Resi noti i risultati di un questionario anonimo sottoposto a 368 studenti dell’Istituto Comprensivo Statale “Bonaccorso da Montemagno” e dell’Istituto Comprensivo Statale “Mario Nannini” di Quarrata
QUARRATA. Si è concluso il progetto “Social-mente Responsabili – Educazione alla comunicazione e alla relazione dentro e fuori dalla rete” promosso dal Comune di Quarrata nell’ambito di Giovanisì, il progetto di Regione Toscana per l’autonomia dei giovani.
Il progetto ha interessato ragazzi, preadolescenti e adolescenti, genitori e insegnanti delle classi prime, seconde e terze delle scuole secondarie di primo grado dell’Istituto Comprensivo Statale “Bonaccorso da Montemagno” e dell’Istituto Comprensivo Statale “Mario Nannini”di Quarrata.
Attraverso una serie di attività portate avanti durante tutto l’anno scolastico 2023/2024, “Social-Mente Responsabili” ha avuto come obiettivo quello di educare e informare ad un uso responsabile e consapevole dei mezzi di comunicazione multimediali, per cercare di prevenire e contrastare i fenomeni a matrice discriminatoria sfocianti in bullismo e cyberbullismo.
I ragazzi e le ragazze nella fascia di età 11-14 anni sono il pubblico di riferimento all’interno del quale i social network risultano il metodo privilegiato di comunicazione e di relazione: uno strumento molto diffuso ma spesso utilizzato in maniera inconsapevole.
Durante l’evento finale di “Social-Mente Responsabili” svoltosi nella Sala Consiliare del Comune di Quarrata sono stati resi noti i risultati di un questionario anonimo sottoposto, da parte di S.E.D. Servizi per l’Educazione Digitale, ad un campione di 368 studenti delle classi prime, seconde e terze delle scuole secondarie di primo grado di Quarrata.
“Lo scenario che emerge è quello di un profondo scollamento tra il mondo digitale vissuto dai ragazzi e il mondo degli adulti – spiega il dottor Francesco Pagnini di S.E.D. – L’avvento delle nuove tecnologie ha aggiunto una nuova dimensione, creando un mondo estremamente personale dove i genitori hanno la percezione che i loro figli siano in casa in tranquillità, quando in realtà sono connessi con persone ed esperienze che fisicamente non conoscono. Anche le relazioni sono profondamente cambiate: gli adulti di oggi, quando erano ragazzi, si confrontavano fisicamente e conoscevano personalmente la loro cerchia di amici. Per i ragazzi di oggi spesso non è così: le amicizie, le conoscenze sono dematerializzate, online”.
Utilizzo dello smartphone.
Lo strumento preferito dai ragazzi per connettersi è lo smartphone (85,25%). Solo il 2% si connette sì con lo smartphone ma utilizzando quello dei propri genitori.
Il 40% entra in possesso del primo smartphone a 11 anni, ma oltre il 15% già ne ha uno a 8 anni di età. Il 67% dei ragazzi sostiene di essere capace di rinunciare volontariamente alla connessione internet per 48 ore. Il 60% si intrattiene con lo smartphone oltre la mezzanotte anche quando la mattina seguente ha un impegno scolastico: questo succede più volte a settimana nel 29% dei casi.
Social e Messaggistica.
Il social network più utilizzato tra gli 11 e i 14 anni risulta YouTube (76%), seguito da Tik Tok (65%) e da Instagram (56%). Solo il 5% dichiara di non utilizzare alcun social.
Interessante constatare come tra le app di messaggistica istantanea il 27% scelga Snapchat, app che permette di scambiare messaggi, audio e foto visualizzabili solo per 24 ore. Il 45% dei ragazzi usa comunque più di un servizio di messaggistica istantanea.
Contenuti Vietati.
Benché la maggioranza dei ragazzi sostenga di non accedere a contenuti esplicitamente vietati a minori di 18 anni (57%), la fetta di coloro che dichiarano di accedervi è comunque ampia (42%).
Anche all’interno dei gruppi di classe ai quali i ragazzi sono iscritti su WhatsApp la maggioranza (59%) sostiene che non sono presenti contenuti pornografici: la percentuale dei no aumenta (69%) quando si chiede se vengono veicolate foto o video a carattere estremamente violento. L’84% dichiara inoltre di non ricondividere tali contenuti.
Offese e Segnalazioni.
Le frasi offensive viaggiano più sulla messaggistica istantanea che non sui social network. Il 76% dei ragazzi e delle ragazze sostiene di non scrivere commenti offensivi sui social network. La situazione però si ribalta sulle app di messaggistica istantanea: il 54% dichiara infatti di lasciarsi andare a commenti offensivi su questi mezzi.
Tra chi sostiene di aver vissuto esperienze preoccupanti sul web (45%), la maggioranza di questi (19%) dichiara di essere stato vittima o testimone di offese.
Lo scenario che emerge è che i ragazzi che hanno usato almeno una delle applicazioni presenti sul web per offendere è il 61% e che il 24% hanno usato almeno 2 ambienti diversi per scrivere o lasciare commenti offensivi. Inoltre l’ 8.97% (33) dei ragazzi offende usando tutti e tre gli ambienti digitali (social network, messaggistica istantanea, web), denotando un profilo di potenziale cyber-bullo.
Controllo dei genitori.
Il 55% dei ragazzi non ha installato sui propri dispositivi programmi di “parental control” che
permettono di accedere in maniera controllata (o di non accedere) a determinati siti web o applicazioni. Il 64% riceve consigli utili dai propri genitori riguardo la navigazione sul web e il 65% dichiara che i genitori conoscono tutte le applicazioni presenti sul loro cellulare anche se il 42% sostiene che nessun genitore sia presente o vigili durante la navigazione. Solo il 22% (a fronte della maggioranza del 78%) sostiene di aver creato un profilo social sconosciuto ai propri genitori per eludere il loro controllo.
Benché l’84% dei ragazzi tra 11 e 14 anni dichiari di essere in grado di poter contrastare da solo fatti o avvenimenti potenzialmente pericolosi per sé, la prima strategia messa in atto di fronte al succedersi di un evento potenzialmente pericoloso è quella di rivolgersi ai propri genitori (54%) e solo in seconda battuta ad un amico (22%)
Sofferenza interiore.
Di fronte a un problema personale, la maggioranza (80%) non utilizza il web per esternare ciò che prova prima di confidarlo a persone che conosce fisicamente. Il 69% non ha mai pensato al web come possibile mezzo per esprimere momenti di sofferenza o per trovare soluzioni a questi. Lo scenario che emerge è che il 13% dei ragazzi ammette di aver usato la rete sia per cercare soluzioni che per esprimere i propri momenti di difficoltà interiori. Questo denota un profilo potenziale che, in determinate condizioni, porta il ragazzo ad affidare ad internet i propri conflitti interiori favorendone l’esposizione e, di conseguenza, aumentando i relativi rischi.
Tra chi non delega la soluzione e/o l’espressione dei propri conflitti interiori registriamo comunque una fetta di studenti 9% (36) che ha pensato almeno una volta di farlo, pur non passando mai realmente all’azione. Tale profilo si diversifica in ogni caso da chi in effetti non ha mai preso neanche in considerazione il web come luogo di espressione/soluzione dei propri problemi (52%).
Challenge e argomenti lesivi.
Il 71% dei ragazzi dichiara di non avere contatti con gruppi riguardanti argomenti pericolosi/lesivi o nocivi verso altri o se stessi. Tra chi risponde affermativamente però (28%) sono soprattutto i gruppi di discriminazione razziale e sessuale i più presenti (16%).
Il 73% dichiara di non partecipare alle challenge (le sfide lanciate sul web da un utente ad un altro utente).
Persone sconosciute e invio di foto.
Il 57% dichiara di avere tra i propri amici sul web persone che non conosce. Ma la maggioranza (60%) non parla né partecipa a conversazioni con persone conosciute solo online.
Il 95% non invia foto private sessualmente esplicite in chat; il 25% però sostiene di riceverle e il 42% dichiara di conoscere direttamente coetanei che abbiano inviato foto private. Il 31% è stato vittima di adescamento da parte di persone conosciute solo online (tramite richiesta di foto, dati sensibili…) e il 26% che degli sconosciuti gli abbiano offerto dei regali (soldi, ricariche del cellulare…) in cambio di foto o dati personali. Il 36% dichiara che la situazione in rete che potenzialmente lo preoccupa di più è quella di essere contattato da un pedofilo.
“I risultati di questa indagine mostrano come i nuovi mezzi di comunicazione abbiano un impatto su molteplici livelli: psicologico, culturale, educativo… Quello che dobbiamo riuscire a fare è far luce sul cono d’ombra che insiste sull’utilizzo delle nuove tecnologie, accompagnando i genitori, gli adulti, verso una maggiore conoscenza ed educazione di questi mezzi – conclude il dottor Francesco Pagnini – I consigli che posso dare sono: ai genitori di non demonizzare la tecnologia e la cultura che questi nuovi mezzi di comunicazione portano con sé; ai ragazzi di rallentare, perché tecnologia si basa sulla velocità ma toglie tempo alla riflessione”.
[giuntini – comune di quarrata]