius loci Tommaso Coletta nell’intervista rilasciata a Massimo Donati del Tirreno – “figlia d’arte”, potendo contare sul Dna (e non tutti, lo sapete, possono vantarsene…) di un padre magistrato.

Paola Aveta interpreta le leggi a suo modo e come il Pm e i magistrati del Terzo Piano, perché, non appena la stessa richiesta (art. 24, comma 7, L. 241/90) le è stata avanzata dal suo indiscutibile pupillo, il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti, super-favorito da politici-amministratori di sinistra e di destra, e perfino dalla procura, che se lo è tenuto per quattro anni in funzione di Vpo; non appena il Nesti – come dice Ella, ma io personalmente non ci credo – ha chiesto di accedere alla mia corrispondenza personale e riservata, la “figlia d’arte” ha risposto consegnandogli tutto quel che voleva brevi manu: cioè a corsa, con la stessa velocità di una Giulietta che fa salire Romeo fino alla balaustra del suo balconcino scaligero: «Vieni, Amor, ch’io vo’ baciarti e ogni cosa voglio darti!».

Come si evidenza in re ipsa (= nei fatti, avvocata Elena Giunti; ma si potrebbe dire anche, copiando Coletta, ontologicamente), l’Aveta pòle e fa come vòle. Ovviamente con l’accordo di due sciocchi quali il suo sindaco (apparente) e falso epigastràlgico Benesperi, e il suo sbruffone assessor Segatura-Ciottoli, in grado di far pén perfìn al pèn del càn – zanzàn!

Ti lamentavi degli altri? Abbi il coraggio di essere diverso da loro, Segatura!

Guardate e osservate bene – e creo un calco espressivo sulla frociaggine di Bergoglio – la bucaiolaggine di Maurizio, carico d’ogni vizio, che, temporibus itis (= nei tempi andati; questo però è latino maccheronico, avvocata Giunti… non lo riadoperi), voleva prendere a tubate il Comune di Agrùmia quand’egli non era nessuno e stava all’opposizione. Mentre ora che crede di essere immortale e ben protetto dal Terzo Piano che sta sotto il tetto, ha cambiato direzione, e sostiene Pereira-Aveta, dai capellini rosa di seta.

Come si può non provare profondo schifo di fronte a tutto questo, gente mellettósa d’Agrùmia presa di mira e spregiata dalla Blimunda, pseudonimo della mogliera di Andrea Alessandro Nesti e sua avvocata d’ufficio carissima alle orecchie del magistrato-scout che sembra esercitare abusivamente l’arte del giornalista nelle vesti di addetto-stampa dell’Agesci, a cui se vi partecipi, ci cresci? Che razza di pasticci di incompatibilità e conflitti di interessi, fra lui medesimo, la moglie Nicoletta Maria Caterina Curci, giudice delle esecuzioni (anche di capitali, se non capitali), mentre Roma CSM e ANM lo proteggono, come ci ha scritto l’ex-presidente calamitaro Barbarisi nero-su-bianco!

Checché ne dica Tom Col e i suoi nani residuali (non più sette: mancano all’appello, ormai, la Serranti e la Gambassi), il memento del frate a Troisi di Non ci resta che piangere, può essere riscritto opportunamente in «Aveta, ricordati che devi mollare!». E soprattutto piantarla di proteggere Questo o quello (per te pari sono).

 

Utilizzate la AI (Artificial Intelligence) dell’assessora Torresi, che ha fatto tirocinio agli ordini del giudice Luca Gaspari. Lei saprà senz’altro illuminare anche il mono-neurone (come Una poltrona per due anche Un solo neurone per tre…) della triade agrumiènse Benesperi-Aveta-Ciottoli.

Magari ricordando ai suoi “compagni fasciones” (bellissimo ossìmoro!) che non è il caso di essere trascinati ancora dinanzi al Tar, per gli stessi motivi, a poca distanza di tempo, finendo col fare, anche, la figura dei cretini fino a prendersi un’alta legnata da portare (come debito fuori bilancio e danno erariale) a uno dei prossimi con[s]igli…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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