Mentre si celebrano le nuove assunzioni di medici per le aree interne, le isole e le montagne, all’ex-ospedale Pacini non arriva nessun rinforzo. A cosa servono accordi e protocolli firmati e mai rispettati?
SAN MARCELLO – Nonostante le promesse e gli accordi, la Montagna Pistoiese continua a essere dimenticata nelle scelte sanitarie regionali. Secondo quanto riportato da Toscana Notizie, Agenzia di informazione della Giunta regionale toscana (vedi qui), sono stati assunti i primi giovani medici per le aree interne, le isole e le montagne, ma ancora una volta, l’ex-ospedale Pacini di San Marcello resta senza rinforzi.
A fronte del “Patto Rossi”, firmato il 2 ottobre 2019 dai sindaci di Abetone Cutigliano, Diego Petrucci (oggi consigliere regionale e anche componente della commissione sanità) e di San Marcello Piteglio, Luca Marmo, per garantire l’assunzione di 6 medici all’ospedale, i fatti non rispecchiano le dichiarazioni pompose rilasciate all’epoca dai protagonisti dell’accordo.
DIEGO PETRUCCI dichiarava:
“In questi anni abbiamo sollecitato le istituzioni, perché si potesse intraprendere questo percorso. Un grazie alle associazioni, e alla stampa che ci ha affiancato in questo percorso, che deve arrivare al riconoscimento di area particolarmente disagiata. Sono stati restituiti alla montagna servizi che le erano stati tolti, e le sono stati dati servizi nuovi. E che al protocollo sia affiancato un cronoprogramma stringente, è elemento di garanzia. Firmo con piacere, oggi è un momento di buona politica.”[…] Ho ottenuto con determinazione e coraggio che tale protocollo avesse un crono programma puntuale e stringente sul quale vigilerò con attenzione e che fosse inteso come avvio del percorso per ottenere l’area disagiata e quindi il Pronto soccorso”.
LUCA MARMO aggiungeva:
“E’ stato un percorso lungo, faticoso, con momenti molto accesi di confronto e anche di scontro con il territorio. L’elemento positivo di oggi è che ci viene consegnato qualcosa che ritorna sul territorio. Oggi abbiamo un pacchetto che ci riconsegna servizi nuovi per la nostra sanità. Questo mi fa pensare che abbiamo davanti un futuro importante.”[…] “Dopo tanti anni un pacchetto di servizi importanti per i cittadini ritornano in montagna. Punto intermedio per il definitivo riconoscimento di area disagiata. Un impegno preso che da oggi si consolida negli atti. Grazie di cuore alle associazioni del territorio, alla Asl Toscana centro, al Consigliere Marco Niccolai per l’infaticabile impegno di queste settimane.”
Ma, nonostante siano passati 5 anni dalla firma e un cronoprogramma stringente previsto, con la zona disagiata ancora in attesa di attuazione, dei 18 medici assunti, nessuno è stato destinato alla Montagna Pistoiese. I medici sono stati distribuiti in altre zone della Toscana:
- Isola d’Elba (Portoferraio): uno specializzando radiologo, un geriatra e un medico di igiene e medicina preventiva.
- Cecina: un medico specializzando in cardiologia.
- Pescia: un medico di urgenza.
- Borgo San Lorenzo: uno specializzando ortopedico.
- Zona distretto Casentino, Valtiberina e Val di Chiana Aretina: tre medici specializzandi di igiene e medicina preventiva.
- Ospedale del Casentino: due medici di medicina interna.
- Ospedale di Nottola (Montepulciano): due specializzandi ortopedici e uno specializzando nefrologo.
- Zona Amiata Grossetana, Colline Metallifere Grossetana: due specializzandi di psichiatria.
- Zona distretto Colline dell’Albegna: due specializzandi di igiene e medicina preventiva.
Il presidente Eugenio Giani e l’assessore Simone Bezzini parlano di un “inizio positivo”, ma per i cittadini della Montagna Pistoiese, l’attesa continua, con la sanità locale che sembra destinata a rimanere al margine.
Perché la Montagna Pistoiese non viene mai presa in considerazione?
Gli amministratori locali stanno davvero difendendo il territorio o si limitano a firmare accordi che poi nessuno rispetta? È legittimo chiedersi quanto valgano questi patti solenni, che, a distanza di anni, si rivelano incapaci di garantire risultati concreti.
La domanda più amara, però, è un’altra: quale sarà il prossimo accordo destinato a rimanere lettera morta, senza nemmeno il valore simbolico di un foglio buono per incartare il pesce al mercato? E, soprattutto, chi doveva vigilare sull’attuazione di questi impegni? C’erano forse volontari? Possibile che, tra proclami e firme solenni, nessuno si sia preoccupato di garantire che la Montagna Pistoiese ricevesse quanto le era stato promesso?
Per la Montagna Pistoiese, più che nuovi accordi, servono azioni concrete.
Marco Ferrari
[marcoferrari@linealibera.info]