sinagra&cuffaro 84/9. CAMILLERI AVEVA RAGIONE. SCHIZOFRENIA NATALIZIA: «FATE I BUONI!»


È meglio che i pistojesi pensino alla Città del Natale e che mascherino di luci e colori quella piazza in cui gli obbrobri della politica, della religione e dell’ingiustizia, si mischiano in un’area, falsa come le feste che vi si celebrano



LA FUCCIANA CITTÀ DEL GRANDE CINO

È SCHIAVA DELLA “PLEBE A CAPO CHINO”


 

Siamo arrivati anche stavolta al giro di boa: l’anno bisesto/anno dissesto 2024 tra poco ce lo lasciamo alle spalle e – come in Leopardi – siamo tutti per strada a parlare con un qualche venditore di almanacchi.

Il poeta di A Silvia alla fine mette in crisi il venditore di almanacchi: perché lo porta a confessare che la vita non cambia mai ed è – come sosteneva Vittorio Sereni – un’assurda ripetizione dell’essere.

 

L’anno del primo quarto di secolo, il 2025, sarà diverso, ma sempre uguale e non certo migliore.

Bisogna essere positivi? Sì. Se si hanno i quattrini di Elly Schlein. Allora si può esserlo. I quattrini non fanno la felicità – sembra che dicesse Cicerone – ma aiutano assai a crearsela. Non per nulla i più “positivi” sono i più quattrinai, non quelli che muoiono di fame, anche se vescovi e magistrati della Terra Aperta predicano l’accoglienza, tenendo però strettamente serrate le porte dei loro palazzi e delle loro case.

Si aprono le porte del Giubileo: ma quelle degli immobili sfitti della chiesa restano strettamente serrate.

È tutto a posto in tribunale? Niente da dire destra del senatore La Pietra e della Giorgina? E le esecuzioni immobiliari come procedono…?

Come il Vaticano non aprirà gli usci, non dico quelli dei musei, ma quelli degli immobili Imu-esenti; neppure vedrete uno che è uno di quei bravi magistrati democratici e accoglienti che, per il Santo Natale, accetteranno a tavola un bel nero, magari con problemi psichiatrici come certuni di quelli di don Biancalani – che qui saluto con affetto e rispetto, perché molto migliore di molti altri migliori di lui.

Àlzino la manina quei giudici democratici e cattolici che per Natale accoglieranno al desco familiare, alla pari, qualche nero/a che si chiama Ade, Alaba, Ayo, Babatunde (maschili) o Hafsah, Halimah, Hamidah, Iman, Jamilah, Khadijah (femminili).

La città vannifucciana resterà quella di sempre: una congrega di famosissimi manfruiti (da ermafrodito) che non sanno staccarsi da terra, direbbe Eugenio Montale, per scegliere se stare di qua o di là; ma passano tutta una vita sul bagnasciuga fingendo di essere (a capo chino) sia pesci che terricoli. Basta che riportino il proprio culo salvo da improvvise inserzioni pericolose di chi comanda.

E qui, come in tutte le città d’Italia, comandano i Terzi Piani delle procure, dove la razza padrona dei pistojesi ossequia e osanna gli inventori dei tiramigiù giudiziari, inventati di sana pianta per rimarcare la forza di quel potere che è la fotocopia stessa di Piercamillo/Piercavillo Davigo e della sua filosofia: «Gli uomini sono tutti stronzi ben catalogati da Lombroso. E se non finiscono male è solo perché – diceva il censore – non vengono mai scoperti e beccati».

Pensate, solo per un istante, se questo paradigma fosse confermato, a cosa porterebbe deducendo, ontologicamente, che di tutti i magistrati italiani delle procure solo lo 0,01% finisce per essere beccato (e solo di striscio: soltanto 8 mesi a De Pasquale; niente a Curreli e a mille altri…)!

Il sostituto scout cattolico Agesci quanti neretti ospiterà in casa sua per il pranzo di Natale? Eppure è molto attivo come terrapertista

E pensate a quanti ruffiani lecca-terra si muovono liberamente per le strade di Pistoja. Indistintamente di destra, di centro e di sinistra; di potere e di podere; e di cacio con le pere.

È meglio, sì, che i pistojesi pensino alla città del Natale e che mascherino di luci e colori quella piazza in cui gli obbrobri della politica, della religione e dell’ingiustizia, si mischiano tutti in una sola area, falsa come le feste che vi si celebrano.

Un tempio di farisei su cui nessuno osa fiatare per mettere a nudo il grasso segóso o, peggio ancora, sugnóso, di una cultura dell’omertà che impedisce, a chi potrebbe e dovrebbe farlo, qualsiasi volontà di recupero dello spirito morale e civile che le sante istituzioni non hanno.

E la prefetta si contenta di citare i poeti. Il resto mancia!

Forse più che città del Natale Pistoja è la città delle chiacchiere a vuoto. È il tempio massonico dei finti da strapazzo che, pur di non cacciare mezza palanca e continuare a fare il proprio personale interesse, hanno educato la loro lingua a esercitare la funzione della spugna ai bagni pubblici di Pompei: pulire lo sfintere di chi ha evacuato.

Auguri, pistojesi del silenzio mafio-masso-omertoso! Perbenisti in tutto degni di una prefetta che saluta la città leggendo versi di poesia atti solo ad anestetizzare le “coscienzuole” di tanti uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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