Cosa fanno in procura? Lavorano molto su masse industriali di querele-bavaglio per semplici minchiate e contro l’informazione sgradevole, ma veritiera, di Linea Libera, che viene processata sempre secondo il principio del Gioco dell’Oca, come se il nostro giornale fosse il responsabile del male nel mondo nonostante Dio…
DON BIANCALANI FA IL CRISTIANO
MA COSA FANNO AL TERZO PIANO?
Su Vicofaro chiarisco, se mai ce ne fosse bisogno, su come la vedo: ha ragione don Biancalani quando parla del «degrado della politica». E non mi importa molto in che senso lo affermi. La frase, secca com’è, colpisce assolutamente il centro del bersaglio, il nòcciolo della questione.
Si fosse mai sentito – dal 2016 in poi – un politico, davvero tale, distaccato dalla logica del suo, per così dire, partito. È sempre stato un silenzio di tomba. Mutismo e testa bassa in più direzioni e da tutte le parti. Chiesa in primis. Come muta è sempre stata la prefettura, una istituzione che ha sempre meno ragion d’essere se, ogni volta che viene interpellata, al massimo risponde: «Rivolgetevi alla procura… Salite le scale…». Ma così sanno fare tutti, cara dottoressa Messina.
Il Pd e la sinistra hanno sempre fatto finta di non vedere la mucca di Bersani nel corridoio. La destra ha cercato di squacquerare un po’, ma senza troppo insistere.
Da quando poi a Pistoia è arrivato il senator La Pietra viceministro della Zappa, allora sì che il “silenzio collaborativo” si è fatto sentire e ha stagnato tutti i pori! Collaborativo con… lo vedremo dopo. Nessun altro dei Fratellini d’Italia ha osato fiatare più di tanto: tutti ligi come Remigi, dalle brache rotte e i pantaloni bigi.
E qui mi riferisco a Alessandro Capecchi e a Alessandro Tomasi. E sì che il loro nome vorrebbe dire «difensore degli uomini»: una minchia! Ora capite o no, ligi con chi e a chi?
L’unica che si è sempre fatta avanti, ma isolatissima e bersaglio di frecciate da sinistra e di silenzi da destra, è stata Cinzia Cerdini, consigliera della Lega. Oggi la notizia contestata da don Biancalani con la sua affermazione: «degrado della politica».
In Italia – e quindi anche a Pistoia – non si cava un ragno dal buco; non ci si toglie il famoso dito dall’orecchio (inglese) o dito di culo (toscano).
È più facile gridare al vaiolo, piuttosto che cercare il vero virus della malattia e debellarlo. Perché il virus del vaiolo (o Variòla), è connaturato alla struttura stessa della nostra luminosa democrazia, che spedisce armi a destra e a manca perché la gente si ammazzi, ma sempre – e cito la Gip Patrizia Martucci – con il massimo rispetto delle «autorità costituite».
Il vaiolo, però, non sta nelle pustole: sta nel virus stesso. È il patogeno che va individuato ed eradicato senza far tanta chiacchiera. Fatto questo, verrà automaticamente la “sanificazione” del pandemismo vicofarino.
Su Vicofaro io la vedo così: non è solo un problema di don Biancalani e/o di droga in una chiesa o in un quartiere.
È – e resterà – un problema di “politica in degrado” perché nessuno dei mille parassiti che attingono forzosamente alle nostre tasche, oserà mai fiatare, dato che a loro basta riscuotere e i problemi sono nostri. La politica “in degrado” non vuole impegnarsi a vedere, individuare il baco e operare seriamente cancellarlo alla radice.
Non si arriverà mai a nulla, finché tutti si limiteranno a gridare al vaiolo, ma non vorranno accostare gli occhi al microscopio per prendere di mira la Variòla pistoiese: cioè lo staff del Terzo Piano del tribunale di Pistoia, dove il vento spira in maniera da lasciare le cose intatte e con un don Biancalani che finirà per essere comunque visto e indicato quale unico responsabile di questo ossimòrico e strumentalmente irrisolvibile problema.
Cosa fanno in procura? Lavorano fin troppo ma su masse industriali di querele-bavaglio per semplici minchiate e contro l’informazione (sgradevole, ma veritiera) di Linea Libera, che viene processata sempre secondo il principio del Gioco dell’Oca, come se il nostro giornale fosse il responsabile unico del male nel mondo nonostante Dio…
In altri termini, come la politica pistoiese, tutta, non riesce a parlare della Variòla-virus (guai svegliare chi se ne frega delle «prossimità sociali»: si rischia di finire sotto processo come Linea Libera); così la Variòla-virus del Terzo Piano, che è la causa prima del vaiolo stesso, se ne guarda bene dall’affrontare i temi e i problemi dell’emergenza sanitaria, del degrado morale, della droga che circola, delle violenze potenziali o reali; insomma di Vicofaro.
Resterete tutti male, cari lettori. La sinistra perché le fa comodo che il problema esista per poter mazziare la destra; la destra perché s’aspetta che nessuno possa parlar bene di don Biancalani e di Vicofaro; gli abitanti di Vicofaro perché penseranno che, all’improvviso, impazzito, io abbia saltato il fosso. La chiesa, infine, perché ha due teste: una a Pistoia, in cui la Caritas gioca a tutto campo, mentre Vicofaro gioca con una squadra azzoppata; e una a Roma, che bene o male sostiene don Biancalani.
No, non sono impazzito. Se i nostri lettori riflettono bene, vedranno che non ho mai attaccato frontalmente don Biancalani, ma ho sempre e solo detto che il don fa come crede e vuole, secondo il suo credo, ed è libero di farlo.
Contemporaneamente ho sempre sostenuto – anche in pubblico, in assemblea; dinanzi ai cittadini di Vicofaro, sbeffeggiati dalla procura e della «autorità costituite» – che il loro problema era e restava il Terzo Piano.
E tutto questo è ancor più vero se sono vere certe notizie che circolano e che qui riepilogo e risottopongo a tutti:
- la procura manda gente ai domiciliari a Vicofaro, pertanto ne giustifica e ne accredita la legalità, il diritto all’esistenza e l’usufrutto del problema secondo l’etica distorta del sostituto Claudio Curreli, il terrapertista di professione protetto a Roma e altrove;
- lo stesso Curreli (se ciò è vero e mi è stato riferito correttamente: pertanto ne chiedo formale conferma a Tommaso Coletta, “che non intercetta la sorella di Luca Turco”) si dice che abbia fatto infliggere, a un cittadino condannato, l’obbligo di prestare “servizio sociale” presso la comunità di don Biancalani.
È vero questo? Perché se lo è, allora è la procura stessa il Variòla-virus di Vicofaro.
Edoardo Bianchini
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In questa sede non discutiamo di droga e violenza, di pericoli e sicurezza, di emergenza sanitaria e rischio-salute. Qui interessa individuare a chi spetta la responsabilità di questa situazione che è sicuramente anomala.